ESERCIZI DI MEMORIA

Due giorni dopo, a voler essere pessimisti, ci si immagina la cartellina (o il file) con il titolo “femminismo” o “questione femminile” che viene riposto in archivio per un po’ di tempo. Nessuno stupore, naturalmente: non è una novità che il nostro paese abbia un problema di memoria, e tenda a dimenticare rapidamente anche le emergenze. Non è una novità che, allargando appena la prospettiva, la società occidentale abbia un problema di tempo. Lo ricordava, qualche giorno fa, Javier Marias in un articolo per il New York Times ripreso e tradotto da Repubblica. Raccontava, Marias, questo aneddoto:

Qualche tempo fa il mio amico libraio Antonio Méndez, spossato dall’ inondazione di novità editoriali che gli arriva ogni giorno e che trasforma la sua professione in un perpetuo aprire casse, tirar fuori libri, collocarli e restituirli – più che leggerli, raccomandarli e venderli – mi ha detto, riferendosi al mio ultimo romanzo, uscito il 24 settembre: “Un libro uscito un mese e mezzo fa è già preistoria”.

Quel romanzo (Veneno y sombra y adios), ha 700 pagine, è il terzo volume di un’ opera che complessivamente ne conta quasi 1.600 e che ho cominciato a pubblicare cinque anni fa. Ho impiegato a scriverla sette-otto anni, e ce ne sono voluti quasi tre per il volume finale. Certamente sul commento di Méndez avrà influito la sua percezione individuale e la sua deformazione professionale: uno che riceve chili di novità ogni giorno è logico che consideri vecchia quella che gli è arrivata un mese e mezzo fa.

Dà l’ impressione che a molti terrorizzi l’ idea di avvicinarsi a qualcosa che non è rabbiosamente nuovo, come se temessero di “non vivere a tempo”. Succede con tutto, con le notizie, gli eventi, i film, la musica, i libri e gli affari. Come dissi in un articolo ormai di diversi anni fa, galleggiamo in un’ epoca in cui, paradossalmente, sembra essere presente solo quello che non lo è ancora ma è annunciato come imminente, e al contrario quello che è veramente presente, per il semplice fatto di esistere o essere avvenuto, si trasforma istantaneamente in passato.

Bene, tanto per non dimenticare di cosa stiamo parlando, o di cosa dovremmo parlare. Qui trovate qualche dettaglio sulla legge sull’uguaglianza approvata un anno fa in Spagna. Qui trovate la Roadmap europea per l’uguaglianza medesima. No comment.

Ps. In verità, la vostra eccetera ha trascorso la mattina dell’otto marzo furibonda, dopo aver letto su noto e prestigioso magazine femminile rubrica di importante pensatrice dove si rimpiangevano i bei tempi delle belle famiglie dove le donne parlavano “in cucina”.

Pps. Poi però mi sono consolata con Alina Marazzi (il film è bellissimo). E, a seguire, iniziando Kafka sulla spiaggia. So che me ne innamorerò perdutamente.

9 pensieri su “ESERCIZI DI MEMORIA

  1. “Kafka sulla spiaggia” ha, in effetti, un titolo così ammaliante che innamora da solo. Il libro – immagino, a giudicare dall’intro di Einaudi – non dovrebbe tradire la malìa del titolo. Che, mi piace segnalarlo, echeggia una famosa opera di Glass, dedicata al genio pazzo della fisica:
    http://it.wikipedia.org/wiki/Einstein_on_the_Beach
    Titolo altrettanto suadente, mi pare: è la spiaggia a fare la differenza (pensate a “Kafka sull’autobus” o “Einstein al ristorante”… non sarebbero certo la stessa cosa) come luogo-non luogo pieno di (parafrasando un piazzista di deodoranti per ambiente, che un giorno mi lasciò spiazzato con questo suo conio linguistico) pieno di … “aria ionizzata”. Intendendo per ione quella “molecola o atomo elettricamente carichi” che tanto mi fece disperare sui banchi del liceo scientifico, ma che, in senso lato, rende benissimo l’immagine del fermento e dell’elettricità che si respira sulla spiaggia – specie se non affollata – e nei libri giusti.

  2. Chissà perché noi n on più giovanissime abbiamo passato l’8 marzo incazzate? Chissà perché anche il 10 marzo sembra destinato ad avere lo spleen dopo aver letto i commenti del lib raio neworkese? Forse perché anch’io scrivo un libro ogni 8 anni e viene sepolto nelle librerie sotto valanghe di carta al massimo per 8 settimane! Laura del Martini.

  3. Siamo in un periodo di bulimia generale. Per quello che riguarda la musica, i libri, e l’arte in generale, l’imperativo sembra essere “avere tutto, subito, e il più recente possibile, meglio ancora se non è ancora uscito e possiamo avere un’anteprima”.
    Poi alla fine ci si ritrova con un sacco di file MP3 che non si è mai ascoltato, di libri che si comprano e poi si dimenticano, perchè l’importante è dire: “Oh! Hai preso l’ultimo di … Hai sentito il nuovo di …”.
    E se dici “No però ho quello prima” sembri lo sfigato che non sa stare al passo con i tempi.
    Io sono arrivato al rifiuto di questo modo isterico di fruire l’arte. Sono quasi arrivato al punto di non acquisire più musica (ne acquisivo tanta), e compro pochi libri e non per forza usciti di recente, solo quando vedo che la scorta di quelli “da leggere” si riduce poco più di un volume.

  4. cara loredana,
    anche io ho apprezzato molto il film di alina marrazzi.
    e credo – e ti sollevo la questione in tono non polemico, ma davvero amichevole – che confermi quanto anche le conquiste delle donne – non solo giuridiche, ma psicologiche, di costume, sociali – passino PER IL CORPO.
    qst è un film sulla donna, il suo corpo, la sua intimità.
    o no?

  5. Zohaira, sì, ma è un film che, pur centrandosi sul corpo, parla di molto, molto altro…Quando io polemizzo, lo faccio con quel tipo di narrazioni che l’altro lo escludono…:)

  6. mi riconosco in ciò che scrive Luca: ho davvero abbandonato da poco l’atteggiamento bulimico verso alcuni campi dell’investimento umano e sono arrivata a provare un’istintivo senso di ripulsa verso ciò che è “nuovo” (detto così appare francamente preoccupante, ma bisogna contestualizzare)
    leggo pochissimo e selezionatissimo prodotto di recente – attingo anche qui, val la pena -, ho appena finito l’opera omnia di Balzac e ora leggo la tragedia attica e Flaubert, con una lentezza a dir poco leggendaria
    sono veramente stufa di tenermi al passo coi tempi

  7. Sinceramente ci sono cose che faccio fatica a collocare, catalogare, inserire in un contesto. Sinceramente a volte ho bisogno che qualcuno mi spieghi. Allora chiedo: quello che si vede qui è una conquista? http://youporn.com/watch/16768
    Non c’è nessuna intenzione polemica nella mia domanda, semmai forse smarrimento, forse ingenuo, non lo so. Di certo so che non si tratta di un fenomeno isolato e trovarlo pubblicato in rete piuttosto che raccontato da amici mi fa pensare. Sì ma pensare a cosa?
    NB: Il filmato in questione è pornografico e potrebbe disturbare qualcuno.
    Vi ringrazio sin d’ora per qualsiasi risposta mi vogliate dare. Che ci vogliamo fare? Non sono un uomo illuminato.

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