ROMA E BOLOGNA: CAPITOZZARE, TAGLIARE, SOPIRE, TRONCARE.

Dovevo partire, e il blog doveva rimanere in pausa per una settimana, dovevo intervenire a Elba Book questa sera ma, ecco, vita e morte sono imprevedibili, e il padre di mio marito e nonno dei miei figli ha preso congedo da noi domenica mattina. Ma questo è quello che riguarda me.
Invece, torniamo a parlare di quello che riguarda tutte e tutti.
In questi giorni ho postato vari articoli, incluso il mio su L’Espresso, sull’avanzata del cemento nelle città e sul progressivo abbattimento di alberi. La tendenza maggioritaria dei commenti è di testimonianza: ovvero cittadine e cittadini da ogni parte d’Italia che raccontano cosa avviene nelle loro città. E sarebbe importante leggere questi commenti e farne tesoro.
Però ce n’è una minoritaria ma rumorosa. Persone che scrivono: bugia, Roma è ricca di verde, anzi è la più ricca di tutte. Oppure, da Bologna, qualcuna che strilla: ma insomma, non si può più fare niente! Anzi, attaccate il sindaco per altri motivi: ” ho come l’impressione che ormai sia diventato il bersaglio di tutti coloro che non riescono a concepire la loro esistenza senza il sedile di un’auto sotto il fondoschiena”. Sì, non c’entra niente ma ormai funziona così.
Dunque, Roma.
Intanto è vero che, secondo Roma Capitale, “dal novembre 2021 al febbraio 2025 sono stati messi a dimora 29.665 alberi giovani, sono stati abbattuti ben 13.281 alberi adulti, sono state rimosse 10.365 ceppaie, sono state effettuate circa 120.000 potature”.
Ecco, le potature:

“Ai sensi dell’art. 33, comma 4°, del Regolamento del Verde Pubblico e Privato e del Paesaggio Urbano di Roma Capitale (deliberazione Assemblea Capitolina n. 17 del 12 marzo 2021 e s.m.i.), “le potature devono essere eseguite a regola d’arte, secondo le più corrette ed aggiornate tecniche arboricolturali e in relazione alle specifiche esigenze del caso; devono essere realizzate nel periodo di stasi vegetativa o nel periodo di maggiore idoneità tecnico-vegetativa proprio di ciascuna specie, tenendo conto sia del microclima della zona d’impianto sia di specifici aspetti fitopatologici e nel rispetto della nidificazione dell’avifauna, escludendo di norma il periodo che va da aprile a luglio, fatti salvi gli interventi urgenti dettati da ragioni di sicurezza ed incolumità pubblica. Nei mesi di marzo e agosto, escludendo condizioni di accertata pericolosità delle piante, la potatura non può essere effettuata su alberi in cui siano presenti nidi di uccelli o tane abitate da piccoli mammiferi o che siano utilizzati come dormitorio o posatoio da specie rare o di pregio”, mentre “la pratica della capitozzatura è vietata” (art. 33, commi 4° e 5°, del Regolamento del Verde Pubblico e Privato e del Paesaggio Urbano di Roma Capitale, deliberazione Assemblea Capitolina n. 17 del 12 marzo 2021 e s.m.i.).”
E ancora:
“Inoltre, “gli alberi singoli, in gruppi o in filari, recanti un tronco di circonferenza complessiva superiore a  78,5 cm (Ø > 25 cm), misurata all’altezza di 1,30 m dal colletto, ubicati nel territorio di Roma Capitale sono considerati beni giuridici di interesse ambientale e paesaggistico”, mentre  gli alberi abbattuti per qualsiasi motivo devono essere sostituiti entro un anno (artt. 29, comma 1°, e 41 del Regolamento del Verde Pubblico e Privato e del Paesaggio Urbano di Roma Capitale (deliberazione Assemblea Capitolina n. 17 del 12 marzo 2021 e s.m.i.).”

Cosa succede ai famosi alberi giovani? Semplice, non vengono piantati bene, né curati, né si dà loro acqua. Come scriveva sul Foglio Antonio Pascale, che due cosette sugli alberi le sa:

“Bisognerebbe raggiungere una copertura alberata di almeno il trenta per cento. Solo così le città sarebbero avvolte da una piacevole frescura. Roma è al nove, Milano al sei, Napoli al tredici per cento. Quindi lo slogan “pianta più alberi” è giusto. Affinché sia credibile ed efficace, però, bisogna imparare a piantare gli alberi, dunque a programmare lo spazio urbano. Non pensare solo al giorno dopo, cioè a fare fate due foto alla scolaresca insieme al sindaco e all’assessore per i lavori pubblici che con la vanga hanno scavato la buca e piantato l’alberello. Bisogna pensare agli anni che verranno. Sapeste quanti alberi sono piantati male. Col colletto troppo sotto terra, la via privilegiata per garantire un bel marciume, o troppo sopra la terra con le radici in superficie, pronte alla disidratazione. E se si indeboliscono le radici, pensate allo stress che subisce l’intera pianta. Non basta piantare, bisogna curare, cioè progettare lo spazio a loro disposizione. Altrimenti li facciamo vivere in un metro quadro di terra, circondati dall’asfalto”.

Ah, la capitozzatura:

” Qui si apre il capitolo più tragico e per molti tecnici agrari il più straziante. Alla potatura si preferisce la capitozzatura. Vietata in teoria ma di fatto quella più usata. In pratica, gli alberi diventano pali della luce. Un obbrobrio (avrei voluto farvi vedere come pochi mesi fa hanno ridotto gli olmi di via di Donna Olimpia, a Roma). Voi dite: ma così almeno non cadono. No, al contrario, così cadono di sicuro. Cosa fa un albero senza foglie? Come la fa questa benedetta fotosintesi? Niente, deve rimettere al più presto un po’ di rami ma se non c’è il motore, cioè le foglie, dove prende energia per ricostruire il motore? Dalle radici, perché gli amidi di riserva vengono accumulati lì, dunque per ricostruire un minima superficie  fogliare le radici si indeboliscono e con loro la pianta. Questa ricaccerà rami più deboli, senza una minima forma. Pronti a cadere con il prossimo soffio di vento.  Nemmeno voglio accennare alle ferite che i potatori da strapazzo con motosega alla moda causano alla pianta. Quelle ferite sono la porta d’ingresso di malattie di ogni tipo Poi, siccome, ci piace piantare le stesse specie di alberi, finisce che la malattia invade interi filari. Piantare alberi è la speranza per le città del futuro, ma è necessario  possedere una buona cultura agronomica, urbanistica e architettonica. Visto lo stato dell’arte di queste discipline, mi sa che piantare alberi rischia di diventare pericoloso”.

Insomma, a fronte degli alberelli piantati, si sono tagliati o capitozzati malissimo parecchi altri. Che significa? Che a Roma si va avanti come si può, per fare appunto la foto col sindaco o l’assessore, e non è vero affatto che il verde aumenta. Aumenta formalmente, nei fatti diminuisce.

Bologna, dunque, tanto per fermarci a due città, perché sto ricevendo parecchie segnalazioni da tutta Italia.
Tanto per cominciare, domani c’è un’iniziativa da seguire. Alle 17 ci sarà un flashmob in piazza dell’Unità. E perché mai? Cedo la parola:
“Vogliono abbattere gli alberi di Piazza dell’Unità.
Sono maestosi, bellissimi, regalano ombra e ossigeno, ospitano vita, sono lì da tantissimi anni, ma per chi ha progettato questa linea del tram non sono niente, sono solo un intralcio.
Nelle nostre città si soffoca nel cemento e nell’asfalto rovente, eppure si fa finta di niente, e si buttano giù gli alberi!”
Ce ne sarà un’altra venerdì 18 luglio, il titolo è «Hands Off San Leo!» e ci si vede alle 18 in via Andreatta 3, per un attacco psichico (è una forma di azione collettiva, pacifica e simbolica). Motivo: il giardino San Leonardo, amato e curato da residenti e comitati, entra nelle mire della Johns Hopkins University, che chiede di espandere la propria caffetteria verso il giardino medesimo promettendo di “rigenerarlo”. In luogo di diversi alberi, arriveranno “gradini, sedute, rampe e gradoni”. E no, non è vero come la signora che strilla sulla mia bacheca ha scritto, che tanto il giardino è indecoroso e incolto, definizioni che aprono la strada al famoso intervento per ripristinare “il decoro”. Tutte le ragioni sono spiegate qui. Il volantino è qui.
Se proprio vogliamo sapere cosa si fa di bello all’Università Johns Hopkins, qui c’è un articolo dell’Hopkins Justice Collective, che da oltre un anno porta avanti le proteste nel campus di Baltimora. Software per i caccia F-35, sistemi di difesa missilistica, eccetera.

Per farla corta, non è che occuparsi degli alberi significa essere noiosi passatisti o addirittura complottisti anti-sindaci. Significa provare a salvare le nostre città, e noi stessi, e i nostri figli e figlie.
Se poi si preferisce continuare così perché la politica ha lo sguardo sempre più corto e l’unico futuro che concepisce è quello della prossima scadenza elettorale, strillate pure. Ma Saramago avrebbe un paio di cosette da dire sulla cecità.

3 pensieri su “ROMA E BOLOGNA: CAPITOZZARE, TAGLIARE, SOPIRE, TRONCARE.

    1. Esatto!!!! Fare le cose giuste da MANI E TESTE esperte!!!! Non ci si può improvvisare!!! Chi ama il verde (ma a dire il vero chi ama vivere in salute) dovrebbe saperlo!!! Quindi i sindaci o chi per essi se devono intervenire sul verde devono avere la competenza e il BUON SENSO !!!! Poi se si spendono due soldi per il verde pubblico è un atto di amore per chi ci vive e per le generazioni future!
      Grazie

  1. Carissima Loredana, da quanto tempo non giri per Macerata? Ti consiglio un giretto nei quartieri di Fontescodella e Collevario, zona passaggio a livello di via Roma… Pensa che persino nel mio condominio volevano radere al suolo una piccola zona verde con dei begli alberi “per prevenire danni a terzi” e farci un parcheggio interno. In un condominio che ha due garage per appartamento + una terrazza adibita già a parcheggio!! A questo siamo.

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