Cos’è una rivoluzione pacifica? E’ quella che passa anche per le parole. Le parole di Shere Hite hanno cambiato molte cose nella storia delle donne, e non solo, da quando, a 34 anni, pubblicò Il rapporto Hite – uno studio sulla sessualità femminile,  oltre 500 pagine con interviste a 3.500 donne, tradotto in una quindicina di lingue e che vendette 50 milioni di copie. Di cosa si parlava? Di sesso, contraccezione, gravidanza, aborto, masturbazione, lesbismo, menopausa, igiene intima. Cose, oggi, normali. Non nel 1976, non negli Stati Uniti.
Hite venne insultata, minacciata di morte, aggredita.  Dai giornali e non solo. In particolare, Playboy ribattezzò il suo rapporto «The Hate Report» («Il rapporto dell’odio»). Al punto che Hite decise di lasciare gli Stati Uniti, rinunciando alla cittadinanza americana, per trasferirsi in Germania.
Hite era femminista. Lo divenne, si racconta, dopo aver partecipato a una campagna pubblicitaria americana per la macchina da scrivere Olivetti. Tra le frasi del claim: “She may  be prettier than other typists, but she’s not necessarily brainier.” 
Funzionava così. Da qualche parte, dentro alcuni pensieri, funziona ancora così.