CACCIA ALLE STREGHE: UNA VECCHIA STORIA

“Signora Albanese, lei è una strega. Questo rapporto è un’altra pagina del suo libro degli incantesimi. Ogni accusa è un incantesimo che non funziona, perché lei è una strega fallita”.
(il rappresentante dello Stato di Israele, Danny Danon, alla presentazione all’Onu del rapporto di Francesca Albanese “Genocidio a Gaza: un crimine collettivo”)

Sapendo che è inutile, sarebbe interessante che il signor Danon leggesse Carlo Ginzburg. In particolare, I Benandanti, stregoneria e culti agrari tra Cinquecento e Seicento e Storia Notturna. Una decifrazione del Sabba. Dove si dimostra che i cacciatori di streghe vivevano nella stessa eresia che condannavano.
(Libri che consiglierei, nel nostro piccolissimo, anche a Simone Pillon, che otto anni fa presentò un’interrogazione parlamentare contro la stregoneria nelle scuole).
Sapendo che è inutile, sarebbe interessante che il signor Danon leggesse due testi di Silvia Federici. Intanto, Calibano e la strega di Silvia Federici:

“Con la barbarie dei roghi, con l’instaurazione di un vero e proprio regime del terrore, si sono erette attorno ai corpi delle donne barriere più impenetrabili di quelle che negli stessi anni recingevano le terre comunali. La caccia alle streghe […ha] distrutto i metodi che le donne possedevano per controllare la procreazione, denunciandoli come strumenti diabolici e istituzionalizzando il controllo dello stato sul corpo femminile, condizione necessaria del suo assoggettamento alla riproduzione della forza-lavoro”.

E, sempre di Federici, Caccia alle streghe, guerra alle donne:

“La strega fu la comunista e la terrorista della sua epoca — un’epoca che necessitava di una spinta ‘civilizzatrice’ per produrre una nuova ‘soggettività’ funzionale alla disciplina del lavoro capitalista… La posta in gioco era distruggere non solo i corpi delle streghe, ma un intero universo di relazioni che erano alla base del potere sociale delle donne, nonché un vasto patrimonio di conoscenze trasmesse di madre in figlia attraverso le generazioni.” (…) ““stiamo assistendo a un’escalation di violenza contro le donne… perché la ‘globalizzazione’ è un processo di ricolonizzazione politica il cui scopo è fornire al Capitale un controllo incontestato sulle ricchezze naturali del mondo e sul lavoro umano, e questo obiettivo non può essere ottenuto senza attaccare le donne, che sono direttamente responsabili della riproduzione della loro comunità […] Non importa chi siano gli esecutori materiali: solo gli Stati e le potenti agenzie internazionali possono dare il via libera a una tale devastazione garantendo che i colpevoli non vengano mai esposti alla giustizia.”

Certo, non serve, perché anche se codesto signore leggesse, non avrebbe alcuna voglia di capire. Bollare una donna come strega dà la misura della persona e della politica che rappresenta. E i risultati di quella politica sono in questo post di Paola Caridi, di cui riporto le parole finali:

“Chi grida alla libertà di espressione, alla libertà tout-court deve – cioè, è suo preciso dovere – riconoscere che quello che succede a Gaza è talmente oltre la nostra misura di accettazione da configurarsi come il nostro genocidio. Nostro tanto quanto israeliano. Lo stiamo compiendo noi, perché non abbiamo fatto niente per fermarlo e le modalità con le quali stiamo intervenendo si configurano come un tentativo di derubricarlo, nasconderlo sotto il tappeto. Dimenticarlo, in una parola. E invece tutto ciò di cui parliamo, discettiamo, discutiamo in Italia non ha più alcuna rilevanza se non pone Gaza al cuore, e non solo al centro. Al cuore del nostro modo di abitare il mondo.”

Non abbiamo molto altro, noi che viviamo di parole, se non le parole stesse. Ma almeno usiamole. Come ha fatto ieri Arundhati Roy, come dovremmo fare tutti. Anche insorgendo chi osa ancora usare la parola “strega”.

 

 

3 pensieri su “CACCIA ALLE STREGHE: UNA VECCHIA STORIA

  1. L”uso di quel termine, strega, verso Francesca Albanese, è terribile e nello stesso tempi indicativo di un periodo, di una mentalità. Siamo forse alla terza caccia alle streghe, dopo i roghi e il meccanismo? Oggi l etichetta è pro pal. E poi Albanese è una donna. Quanto infastidisce una donna coraggiosa, competente, che non ha alcuna intenzione di stare al suo posto? Additandola come strega Danon si è rivelato come inquisitore

  2. La reazione giusta sarebbe dichiararci tutte “Streghe” e riappropriarci della libertà, del non conformismo, della sapienza di quelle donne che ‘ non stavano al loro posto’

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