ALLONTANATI, TORNA PERO’: LE AREE INTERNE, CASTELLI&ROCCELLA, LE ALTRE POSSIBILITA’.

Mentre leggete, è in corso di svolgimento al Senato un nuovo convegno che si intitola “La ricostruzione demografica. L’Appennino centrale tra spopolamento e rilancio post sisma”. L’iniziativa è di Guido Castelli, commissario alla ricostruzione. Le conclusioni sono affidate alla ministra per la famiglia Eugenia Roccella.
Ora, il pregiudizio non andrebbe mai applicato: non bisognerebbe dunque pensare che il commissario Castelli (Fratelli d’Italia), già sindaco di Ascoli nonché consigliere alla Regione Marche, è colui che ha finanziato con un centinaio di migliaia di euro un libro, I cammini della rinascita, ovvero una guida al turismo sostenibile nelle zone colpite dal sisma del 2016. Siamo giusti: gli euro sono 94.000, e sono stanziati per decreto  per tirare cinquemila copie di un volume curato dalla giornalista di viaggi Chiara Giacobelli e stampato da Giunti. Mentre nelle aree interne ancora svettano gru sopra case in briciole, ma questi sono dettagli. Non bisogna neanche pensare che Castelli è stato figura di punta della campagna elettorale di Fratelli d’Italia a cui si tributano cittadinanza onorarie (San Severino Marche) e a cui è stato attribuito  il Premio Sibilla. Con la “i” semplice. Nè che quest’estate ad Ascoli, è stato assegnato il premio Sibylla, con la “y”, alla ministra  Roccella. La differenza sta qui: il primo è voluto dall’Unione Montana dei Monti Azzurri che “promuove le eccellenze del territorio”. Il secondo si deve al Festival dell’aria/ControVento diretto dal poeta Davide Rondoni, già nominato direttore del museo della fotografia di Biella, e viene assegnato a “ una personalità capace di rappresentare, con il proprio impegno culturale e sociale, la forza e la visione che richiamano il mito della Sibilla”.
Proprio Rondoni, ma appunto a questo non bisogna pensare, appare fra i relatori in qualità di Presidente del Comitato nazionale per l’ottavo centenario della morte di San Francesco, insieme a svariate altre personalità di fondazioni e istituti di ricerca. Pare che sia previsto “uno spazio di confronto con i Sindaci del cratere sisma 2016”.
Di certo, in barba ai pregiudizi di cui sopra, sarà un convegno di grande interesse, anche se quel termine, “ricostruzione demografica”, è appunto sibillino. Che significa? Che gli abitanti delle aree interne saranno invitati a figliare di più? E come, di grazia, potrebbero farlo in territori dove si sottraggono servizi invece di aumentarli?
Giusto quest’estate il Presidente dell’Unione Nazionale Comuni Montani, Marco Bussone, parlava di desertificazione bancaria, ovvero della chiusura degli sportelli, sempre in nome della crisi demografica e dei servizi digitali, nei territori: e chi scrive sa cosa significa quando in un paese viene tolto anche il bancomat, e bisogna necessariamente avere qualcuno munito di automobile che ti porti qualche chilometro più in là. Un discorso analogo si può fare, e si dovrebbe fare, per uffici postali e soprattutto ospedali, ma per ora sorvoliamo. Non bisognerebbe sorvolare, invece, sul Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne 2021-2027 (PSNAI), che all’Obiettivo 4 parla apertamente di “accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile” per le aree interne troppo piccole, “con basse prospettive di sviluppo economico e deboli condizioni di attrattività”. Dunque? Dunque si studia “un piano mirato che le possa assistere in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento in modo da renderlo socialmente dignitoso per chi ancora vi abita”.
In verità un paio di righe, in vista delle elezioni di settembre, sono state cancellate, ma il senso  resta.
Dunque, chissà che non si parli di questo nel convegno al Senato. Chissà che non si parli di cultura: quella che dovrebbe arrivare nei territori che non vengono toccati dal turismo di massa, che viene allegramente indirizzato verso la costa, che offre divertimenti mordi, fuggi e paga tantissimo. Chissà se l’idea di rinascita del commissario non sia quella di investire centomila euro in un libro, ma dirottarli su iniziative che nascano dai territori e che non li considerino sono una cornice per farsi belli, o un serbatoio elettorale.
Nel mio piccolissimo, sabato sarò a Castel del Giudice, in Molise, soprattutto per ascoltare. In primis una persona luminosa e seria come Letizia Bindi, l’antropologa che dirige il Centro di ricerca interdipartimentale BIOCULT dell’Università degli Studi del Molise, o Domenico Cersosimo, che presiede l’Associazione Riabitare l’Italia, e vecchi compagni di via come Chiara Caporicci e Alessandro Gioia “Chiappanuvoli”, e le altre e gli altri che trovate qui.
E, no, parlare di territorio non è nostalgia, non è l'”allontanati, torna però” del poeta norbert c.kaser (in minuscolo, come desiderava): è una possibilità concreta di vita e di intelligenza e, mannaggia a voi, persino di sviluppo, ma non nel senso di cui discettano compunti fondazioni e istituti e industriali. Sviluppo in un altro senso. Idee. Bellezza. Resistenza.

 

 

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