DUE CONGEDI

Due congedi, due persone che mi sono care che lasciano i luoghi dove hanno agito.
La prima è Concita De Gregorio, che fra pochi giorni non sarà più alla guida de L’Unità. Un grazie, per quanto ha fatto in questi tre anni (per le donne, per questo paese, per dare uno scossone alla velenosa apatia in cui siamo immersi) è poco. Sono orgogliosa di conoscerla, e mi auguro che, dovunque andrà, potrà continuare al meglio il suo lavoro. Per salutarla, scelgo le parole scritte per lei da Bruno Tognolini, che su L’Unità aveva una rubrica. Eccole di seguito.
Capitana, se con questa spada
Da anni porto in giro le mie storie e le mie rime “per bambini” in festival, corsi, incontri con genitori e insegnanti, e cento altre occasioni di dialogo con gli adulti d’Italia. E da anni vedo occhi luccicare, orecchie rizzarsi, persone emergere dall’ombra e farsi presenti. Un poeta per bambini è “poeta per”. Scrive per qualcuno, non per la poesia, e questo qualcuno, grande o piccolo che sia, se si sente interpellato da parole che lo guardano negli occhi risponde: eccomi.
Concita De Gregorio, nel marzo dell’anno scorso, ha sentito nelle mie rime per bambini questo “per” che era più forte dei “bambini”, e mi ha chiamato a pubblicarle, un giorno sì e due no, nella pagina tre de l’Unità, per i suoi lettori adulti d’Italia, per tutti.
Lo ha sentito perché è mamma, si affretterà a dire qualcuno, per rimetter gli uccelli fuggiaschi nelle gabbbiette; o ancora, perché è donna, altra bella gabbietta d’oro: ma fuori delle gabbie, ne sono certo, lo ha sentito perché ha orecchie per le voci raminghe d’Italia che parlano agli altri: non ai target, alle categorie, agli elettorati, ma alle persone, a tutti e a ciascuno. E lo ha sentito – questo lo voglio aggiungere perché faccio il mestiere, e tengo a cuore la sua maestria – perché lei è maestra collega dell’amata lingua. Concita e Gregorio scrive bene, e chi scrive davvero bene legge meglio.
Come me, come molti del mio mondo, Concita ha capito una cosa. Che gli adulti, “con la scusa dei bambini”, si concedono belle deroghe fiorite alla legge del disincanto, della scaltrezza, della sapienza sagace e fallace dei grandi; si riappropriano – alcuni, ahi loro, per quel momento solo – di interi acri d’anima perduti. Con la scusa dei cani per strada facciamo amicizia con chi, senza cani, non guarderemmo in faccia. Con la scusa di una sciarpa da tifoso ci scambiamo segni d’intesa. Con la scusa dei passeggini ci sorridiamo. Il fatto è che non ne possiamo più, semplicemente, del Codice Unico degli adulti disincantati, sgamati, scafati, e non cerchiamo altro che un varco, una crepa per scappare da questa Alcatràz.
Ma non è mille volte più puerile fare qualcosa che si desidera, di cui si ha bisogno, con la ridicola foglia di fico di una scusa? Di un cane, di un passeggino? Un vero adulto ha bisogno di questo?
I sedicenti adulti omozigoti, adulti e basta; gli sgamati scafati realistici, i disincantati; quelli che chiamano gli altri “anime belle” (mi ha sempre incuriosito la locuzione: loro dunque cosa sono, “anime brutte”?): costoro non sanno che esiste un giardino per veri adulti, che non si trastullano più con quelle scuse; un posto dell’anima e del pensiero che si chiama Consapevole Incanto. Dove il sogno, come dice in un magnifico librino Gabriella Caramore, è una mera potenza di realtà. Consapevole come un vecchio e incantevole come un bambino, colomba e serpente, frutto e fiore, umano maturo: adulto.
Concita De Gregorio in questo giornale ha ospitato poeti, musicisti, narratori, fabulatori del teatro. Perché lei stessa parlava e ha saputo ascoltare questa nostra lingua adulta, quella dei portatori di Consapevole Incanto, cioè di sogno nella realtà.
Non so se sia per questo che ora parte.
E non voglio parlarne, anche se mi amareggia: dell’amarezza che ha già detto con parole perfette Mila Spicola, su questo giornale. Voglio guardare avanti, da subito, da ora. E cosa vedo?
Vedo che le storie esistono, per nostra fortuna. Lo garantisco, ci lavoro da trent’anni, da mille e ottantotto poesie e mille e settecento puntate di Melevisione. Le storie accadono, e anzi niente accade, ormai è appurato, se non sappiamo narrarlo in una storia. E allora io che le storie le scrivo e le vivo, ho scritto a Concita in partenza coi toni della storia giusta, con le parole di un bel ciclo arturiano. Con un sorriso ironico di consapevolezza e gagliardo di incanto, le ho scritto così.
Capitana, se con questa spada o questa penna io posso ancora servirti, non appena avrai pronta un’altra nave, non hai che da chiamare, e io prenderò armi, rime e bagagli, e partirò da dove sono e verrò con te. E credo proprio che non sarò il solo.
Bruno Tognolini
Ps. C’è il secondo congedo di cui parlavo . Uno scrittore che è intervenuto anche nel commentarium, e che è uno dei migliori autori di fantastico italiani, ha chiuso il blog, cancellando tutti i post. E’ GL D’Andrea. E’ stato costretto a farlo da un’ignobile campagna di annichilimento dell’avversario durata mesi, e ancora perdurante. Stesso sistema di certe trasmissioni televisive: con la scusante della satira, aggressione e infamia (fino alla creazione di pagine Internet razziste e omofobe). Chi ha provato, come Lara Manni in questo post, a ragionare sul meccanismo che porta a questa situazione, è stato minacciato di querela (esattamente come certe trasmissioni televisive nei confronti di certe giornaliste di Newsweek). L’augurio è che anche per Internet le cose comincino a cambiare, e che la riproposizione di meccanismi di isolamento e di incitamento all’odio mutuata dal piccolo schermo, infine, abbia termine. Forse.

116 pensieri su “DUE CONGEDI

  1. Vedo che Diana ha postato pirma di me, ero venuta per scrivere appunto che ho preso atto che il messaggio era inteso come in tono generale. Mi scuso per non essermene accorta nel fervore del momento e averlo incluso in un elenco di messaggi intesi come aggressivi e in parte offensivi.

  2. Signor Mikecas, ultima risposta e chiudo. L’ho smoderata solo e unicamente affinchè ci si renda conto del livello a cui siamo. Minacce, ancora una volta, e insulti.Se il livello della letteratura fantastica deve essere stabilito da un branco di livorosi, le assicuro che non andrà da nessuna parte. E adesso, minacce o meno, insulti o meno, sputtanamenti in vari blog o meno, lei resta moderato. A non risentirci.

  3. Dai thread che ho letto posso dire che contro D’Andrea si è mossa una ferocia inaudita, che non ha niente a che vedere con la satira: la pagina di nonenciclopedia è una volgarità fine a sé stessa. Possono piacere o no i libri di D’Andrea, si può scrivere una stroncatura, anche due; ma direi che si è andati ampiamente oltre, non c’è difatti accenno critico alcuno in quello che ho letto. Io per primo sono per la Letteratura, stronco e quando stronco lo faccio senza mezzi termini: ma morta lì, scrivo la mia stroncatura, il perché a mio avviso il libro non funziona, mi permetto anche di fare dell’ironia, ma fino a un certo punto. Posso dire che ad esempio che “Manituana” non mi è piaciuto etc. etc.; ma in quanto critico non posso dire che “Q” o “54” non siano dei buoni libri, e nel caso di “Q” dico che è alta Letteratura. Per farla breve, il critico non puo’ andare per simpatie e antipatie, deve essere invece coerente con la sua linea di pensiero il che implica una onestà di fondo. Il critico non è infallibile, tutti prendiamo delle cantonate, anche Umberto Eco ha preso una cantonata madornale dicendo di Aleksandr Solženicyn per il suo Capolavoro “Arcipelago Gulag” è poi solo un “Dostoevskij da strapazzo”; e Moravia lo attaccò in maniera ancora più pesante definendolo un “nazionalista della più bell’acqua”. Non sono per niente d’accordo con Eco né con Moravia. Ma né Eco né Moravia hanno giocato al massacro contro Solženicyn: hanno espresso un loro giudizio, anche severissimo, e morta lì.
    A D’Andrea, se mi posso permettere, consiglio solo di non mollare. Di non darla vinta a quelli che gli vogliono male.

  4. Quanto è successo deve far riflettere su come ogni azione porta delle conseguenze, non è mai fine a se stessa, influenza ogni individuo. E il sistema che perdura da anni, l’esempio che hanno dato molti politici (e non solo) con metodi denigratori, pieni di disprezzo e irrisione per regole e rispetto, ha portato tutto questo: un mondo che si crede essere il migliore possibile, ma che invece è solo caos capace di distruggere e di non costruire nulla.

  5. Posto qui lo stesso commento lasciato dalla Manni.
    Tutto bellissimo. Nel frattempo però la persona di Lara Manni è sotto attacco, sul blog di Baionette Librarie, in questi termini: “Lara Manni, grazie al perenne vittimismo e alle menzogne che usa per confondere la gente (chi potrebbe mai immaginare che una persona che si finge così pacifica/gentile sia una serpe simile?), fa dimenticare che usava gli stessi mezzi di cui accusa gli altri.” E il resto è tutto un falsa, malafede, insensata. Il resto qui:
    http://www.steamfantasy.it/blog/2011/06/21/qualcosa-su-cui-riflettere/
    Immagino che fra poco arriveranno le stroncature dei suoi libri e magari una bella pagina di Nonciclopedia.
    Tutto questo per aver scritto un post.
    E tutto questo grazie anche a chi ha commentato, si è tolto la soddisfazione di dire quello che pensava e poi ha lasciato Lara Manni nella cacca. Perchè la caccia alle streghe, adesso, è su di lei. e la sua persona e il suo lavoro e tutto quello che di buono e bello ha fatto per la rete (inclusa un’iniziativa bellissima come Autori per il Giappone (per chi non conoscesse: http://www.autoriperilgiappone.eu/) sta andando a puttane.
    Per un post.
    Io sono incazzata anche con i commentatori del suo blog che hanno lasciato la pisciatina e se ne sono tornati a farsi i cazzi propri. Tanto il culo e il nome non è mica il loro, vero?
    Internet, sto scoprendo, mi fa letteralmente schifo.
    Internet, in questi termini, distrugge le persone.

  6. “Ma che gente di merda!” Parole sacrosante.
    Le dice la Santanchessa all’amichetto of the heart, Flavio. E parlano di Emilio che si fotte i soldi di Lele. I soldi di chi?
    Ma che gente di merda! Davvero. Proprio. Non mi dire. Ok, ci sentiamo. Ciao amore.
    “Ma chissà come cazzo ha fatto a metterla lì?” Parole sacrosante.
    Le dice Flavio a Bisi, il tirafili della P44 magnum, e si riferisce alla Daniela e allo zio silvio che l’ha fatta sottosegretaria.
    “Guarda, io sono sempre il tuo migliore amico.” Parole sacrosante. Che bella l’amicizia. E quanto importante.
    Le dice sempre Flavio. A Emilio.
    E così Flavietto incula Daniela che incula Emilio che incula Lele che lo prende nel culo da tutti, ma forse sta per incularli tutti, e tutti danno il culo a Bisi, e Risi, che incula la rossa e fascistissima e mignottissima Michela, mentre Stella no, è tanto carina, ma poi inculiamo anche lei.
    Ma che gente di merda !
    Parole sacrosante.
    Avete capito, fiammeggianti commentatori di forum e blog? Avete inteso, implacabili segugi delle vite schifose di infami scrittori?
    E’ l’amichetto con cui oggi vi date di gomito, e vi fate le ghigne, e tirate giù le dieci righe di diffamazione gratuita. Proprio lui.
    Quello che vi incula.
    Domani.
    L.

  7. Ho simpatia per la delusione dei lettori, in questo caso di fantasy, nei confronti di tante opere che considerano di bassa qualità. Comprendo la loro voglia di controbattere, coi mezzi low cost a disposizione, a quella che gli appare una presa in giro delle grandi case editrici. Ma quando certi tifosi per criticare la squadra che va male tirano i fumogeni contro un giocatore, espongono striscioni di insulti, o si mettono a spaccare tutto, è molto difficile credere che quello che gli sta a cuore è veramente il buon calcio…
    Comunque io se avessi tanta passione e conoscenza della letteratura fantastica quanta ne hanno loro, tanto tempo ed energia, e la convinzione che ci sia un mercato per il buon fantasy lasciato orfano dalle CE italiane, quasi mi verrebbe la tentazione di fondare una piccola casa editrice dedicata…

  8. Salve a Tutti!
    Volevo semplicemente esprimere la mia gratitudine nei confronti della dott.ssa De Gregorio per l’incarico egregiamente svolto alla direzione de L’Unità. Credo sicuramente che con la stessa grinta e bravura continuerà da qualche altra parte le sue e nostre “battaglie”. Inoltre mi unisco alla solidarietà per il sig. D’Andrea.

  9. Trovo molto scorretto citare e attaccare forum e blog, senza pero’ dare ai tenutari del forum e del blog in questione la possibilita’ d’intervenire per spiegare le proprie ragioni. E tutto questo a prescindere del casus belli.
    Cosi’ facendo francamente mina di molto la credibilita’ delle sue posizioni, anche di fronte a persone che, come me, hanno gia’ tranquillamente espresso solidarieta’ a GL indipendentemente da CHI fossero gli anonimi che lo hanno attaccato. E l’ho fatto pur avendo avuto con l’autore in questione numerosi alterchi su vari blog letterari in passato.
    Mi pare che lei, agendo in questo modo, stia ottenendo l’effetto opposto a quello che desiderava ottenere. Ma e’ solo una mia opinione, ci mancherebbe.

  10. Francamente, tutta questa polemica perchè G.L. D’Andrea se ne va mi pare proprio fuori luogo. Non è morto, continuerà a pubblicare. Se ha deciso di chiudere il blog sono solo cavoli suoi, cavoli di una persona che non è in grado di gestire Internet, che comporta dei lati positivi e dei lati negativi, d’altra parte molto enfatizzati dal pessimo carattere dell’autore. Pessimo carattere che è stato evidenziato dalla discussione con Knight, da cui peraltro mi sono sentita anche offesa-non risponde a delle critiche in base al fatto che l’interlocutore è più giovane di lui? è aggressivo? Fa errori di ortografia?! Scusate, ma a una persona che spende 17 euro per un tuo lavoro, dopo essere stata trattata così girano. E noto che non si tiene in conto di questo comportamento. Inoltre, G.L. D’Andrea è più che attaccabile per il suo lavoro da scrittore (vedi recensione di gamberetta).
    Poi, la pagina di Nonciclopedia è assolutamente di cattivo gusto, questo sì, ma è così per tre quarti delle pagine di Nonciclopedia, quindi non capisco perchè tirarla fuori ora, quando è in rete probabilmente da un bel pezzo.
    Lara Manni ha fatto bene a tutelare la sua identità anche contro lo stupido che ha scritto quei commenti a suo nome, mi pare che però da dare la colpa a un idiota che non sa che fare il pomeriggio a darla a tutto un forum, che sarà anche un forum alquanto discutibile, per carità, però è composto da decine e decine di persone che con questa faccenda non c’entrano niente, ecco, mi pare che un pò ce ne corra(in particolare, nei primi commenti in cui si è data della troia da sola: poteva benissimo evitarselo, grazie.).
    Specifico che prima di questa faccenda non avevo mai sentito parlare di Massacri Fantasy e avevo letto un paio di post di G.L. D’Andrea (che peraltro non mi erano piaciuti ma vabbè, questo non c’entra nulla) quindi sono “vergine” di fatti precedenti.

  11. Gentile Bonnie. E’ interessante la sua riflessione a proposito di “una persona che non è in grado di gestire Internet”. Io penso, al contrario, che Internet sia una possibilità democratica, non un luogo che seleziona la specie più adatta, a dire la verità. Perchè sarebbe molto inquietante se fosse come dice lei, almeno nella mia umile opinione.
    Quanto al carattere dello scrittore, la ringrazio perchè mi dà l’opportunità per riprendere un vecchio discorso di diversi post fa: mi sembra che agli scrittori si stia chiedendo di essere persone di spettacolo. Devono essere spesso gradevoli di aspetto, piacevoli di modi, in grado di saper compiacere il proprio pubblico, di stare alla battuta, al “mi hai truffato, rivoglio i miei soldi”. Se non lo fanno, sono “inadatti”.
    Personalmente – è solo una mia opinione – un rapporto di questo tipo non mi convince. So che non sarà dello stesso parere, un caro saluto.

  12. Gentile Lipperini,
    tutto il contrario:agli scrittori non si chiede affatto di essere persone di spettacolo, per l’amor di Dio. A me che G.L. D’Andrea sia figo o meno (mi passi il termine) non m’importa un fico secco. Si parla di gentilezza verso gli acquirenti, in quanto persone, in quanto (se non sbaglio)coloro che permettono a un autore di pubblicare (o improvvisamente non è più necessario avere dei lettori per pubblicare??). Questo contesto a D’Andrea: di non avere neache il rispetto di usare della gentilezza o della cortesia (che peraltro possono essere utilizzate controvoglia, per carità eh) nei confronti di chi si è seduto con il suo libro in mano, spendendo il suo tempo e i suoi soldi per la sua opera. Ha per caso risposto a Gamberetta?
    Quanto alla libertà di Internet: Internet rispecchia il mondo IMHO. è creato da essere umani e da loro gestito. G.L. D’Andrea poteva benissimo continuare a postare, magari moderando i commenti, come vedo che fa anche Lei, magari decidendo addirittura di vietarli del tutto (a meno che sua specifica intenzione non fosse il dialogo con i lettori e a questo punto rimando a quanto ho scritto sopra). Non è che G.L. D’Andrea sia l’unico ad avere delle critiche (anche magari pesanti). La grande “possibilità democatica” fa si che tutti siano criticati!
    Credo anch’io che non sarà del mio stesso parere e credo che tali rimarrano inconciliabili. Un altrettanto caro saluto.

  13. Bonnie, molto vero (sull’inconciliabilità): mi lasci comunque completare il mio pensiero, per quel che può servire. Sinceramente, io non credo che uno scrittore sia nell’obbligo di rispondere sempre ai propri lettori. I lettori, certo, sono quel che di più importante c’è, per chi scrive. Ma se qualcuno venisse a dirmi che bisognerebbe pestarmi le mani mentre sono appesa al balcone o colpirmi con una sedia per come ho scritto i miei libri, non mi sentirei in obbligo di dialogare. Le assicuro che preferisco di molto uno scrittore ruvido a uno scrittore che approfitta di ogni situazione e si intrufola anche negli spiragli delle polemiche pur di compiacere chi legge e vendere mezza copia in più.
    Massimo rispetto, da entrambe le parti, e allora si ragiona, si dialoga, si costruisce: gli esempi non mancano, nella direzione opposta, nel panorama letterario della rete. Nè mancano i lettori che non si limitano affatto a dire “capolavoro”, ma si impegnano in una discussione seria e non malevola con l’autore. Quanto hanno fatto negli anni i Wu Ming, per esempio. Che con i lettori dialogano, eccome: ma nel reciproco rispetto, appunto.
    Quello che invece noto, soprattutto in alcuni blog che si occupano di fantastico, è che si chiede allo scrittore di essere sempre e comunque concorde con il lettore (anche quando pretende che si uniformi allo stile che quest’ultimo desidera, per esempio), di non prendersela mai per le critiche in qualunque forma vengano espresse e, insomma, di diventare un puntaspilli, non un interlocutore. Se si arriva a sostenere, come è stato fatto in queste ore, che chi è troppo sensibile non deve pubblicare, siamo davvero su una china pericolosa. E chi ci perde, mi creda, non sono gli scrittori: sono proprio i lettori.

  14. Senza la pretesa di aggiungere nulla a una discussione che si protrae ormai da giorni qui e, a quanto capisco e adocchio, anche su altri blog, vorrei provare a dire una cosa “da scrittore”.
    Per una persona che cerchi di fare questo mestiere al meglio delle proprie possibilità un romanzo è frutto di duro lavoro. In quelle pagine ci sono tempo di vita, energie, battaglie con se stessi, risoluzioni più o meno riuscite di problemi d’intreccio e stilistici, etc. etc. Il risultato agli occhi di qualcuno può essere senz’altro scadente, questo è pacifico. E costui/costei può anche premurarsi di farlo notare nelle sedi che ritiene opportune. Uno può perfino decidere di intraprendere una crociata personale contro il cattivo noir, o il cattivo fantasy, o la cattiva fantascienza, segnalando le mancanze di ciò che viene pubblicato, convinto di fare un buon servizio ai lettori e alla letteratura. Bene. Ma dovrà mettere in conto una cosa, se non è del tutto uno sprovveduto, e cioè (altri l’hanno già fatto notare in questa sede) che ciò che si dice e si scrive ha delle conseguenze. Se si decide di demolire punto per punto il romanzo di un autore, per quanto legittimo questo possa essere, significa dire all’autore medesimo che tutto quel tempo, quelle energie, quell’impegno, sono stati spesi invano, o che addirittura hanno prodotto un oggetto narrativo “truffa” per i lettori. E’ una conclusione pesante, che non tutti magari sono disposti ad accettare a cuor sereno. Per capire cosa intendo dire basta che uno faccia l’esperimento con l’attività che gli sta più a cuore (mestiere, studio, o libera passione che sia): immaginare che qualcuno smonti il frutto del nostro impegno fino a farlo passare per una robetta inutile, goffa e meschina. La reazione sarebbe senz’altro commisurata al carattere di ognuno di noi, ma dubito che qualcuno la prenderebbe bene. Ecco perché può capitare che uno si incazzi, o che risponda male. Secondo me – parere personalissimo, s’intende – c’è poi poco da lamentarsi se il cane a cui si fanno pedissequamente le pulci a un certo punto si mette a ringhiare. Ci sta eccome.
    Detto questo, si potrebbe poi discutere a lungo su quanto sia utile l’ars demolitoria, magari svolta con un certo quale tono ironico-umoristico-sfottitorio, e capace di sollevare canee di tifosi che fanno a gara a chi le suona di più allo scribacchino dall’alto della propria tastiera, senza mai un redde rationem.
    Su questo terreno però non mi interessa avventurarmi, ché mi pare se ne sia già discusso a lungo. Mi limito quindi a una citazione (che, per altro, credo calzi anche a contesti diversi e al contempo simili a quello qui considerato):
    “Mille scherzi indecenti e magari blasfemi, non sono d’aiuto per la dannazione d’un uomo tanto quanto la sua scoperta che quasi ogni cosa che desidera fare può farsi, non soltanto senza la disapprovazione, ma con l’ammirazione dei suoi simili, se soltanto si riesce a farla in modo che la si tratti come uno scherzo. Codesta tentazione può rimanere quasi totalmente celata al tuo paziente per mezzo della serietà inglese intorno all’umorismo. Qualsiasi dubbio che ve ne possa essere tropo può essergli presentata come ‘puritana’ o come una prova di ‘mancanza di umorismo’”.
    C.S. Lewis – The Screwtapes Letters, 1942.

  15. Wu Ming 4 (quattro), ti risponderei volentieri, ma già so che il commento verrebbe moderato. Pertanto ti auguro tante buone cose. Secondo me scrivi benissimo!!!1!!11!1! Hai tutta la mia solidarietà.

  16. Anche io mi aggiungo solidarietà alla De Gregorio che ho sempre apprezzato
    e solidarietà agli scrittori che ho potuto leggere seguendo la discussione , non so se sapessero che stavano inesorabilmente viaggiando verso la allegra cittadina di “Epic Fail”
    ma lo sforzo è da apprezzare.

  17. Un’osservazione seria, semplice e che non vuole riaprire nessuna discussione. Si metta a confronto l’intervento di Wu Ming 4 con quelli dei commentatori seguenti. E si comprenderà come è necessaria una riflessione molto seria sulla concezione di dialogo in Internet. E’ importante aver sollevato il problema, perchè i due accostamenti sono lampanti. Mi scuso, non voglio dare il via a una nuova invasione. Buona sera.

  18. Io, invece, provo a sfondare il muro per porre a Wu Ming 4 una domanda tecnica: poniamo che io scriva testi teatrali. Che spenda le mie energie, il mio impegno e il mio tempo in questa attività che mi sta a cuore. Anche scrivere testi teatrali è frutto di duro lavoro. Poniamo che questo mio testo vada alfine in scena generando nel pubblico un corale disgusto da farlo alzare in piedi e reclamare il biglietto. Ora la domanda: anche codesto tipo di pubblico deve moderare la propria reazione in nome del culo che mi sono fatto a scrivere?
    Credo che il punto sia che molta di quella che voi chiamate critica è opinione. Non leggo fantasy quindi il mio è un intervento non nel particolare ma su una questione più generale. Da quello che mi pare di aver capito, il lavoro vostro, Wu Ming e signora Lipperini, è stato quello di aprire, in Italia, un interesse verso la letteratura di genere e la cultura pop, per svecchiare certa critica e per riportare, se mi passate il termine, il libro a chi lo legge. Il lettore di genere se ne frega di chi dice che GL D’Andrea è uno dei più grandi scrittori di fantastico. Se lo legge e quello che legge gli fa schifo lo dice e, con la rete, la sua opinione o critica ragionata o stronzatina della domenica diventa un urlo. Ora, questo potere, Wu Ming, glielo avete dato voi. Mo’ che famo, torniamo indietro?

  19. Mi scuso ancora, volevo aggiungere che è il ragionare per “epic fail”, come se si dialogasse solo in vista di vittorie o sconfitte, a esemplificare. Basta.

  20. GS, rispondo per la parte che mi riguarda. Non credo che la sottoscritta, o Wu Ming, abbiano dato “un potere” a qualcuno. Quel “potere” esisteva già: direi che lo abbiamo eventualmente descritto. La descrizione attuale riguarda, ora, quella che a mio parere è un’involuzione possibile: ovvero l’ars demolitoria di cui parlava Wu Ming 4, e che solo per facciata viene presentata come “servizio al lettore”. Nessuno vuole tornare indietro: anzi, si vuole andare avanti.

  21. @ GS
    Lungi da me l’intenzione di togliere “potere” al recensore telematico. Io stesso sono un recensore sulla rete. Ho detto una cosa ben diversa, infatti.
    Ho detto che ognuno è responsabile di come usa quel potere. E questo è sempre vero, in qualunque ambito della vita, oltreché della rete. A mio modesto avviso, prima si impara questa lezione meglio è per ognuno di noi.
    Quindi a ciascuno la propria scelta. Si possono tirare gli ortaggi e fischiare l’opera teatrale che non piace, chiedendo perfino indietro il prezzo del biglietto. Si può demolire il romanzo di uno scrittore parola per parola e proclamare ai quattro venti che giammai vale il prezzo di copertina. Si può in sostanza pretendere di umiliare l’artista che ha tradito ogni nostra aspettativa, vendicarci del denaro e del tempo che ci ha fatto perdere (ancorché nessuno ci ha costretti a spenderli, in verità).
    Oppure si può fare una critica negativa, anche dura o durissima, mantenendo il rispetto per il lavoro altrui. Lavoro che per noi non è andato a buon fine, ma pur sempre lavoro, sbattimento, impegno. La differenza che passa nel mezzo è quella tra il mantenimento di un barlume di civiltà nei rapporti tra le persone e la volontà di annichilimento del nemico. La seconda via è la più facile, ovviamente, e tutti noi siamo spesso tentati di intraprenderla (chi è senza peccato…). Ma come direbbe un vecchio mentore letterario, Albus “Dumbledore” Silente, preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, la questione è sempre scegliere tra ciò che è giusto e ciò che è facile.

  22. http://affaritaliani.libero.it/culturaspettacoli/loredana_lipperini_lipperatura150610.html
    è passato un anno e la situazione mi sembra la stessa. Ci tengo a sottolineare un passaggio importante che condivido:
    “A proposito di Facebook, gli scrittori italiani lo usano bene?
    “Capisco che sia utile per autopromuoversi, ma dovrebbero evitare di parlare sempre e solo di se stessi e dei propri libri”.”
    La mia domanda ora è: Per quanti anni ancora dobbiamo rifletterci sopra, fino alla pensione? Questa che può sembrare una domanda stupida, è in realtà il fulcro del problema. Questo deja-vu di discussioni sulla critica cattiva e gli scrittori buoni o viceversa a me sinceramente comincia a dare la nausea. A me sembra che a volte la gente si diverta a rifletterci sopra tanto per far vedere che è capace di riflettere. WOW Lo so fare anche io, e allora? E adesso? Ci riflettiamo sopra un’altra volta? Riflettiamo sul fatto che qualcuno scrive male, che è sopravvalutato, che la critica non è più quella di una volta, che i giovani non rispettano gli anziani, quello che vi pare, e poi?
    Io ho 26 anni, sto per cambiare regione e per mettere su famiglia se tutto va bene. Mi piacerebbe che le cose cambiassero il prima possibile (parlo in generale) e non ridurmi a 50 anni a stare ancora dietro ai blog per “rifletterci sopra”. Peccherò di giovanilismo, ma preferisco rimanere uomo d’azione che di pensiero stantio.
    Poi per carità, se vi divertite a ripescare sempre le stesse tematiche, trite e ritrite all’infinito, ok, ma non lamentatevi se dopo un pò la gente si stufa e vi manda a quel paese senza edulcorare il discorso.
    Del tipo: GL che si lamenta di essere bistrattato. Ellalà, sai che novità. Da quanto mi è stato detto sono anni che fa tira e molla con questa dinamica. Di cosa dovremmo indignarci stavolta? Di un ragazzino che per noia ha scritto cose stupide? Io ho ringraziato il cielo che per noia non ha dato fuoco ad un barbone come hanno fatto altri come lui. E non venite a dirmi che le cose stanno sullo stesso piano come gravità perchè parto a ridervi in faccia.
    Si, lo so, questo commeno è strafottente e maleducato, quindi automaticamente ho torto. Direi che è il caso di riflettere sopra il perchè io sia stato spinto a farlo, se è colpa del segno zodiacale, se è perchè la mia famiglia è cattolica, se è perchè votano lega nord, se è perchè seguo blog di gente kattiva e bla bla bla. Quando l’avrete scoperto fatemelo sapere, così dormirò meglio la notte.

  23. @ Marco Albarello
    Hai ragione da vendere. Mica si può passare tutto il tempo a coltivare il proprio blog monotematico, a darsi ragione sempre tra la stessa gente, a infilzare le mosche con la baionetta, a fare le pulci agli scrittori cani, o ai cani che si grattano le pulci.
    Sacrosanto.
    Come si suol dire, ci vediamo nelle lotte.

  24. @Marco Albarello
    Secondo me non hai torto perchè sei maleducato, ma perchè il tuo discorso è tanticchia superficiale.
    Se ci si occupa di fenomeni vivi, in movimento, non è che si scrive una cosa e poi non ci si ripensa mai più: magari di quando in quando se ne registrano le evoluzioni, si ragiona sulle dinamiche, si aggiorna la riflessione. (E questo pur avendo una vita. Ti parrà strano, infatti, ma alcuni individui riescono a pensare mentre agiscono e viceversa, addirittura mantenendo le due attività collegate! 😀 )
    Poi il pensiero purtroppo può essere stantio ad ogni età…

  25. @Wu Ming 4
    I blog di cui parli sono monotematici perchè le persone che se ne occupano, a differenza di altre, sono coerenti e sanno quali sono i campi di cui possono parlare perchè li conoscono a fondo. Gamberi Fantasy parla solo del mondo del fantasy riguardo tutte le sue sfaccettature, Baionette tratta principalmente di Steampunk e Oplologia con divagazioni bizzarre, ma sempre documentate, in quanto il suo autore è appassionato e competente, in quelle cose.
    Io apprezzo molto più quello stile del solito blog in cui l’autore si eleva a Dio e parla di qualsiasi cosa tanto per e pretende di non essere smentito da altri che magari sono più preparati di lui negli argomenti che tocca.
    E non ci si dà ragione sempre tra la stessa gente. Spesso ci sono state discussioni tra i membri attivi (io ho discusso praticamente con tutti quelli che passavano e da questo ho imparato molto). Inoltre la gente non è sempre la stessa, nel tempo la community si è ampliata notevolmente. E fare le pulci è un servizio per i lettori, perchè imparano a notare le schifezze mascherate dietro latinismi e parole complicate.

  26. “fare le pulci è un servizio per i lettori”
    Ecco, trovo molto giusto rimettere al centro della discussione il fatto che la recensione, la critica, dovrebbero essere sempre al servizio dei lettori. Ad esempio io apprezzo molte recensioni di gamberetta, documentate, argomentate, e fatte con passione: tantopiù se si parla male di un’opera, che come dice WM è sempre frutto di fatica, trovo corretto far capire concretamente perchè se ne sta parlando male. Però c’è un confine tra criticare in modo argomentato, che serve ai lettori, e l’accanimento, che invece può essere divertente per chi lo pratica ma è del tutto inutile per i lettori. Provo a mettere alcuni paletti: parlare male dell’opera può servire ai lettori. Insultarne l’autore no. Un’analisi dell’opera che metta in luce le debolezza, brani scelti per esemplificare la scrittura scadente o altre bruttezze serve ai lettori. Un commento passo per passo, tipo che ci vuole quasi lo stesso tempo a leggere la recensione che il romanzo, no.

  27. Invece, io non trovo che fare le pulci sia un servizio per i lettori. Un servizio al lettore è quello che fanno i Wu Ming quando parlano di buoni libri. La voglia di distruzione che si vede in giro, e che non riguarda solo la letteratura ma tutto il sociale, mi sembra più uno sfogo collettivo che però ci fa restare fermi (dopo tutto l’odiamento, cambia qualcosa?) che un servizio. Gli editori hanno forse smesso di pubblicare brutti libri dopo l’apparizione dei blog odiatori? Alcuni brutti libri hanno smesso di essere letti? No, e credo che chi tiene quei blog lo sappia perfettamente e che continui a tenerlo per narcisismo e perchè sa bene che incitare alla forca paga più che ragionare.
    C’è poi un confine fra critica negativa e accanimento che viene regolarmente superato in quel tipo di blog, una terminologia violenta, anche quando non riguarda la persona del lettore, che serve unicamente a soddisfare i desideri di chi legge. E sono desideri di molte persone, su questo Alberello ha ragione. Ma quello che soddisfa lui, preoccupa molti lettori che, come me, non sono interessati al sucidio collettivo degli scrittori, ma alla crescita di noi lettori.

  28. Scusate, ma mi viene un sospetto. Recensioni sfottenti, crudeli, approssimative, insultanti e magari anche frutto d’invidia sono frequenti anche ai piani alti della bloggheria letteraria ma mi pare che solo all’interno di alcuni ‘generi’ (non tutti) siano un genere a se’, con forum fatti SOLO di stroncature ‘ironiche’ e miranti a fare il maggior male possibile all’autore nella speranza che sia così stupido da andarle a leggere: intendo il fantasy (epico e urbano o vampiresco), l’horror, il cyberpunk, lo steampunk e altri eventuali generi che terminano in -punk, e anche quel poco di fantascienza vera e propria che capita di veder pubblicata… Non sarà che quello specifico livore che si attribuisce a un certo genere di critica online non sia uno specifico livore degli appassionati di quei generi, gente convinta di aver contro il mondo o almeno i ‘critici’ e la ‘casta’ e che accusano l’editoria italiana di voler ‘commercializzare’ i loro amati romanzi di elfi e succubi che altrimenti sarebbero tanto rivoluzionari e originali e anticonformisti…

  29. Maledetta Francesca, non riesco mai a darti torto al 100%. 🙂
    Secondo me quello che alcuni blog hanno scelto come stile è appunto solo la facciata esterna. Il fattore del sarcasmo è stato introdotto proprio perchè le recensioni, benchè lunghe ed accurate, risultassero meno pesanti da leggere.
    Per esempio io sono sempre stato negato in storia e l’ho sempre trovata noiosa (adoro invece le lezioni di musica *_*), ma grazie allo stile di Baionette ho imparato moltissimo su questa materia, proprio perchè gli articoli sono scritti in maniera leggera e pur dicendo cose documentate passano veloci.
    A questo punto qualcuno dice: “La critica deve essere asettica, via l’ironia e il sarcasmo perchè offendono gli autori che si sentono presi in giro.”
    Però scommetto che sono i primi a ridere quando Crozza prende in giro il presidente del consiglio, anche pesantemente (NB: Non voto per lui e non me ne frega niente di politica, era un esempio).
    Se vi dà tanto fastidio questo stile di critica, aprite un blog e fatela voi diversamente. Così come a Gamberetta dà fastidio un certo modo di scrivere e quindi ha scritto ella stessa qualcosa. Magari la vostra critica risulterà migliore e più imparziale e dunque moltissimi verranno da voi, piuttosto che da lei.
    Se la gente preferisce le sue recensioni a Fantasy Magazine, non è colpa di Gamberetta, è perchè FM evidentemente non offre un servizio che incontra l’esigenza del cliente. Non si può accusare la concorrenza di vendere di più per giustificare il proprio fallimento, bisogna impegnarsi per offrire un servizio migliore. Libera legge in libero mercato.

  30. Però la Gambaretta, al di là del tono volutamente urtante, fa in sostanza un buon lavoro e un autore dotato di senso critico potrebbe fare uno sforzo e accettare la critica sensata in mezzo agli insulti. Ma è per questo che a tanti piace e tanti la imitano? No, è solo per il piacere di veder soffrire qualcuno, tanto che le rare volte che la Gamberetta ‘approva’ un qualche libro la cosa passa sostanzialmente inosservata… Come quelli cui piace Sgarbi e ti dicono ‘ma lui sì che sa parlare d’arte’ e dell’arte non gliene potrebbe fregare di meno…

  31. Albarello (scusa, mi sono accorta di averti chiamato Alberello, prima), però: se ci si limita a dire che chi non ama quello stile deve andarsene altrove, si fa un ragionamento molto logico, ineccepibile, ma i problemi restano. Usare il sarcasmo per rendere più divertente e leggibile un testo, per me, è uno di quei problemi. Nessuno sostiene che la critica debba essere asettica e fare completamente a meno di ironia e sarcasmo: ma ce ne corre fra i due estremi. Perchè, sbirciando ogni tanto, a me capita di leggere commenti di persone che non vedono l’ora che sia scelta un’altra vittima sacrificale. Questo è ancora critica? O non è offrire la testa a chi vuole passare mezz’ora divertente? Gamberetta ha scritto articoli molto belli e interessanti sulle tecniche di scrittura, che ho trovato utili anche per chi non vuole fare lo scrittore da grande, ma proprio per informazione.
    Citando Fantasy Magazine spari sulla Croce Rossa, comunque. 😀

  32. @Sascha
    Rare volte in cui approva i libri? Guardando alle sole sue recensioni di cose scritte, ossia escludendo film ecc., le recensioni negative sono 22; quelle neutre, 8; quelle positive, 16.
    Senza contare che quando disse di aver apprezzato “La figlia del drago di ferro o Cuore d’acciaio (The Iron Dragon’s Daughter)” e che usciva in quel momento in versione Urania, una valanga di commenti di persone dissero che l’avrebbero comprato. Io stesso ne ho una copia a casa. Questo non significa che poi a tutti sia piaciuto certo, ma dire che la cosa passa inosservata è falso.
    E lei fa quello che fa per genuina passione. Nel momento in cui io mi permisi di dire che in quel blog si cazzeggiava e che la gente andava e veniva tanto per farsi due risate, fui invitato da lei stessa a lasciare il blog senza mezzi termini. Se poi c’è chi la segue solo per il gusto della rissa o per emulazione, la responsabilità di nuovo non è sua. In Arancia Meccanica Kubrick espone perfettamente questo concetto. “I film non insegnano la violenza, al massimo insegnano uno stile.” Se non ci fosse questo tipo di blog probabilmente le persone che lì cercano rissa e scontro, sarebbero in giro a distruggere vetrine per noia. Non so voi, ma preferisco che tale violenza resti virtuale e ben circoscritta.
    @Jessica, non ti preoccupare, puoi chiamarmi anche Cipresso se ti va. xD In questo caso come sopra, la responsabilità non è di Gamberetta o della critica, ma di coloro che ne fruiscono in maniera errata. Un mattone è solo un mattone, puoi usarlo per costruire un muro o per fare del male. Il mattone non è un mandante morale.

  33. Una cosa mi sfugge. Ma “Gamberetta” o Marco Albarello (e le varie “auctoritas”) hanno davvero una chiara visione delle cose oppure se la sono “autocertificata”? Mi spiego: hanno avuto a che fare con tutto il lavoro editoriale che sta dietro all’oggetto libro oppure quella è una parte che non conta? esplicito in maniera più banale… se vado al ristorante e il piatto che ho mangiato non mi aggrada, io me la prendo con il padrone del ristorante di cui il cuoco è dipendente. (certo, poi non ci metto più piede, altro che continuare ad andarci per il gusto di lamentarmi…)

  34. Io non sono autorictas per niente. Non ho un blog, non ho titoli di studio di nessun genere e non ho seguaci pronti a scatenare l’inferno in seguito ad un mio segnale. Sono un pinco pallino qualsiasi che vaga per la rete, si informa ed esprime il suo parere. “Se piace piace e se non piace, Piacenza.” Se adesso addirittura mi elevate al rango di autorictas, vado subito a lavarmi, mi sento sporco tutto all’improvviso!
    Io non sono un critico letterario ed infatti ho analizzato i rapporti che intercorrono tra le varie parti nel modo più razionale e genuino possibile.
    Premesso questo, il ruolo della critica è proprio quello di criticare, dunque trovo perfettamente sensato che essa continui a farlo. Perchè se il cuoco è sempre lo stesso, i piatti che prepara variano ed è giusto che i futuri clienti sappiano a cosa vanno incontro a mangiare in quel posto.
    Io, in quanto cliente, non ci vado più. La critica, in quanto critica, continuerà ad andarci per stilare articoli di cucina. Ed il cuoco, in quanto cuoco, continuerà a preparare piatti per vivere.
    Non mi sembra una logica così complessa da afferrare.

  35. Perdonami Marco, probabilmente ho frainteso la tua risposta a Wm4 quando hais critto “I blog di cui parli sono monotematici perchè le persone che se ne occupano, a differenza di altre, sono coerenti e sanno quali sono i campi di cui possono parlare perchè li conoscono a fondo” – chiedevo soltanto se tale conoscenza riguardava anche il “meccanismo interno” delle case editrici (ci lavorano? è per questo che usano pseudonimi? sono autori che hanno pubblicato qualcosa?) oppure se si trattava di una conoscenza da “appassionati”.
    .
    Sul ristorante, allora devo aver frainteso anche qui (o forse in alcuni blog o siti c’è un errore di comunicazione) perchè l’idea che mi sono fatto spulciando di qua e di là sia proprio che il gusto è quello di tornare sempre nello stesso ristorante per potersi lamentare del cuoco.

  36. Albarello dice: “Però scommetto che sono i primi a ridere quando Crozza prende in giro il presidente del consiglio, anche pesantemente “.
    Da una parte abbiamo un politico che, per essere molto buoni, è pesantemente compromesso. Dall’altra l’autore di un libro. Paragone irricevibile. L’autore di un libro non ha potere. Il potere è dell’editore. La battaglia dei blog di critica è rivolta verso l’anello debole della catena, non verso quello forte. Perchè è più facile, è nominale, permette di lanciare il sasso (sto facendo critica, mica cazzi) e nascondere la mano quando i cani si lanciano ad azzannare.
    Noto, in queste discussioni, che si distoglie spesso l’attenzione dal vero centro: il vero centro non è la critica, è il pretesto della stessa come servizio al lettore, autogratificazione e qualche volta vero e proprio disagio.

  37. @ Marco Albarello
    Non capisco più dove si va a parare. Prima dici che non bisogna stare sempre sui blog a parlare degli stessi temi triti e ritriti, poi fai l’apologia dei blog monotematici che approfondiscono gli stessi temi. Per altro esistono blog dove i temi trattati e approfonditi sono più di uno e anche più di due, “e non ci si dà ragione sempre tra la stessa gente”, appunto. Quindi?
    Prego di non confondere l’eventuale gentlemen’s & gentlewomen’s agreement sul modo di comportarsi in un blog con la censura del dissenso. Ognuno, nel proprio spazio, decide quale tono e modalità comunicativa è disposto ad accettare o incoraggiare e quale no. Paese che vai, usanze che trovi… Per altro, nessuno ha mai detto “via l’ironia e il sarcasmo perché offendono gli autori”. Si è detto che se ti accanisci a voler dimostrare che il lavoro di un autore è merda, sarcasmo o no, forse alla lunga quell’autore potrebbe anche sentirsi un po’ preso di mira e reagire. Ad azione segue reazione. Può succedere, è da mettere nel conto.
    Io di solito adotto un metodo selettivo per decidere a quali stroncature rispondere e a quali no: l’interesse che mi suscitano. Se la pretesa o la pretenziosità della stroncatura è alta, allora a volte mi va anche di replicare nel merito; se è bassa di solito me ne strafrego. Quando invece i ruoli si invertono, e sono io a scrivere una recensione, applico un criterio affatto diverso: parlo dei libri che ho apprezzato (eventualmente segnalandone anche i limiti, se ci sono) e taccio su quelli che non mi sono piaciuti per niente. Questo perché non sono un critico di professione, né credo che la missione della critica sia quella di salvare la letteratura dai cattivi scrittori. In sostanza non me ne frega niente di perdere tempo a disincentivare la lettura di alcunché, perché credo che leggere una cosa brutta, fosse anche l’elenco del telefono, sia meglio che non leggere affatto e possa comunque essere il punto di partenza per leggere poi qualcosa di meglio. Soprattutto in un paese di scarsissimi lettori come questo. E figurati che per questa attitudine di parlare bene dei romanzi che apprezzo a qualcuno piace pensare che lo faccia per interesse di lobby mafiosa o loggia pluto-giudaico-massonica, che dir si voglia. 🙂

  38. Sul primo punto potrebbe anche essere. Oppure sono solo appassionati. Però ciò che viene scritto di solito è sempre correlato di fonti, quindi non mi sono mai sembrate cose campate per aria. Anche perchè di censura non c’è mai stata, quindi chiunque avrebbe potuto smentirli controdocumentando o riportando la propria esperienza in campo lavorativo. Per esempio una volta un utente ha provato ad esporre la teoria secondo la quale è possibile applicare un effetto placebo praticando un’iniezione a vuoto. Io sono intervenuto raccontandogli le motivazioni per cui una tale cosa all’atto pratico è impossibile. Egli ha riconosciuto di aver torto e la cosa è finita lì.
    .
    Sul ristorante si torna al discorso che ho fatto poco qui sopra. Ci sono utenti che si divertono a lamentarsi, utenti che leggono e lurkano e basta, utenti che partecipano per amor di conoscenza ecc. Non si può stigmatizzare tutti allo stesso modo, non esiste un unico schema. A me per esempio interessa il fenomeno nel suo insieme. Io non ho visitato poi così tanti blog, quindi non so se c’è qualcuno che si diverte a lamentarsi sempre del cuoco dello stesso ristorante. Su Gamberi sono stati recensiti romanzi dei più disparati tipi, su Baionette ci sono infiniti articoli sulle armi e sugli e-book, e ci si lamenta dell’editoria in generale, salvo qualche caso in cui si va sullo specifico per raccontare degli avvenimenti successi. Su Zweilawyer idem, ce la si prende un pò con tutti, quando esce un nuovo fantatrash è il tormentone preferito, finchè non esce il successivo fantatrash. Non c’è uno solo ristorante o un solo cuoco, c’è molta variazione sul tema.

  39. Marco: non ho capito, scusami. Che genere di fonti? Quello che mi chiedo (e ti chiedo) è: queste persone sono “all’interno” dell’editoria e quindi la conoscono davvero, o ragionano “per sentito dire”? Hanno… com si dice a scuola ( 🙂 ) “praticato la materia” oppure no?
    .
    Sul ristorante: anche qui devo essermi spiegato male (mi scuso, ma non sono un commentatore abituale, anzi… lo faccio perchè è domenica e ho un po’ di tempo) io intendo dire (fuori di metafora) se uno scrittore/scrittrice ha scritto un libro che ritengo orribile ne leggo uno e gli altri restano in libreria. A me invece pare che ci sia il gusto di comprare libri che già so non mi piaceranno per potermi lamentare.
    .
    Naturalmente, non commento i toni. Se Wm4 viene accusato di essere un P2ista la cosa si commenta da sola.

  40. Ho paura che sia un dialogo fra sordi. In poche parole, ci sono una mezza dozzina – parlo di quelli famosi – di blog che si divertono a scrivere che ci sono libri porcata e utenti che non aspettano altro.
    Finchè non hanno da fare qualcosa di serio, continueranno, e sono problemi loro. A me urta soltanto quando sostengono che lo fanno per il bene comune, e quando non si prendono le loro responsabilità (e sono sempre gli utenti, mi raccomando). Se io scrivo dieci, venti, cento post dicendo “vi stanno truffando, quegli schifosi zozzoni” è raro che venga a commentare qualcuno che ha un diverso atteggiamento nei confronti della lettura. Not in my name, per favore. Dite che lo fate perchè vi diverte, perchè si ottiene facilmente un po’ di cyberfama: ma non dite che lo fate per i lettori. Non per me, non per molti altri.

  41. Scusate, ma rispondere a tre per volta è un casino. Mancato refresh di pagina. xD
    @Ant
    L’autore ha potere nel momento in cui può contare sulla difesa della stampa. ^^ A nessun critico/lettore ciò è concesso. Inoltre chi siamo noi per decidere che è giusto scherzare su Silvio e non su qualcun altro? Sul blog di Spinoza scherzano su tutto e tutti, potenti o meno e condivido quella decisione.
    In secondo luogo generalizzi anche tu. Non tutti gli utenti sono come dici, ce ne sono molti che leggono e basta senza mai replicare.
    @Wu Ming 4
    Nessuno ha mai proibito a nessuno di agire/reagire. Al massimo mi sono chiesto se il tipo di reazione non fosse eccessiva rispetto all’azione. Ma se la gente si diverte ad agire e reagire così (parlo sia dell’accusa che della difesa) allora buon per loro. A me è sembrata tutta una cavolata, parere personale.
    E non commento la tua idea di critica e recensore, dato che è il tuo campo sei libero di esprimerti come meglio credi. Coloro che leggeranno decideranno se affidarsi alla tua o a quella di un altro, si torna sempre al discorso del libero mercato.
    @Giuseppe X
    Non posso rispondere alla prima domanda perché non dovresti farla a me, ma a loro. Vai su uno dei loro blog e chiediglielo, io di solito faccio così. ^^ Non trovo mai utili le domande retoriche a vuoto.
    La critica ha il diritto e il dovere di leggere anche le future opere in quanto anche se dopo un’iniziale stroncatura è possibile che l’autore sia migliorato e il libro successivo sia ottimo. In questo caso la critica dovrà essere obiettiva in modo che il lettore possa comprare solo il secondo libro, ignorando il primo. Perfino King non ha scritto tutti capolavori, ma molte cose sono buone. Allora cosa facciamo? Buttiamo via tutto King o leggiamo tutto King? Leggiamo solo quello che ci interessa/attrae di lui, dico da lettore. Io sono attratto dalle opere e non dagli autori, quindi esigo che la critica mi critichi tutte le opere di un autore e non solo una dicendo: “il resto lo scartiamo perché non mi piace lui”. Ma ripeto per l’ennesima volta, non tutti la pensano come me o te. Ma non per questo dobbiamo eliminare la critica che fa il suo lavoro lo stesso.

  42. Non mi pare che il paragone di Spinoza – ma se uno dei commentatori che fa parte anche di quel blog passa di qui sarà lui a confermarlo – sia appropriato. Spinoza fa satira. I blog di cui parli, Albarello, si propongono come satirici ma non lo sono. La satira non si fa parlando di mucchi di merda e trattando – esempio fra i molti – i lettori di Licia Troisi come “cerebrolesi”. Non sto parlando degli utenti, in questo caso. Mi pare che stia avvenendo in questi giorni, per rifarmi al parallelo della padrona di casa, la stessa cosa avvenuta con Antonio Ricci e “Striscia la notizia”: si cerca continuamente di spostare la discussione sul dettaglio. Di fatto, così come le Veline mostravano il mostrabile, la critica di cui parli viene condotta in termini distruttivi. Quanto al “dovere” della critica, nei termini in cui la esprimi tu, più che di critica letteraria, sembra riferirsi a un mandato divino. E sappiamo come va a finire con gli unti dal e del Signore.

  43. @ Ant
    Vallo a sapere dove finisce l’altruismo e dove comincia l’autocompiacimento in tutti noi esseri umani. Se devo dirti come la penso, credo che ci sia una petizione di principio a monte della missione che qualcuno si dà in merito alle stroncature letterarie. E’ l’idea che l’autore sia colpevole. Colpevole di avere scritto un brutto libro. Per qualcuno si tratta di un’atto imperdonabile e massimamente sanzionabile. Scrivere un brutto libro sarebbe un reato contro i lettori, una truffa ai loro danni.
    La domanda è: perché? Dov’è il dolo? Ai danni di chi? Se ci sono lettori che invece apprezzano quel libro dobbiamo considerarli una massa di turlupinati pecoroni o semplicemente gente che ha gusti letterari diversi dai nostri e che magari ha visto cose, in quelle pagine, che noi non abbiamo colto e non ci interessano? Il nostro parere soggettivo è sufficiente a investirci del ruolo di fustigatori dei cattivi costumi letterari? Mica ho le risposte, sai. Non certo risposte valide per chiunque. Ho quelle per me e agisco di conseguenza.
    @ Marco Albarello
    Sì, non ci sono dubbi. A ciascuno il suo stile. Tanto più che la differenza, in certi casi, salta letteralmente agli occhi.

  44. Grazie Marco. Mi pare di capire, quindi, che non essendoci nessuno che ha davvero avuto a che fare con le case editrici e il lavoro vero dello scrittore sia tutta una questione di persone che confondono il gusto e con il valore. Aggiungendo un bel po’ di ossessività e maleducazione.

  45. @Ant, nessun dovere divino. Morando Morandini sul suo dizionario recensisce da anni sia i film che gli piacciono che quelli che non gli piacciono. In nessuna sua recensione troverai scritto: “Questo film non l’ho guardato perchè conoscendo il regista, so che mi avrebbe fatto schifo.”
    La critica ha il diritto di criticare nel senso che nessuno dovrebbe impedirlo e ha il dovere di criticare tutto nel senso di non avere il lusso di scegliere cosa si e cosa no, per rispetto dell’imparzialità. Morandini è un esempio di critica che mi sento di avallare senza remore.
    @Wu Ming 4
    Secondo me l’altruismo e l’autocompiacimento sono due valori dell’uomo inscindibili. “Tutti si scagliano contro l’egoismo come se fosse possibile sopravvivere senza. Da biasimare è solo il suo eccesso.” (A. Morandotti)
    @Giuseppe X
    Ma grazie di cosa? LOL Ti ho detto che non lo so se hanno avuto a che fare o meno con le case editrici e il lavoro vero dello scrittore e di chiedere a loro. In quanto sono solo nick e non li conosco personalmente. Ti fai domande e ti rispondi da solo, guarda che non siamo da Marzullo. xD La maleducazione non è un problema. Conosco un chirurgo che è un grandissimo figlio di puttana, ma quando opera ha una freddezza e un cinismo che gli consentono di operare con mano ferma e ha salvato tante vite. E ti giuro che è ossessionato di Mozart.
    A me piace Beethoveen, sai quante volte discutiamo mandandoci a cagare? Nessuno si è mai messo a piangere e nessuno si è licenziato per questo. ^^

  46. Ma, non credo che per parlare di libri in modo competente e appassionato si debba per forza lavorare in una casa editrice: se uno è un lettore appassionato può essere una voce altrettanto interessante che un professionista del mondo editoriale. Non trovo velleitario che un vorace lettore di fantasy possa voler dire la sua consigliando o sconsigliando libri del genere di cui è appassionato. Se invece si tratta ci si prefigge l’unico scopo di infierire su libri brutti, mah, qui secondo me viene un po’ meno il servizio agli altri lettori.
    Spesso si rimprovera ai libri di non essere onesti, cioè di essere progettati a tavolino per compiacere un certo tipo di lettore o di mercato editoriale. E certe recensioni kattive fanno la stessa impressione: scritte già prefigurandosi una certa accoglienza tra i lettori del blog. Che non vuol dire che uno scrive cose che non pensa, ma le scrive schiacciando certi tasti, usando certi toni, già sapendo che gli porrteranno plauso unanime dai suoi lettori. Invece secondo me bisogna essere più freddi, il che non vuol dire non usare l’ironia ecc., ma sapersi anche trattenere, per esempio dallo sparare sulla croce rossa (se hai già dimostrato che il libro fa schifo, basta…che altro vai cercando?).
    La rivista Frigidaire si prefiggeva di guardare al mondo “con gli occhi freddi e il cuore caldo”. Ecco, secondo me le recensioni belle sono così.

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