ESSERE TIEPIDI: GINZBURG SU CRUZ, E VALE SEMPRE, CREDO.

“A me sembra che giustizia e legge dovrebbero essere una cosa sola. So bene quanto spesso non sia così, però è così che dovrebbe essere. Come si fa a pensarle divise? Le leggi non sono fatte per difendere la giustizia? Per difendere i diritti dei più deboli contro i più forti? … E quando accade di doverle pensare divise, la giustizia e la legge, quando una legge appare manchevole o difettosa, non dovrebbero allora i magistrati fare i salti mortali per applicarla il più possibile giustamente? In particolare quando è in gioco il diritto e il destino d’un bambino? E dimettersi se non ci riescono?
Esiste forse qualcosa che sia più importante della giustizia, nel governo dei paesi, nei rapporti con le vicende e con le istanze umane? Ma più importante della giustizia non esiste niente”.

“Per tornare ancora a Serena Cruz, io sento di appartenere a quella Italia che i giornali hanno chiamato l’Italia del cuore e delle lagrime, con disprezzo e irrisione. A quella Italia che vuole ignorare la sana implacabilità delle leggi e si lascia travolgere dalle emozioni. Vorrei però che mi si dicesse cosa c’è di così vile, di così ridicolo e spregevole, nel cuore e nelle lacrime. Vorrei sapere se le leggi, che sono state pensate e scritte non da semi-dei ma da uomini, non possano essere lette e applicate con cuore e lagrime, e con mille dubbi e tremori e emozioni. Vorrei che mi si dicesse se invece dell’Italia del cuore e delle lagrime è meglio preferire un’altra Italia senza cuore e con il ciglio asciutto. Una Italia di vegetali, di pezzi di ferro e pezzi di ghiaccio”.

“Sì, la tiepidezza è questa; rifiutare sia il freddo della lucidità sia il calore dell’ immedesimazione. Restare in un limbo dove non c’ è bisogno né di assensi né di negazioni. Allora viene inalberata la protezione della finta scienza. Essa protegge dal freddo e dal caldo. Distilla il suo brodo tiepido”.

Era Natalia Ginzburg, su Serena Cruz, molti anni fa.
Ci riflettevo stamattina, leggendo dei due bambini che sono stati tolti ai genitori perché vivevano in un bosco.
Comunque la si pensi, ogni tanto credo che aveva ragione Ginzburg,  che siamo diventati tiepidi, che siamo in quel limbo. Nel luogo dove le cose ci toccano solo fuggevolmente.
Altro volte, quando sono di buon umore, penso invece che forse non è così. E penso a un’altra citazione, che forse, chissà, è quella che ci somiglia. E che forse può diventare vera.
“Smisero di cercare di distruggere tutto, di umiliare tutto. Fusero religione, arte e scienza, perché alla base, la scienza non è che la spiegazione di un miracolo che non riusciamo mai a spiegare e l’arte è un’interpretazione di quel miracolo”. (Ray Bradbury, Cronache marziane).

Un pensiero su “ESSERE TIEPIDI: GINZBURG SU CRUZ, E VALE SEMPRE, CREDO.

  1. Pure io ho pensato a Serena Cruz e a Natalia Ginzburg in questa occasione. All’epoca ero dalla parte di Norberto Bobbio, forse anche perché si teme sempre, da donne, che ci tocchino per ufficio le ragioni del cuore. Non è così. Ho cambiato idea con gli anni, l esperienza, la lettura diretta delle ragioni di Ginzburg e l esito della vicenda, con la stessa Serena che, ora adulta , ha fatto una scelta che dà ragione alla grande scrittrice.

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