MARCHIGIANERIE

Ben ritrovato, commentarium.
Come post del rientro, scelgo un florilegio marchigiano in vista delle prossime elezioni regionali. Sul cui risultato, ovviamente, non mi esprimo, perché non sono un’analista politica né una sondaggista né una sibilla. Però riporto qui alcune parti delle rubriche scritte in agosto per l’Espresso, tanto per far capire come le destre si stanno muovendo.

CASTELLI DI RABBIA (è una citazione da Baricco, non si adombri il commissario)

Il ministro della cultura Alessandro Giuli deve essere un fan di Roberto Bolaño, e in particolare di un suo romanzo giovanile (pubblicato postumo), Il Terzo Reich, dove il protagonista Udo Berger gioca ossessivamente a un wargame con lo scopo di cambiare le sorti della Seconda guerra mondiale e portare alla vittoria l’esercito tedesco, e in un’estate lunga e calda come quella attuale, si cimenta in una partita lunghissima dove gioco e mondo reale si confondono. Giuli deve aver pensato di poter cambiare le sorti dell’esercito romano con la sua ormai celebre visita a Canne lo scorso 2 agosto, volutamente ignorando che quella data ha morti molto più recenti da ricordare e per cui ottenere giustizia. Ora, nel calendario di Giuli ci saranno a questo punto altri luoghi famosi delle guerre puniche come Nola, Acerra, Cuma, Benevento, Taranto, Capua e il fiume Metauro. In quest’ultima tappa, arrivato in territorio marchigiano, il ministro potrebbe riproporre magari le parole che ha pronunciato a Canne, ovvero che il Ministero della Cultura “si affaccia offrendo fiori, offrendo la propria disponibilità economica, offrendo la propria presenza,” per valorizzare “quelle che abbiamo definito olivettianamente come la siccità culturale dei tanti luoghi d’Italia”.
Per quanto riguarda le Marche, può però stare tranquillo: ci sta pensando il Commissario alla ricostruzione Guido Castelli (Fratelli d’Italia), già sindaco di Ascoli nonché consigliere alla Regione Marche, per cui si vota a breve. E che è evidentemente così affezionato alle proprie terre da finanziare con un centinaio di migliaia di euro un libro, I cammini della rinascita, ovvero una guida al turismo sostenibile nelle zone colpite dal sisma del 2016. Siamo giusti: gli euro sono 94.000, e sono stanziati per decreto nello scorso aprile per tirare duemila copie di un volume curato dalla giornalista di viaggi Chiara Giacobelli e stampato da Giunti. Per distribuirlo nelle aree interne, dove ancora svettano gru sopra case in briciole e la siccità culturale non c’è, ma questi sono dettagli.
E’ interessante che la ricostruzione medesima passi per un libro finanziato con i fondi pubblici. Ancora più interessante è che questa attenzione alla siccità culturale sia in netto contrasto con il Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne 2021-2027 (PSNAI), che all’Obiettivo 4 parla apertamente di “accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile” per le aree interne troppo piccole, “con basse prospettive di sviluppo economico e deboli condizioni di attrattività”. Dunque? Dunque si studia “un piano mirato che le possa assistere in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento in modo da renderlo socialmente dignitoso per chi ancora vi abita”. (nota: dal Piano sono miracolosamente sparite le parole “spopolamento irreversibile” subito dopo l’apertura della campagna elettorale. Abracadabra).
In poche parole, si finanzia generosamente un libro per valorizzare le aree interne e contemporaneamente se ne decide l’eutanasia. Anche se non si dice, anzi, si sbianchetta (ma c’era, quella frase, e l’abbiamo vista in tanti).

CASTELLI E LA SIBILLA

Diversi anni fa, in uno degli anniversari del terremoto del 2016, apparve uno striscione sulle rovine di uno dei paesi sbriciolati delle Marche. C’era scritto: “Unico commissario, la Sibilla”. Purtroppo, il commissario è Guido Castelli, figura di punta della campagna elettorale di Fratelli d’Italia a cui si tributano cittadinanza onorarie (San Severino Marche) e a cui è stato attribuito in questi giorni il Premio Sibilla. Con la “i” semplice. Perché quasi contemporaneamente, ad Ascoli, è stato assegnato il premio Sibylla, con la “y”, che è andato alla ministra per la famiglia Eugenia Roccella. La differenza sta qui: il primo è voluto dall’Unione Montana dei Monti Azzurri che “promuove le eccellenze del territorio”. Il secondo si deve al Festival dell’aria/ControVento diretto dal poeta Davide Rondoni, già nominato direttore del museo della fotografia di Biella, e viene assegnato a “ una personalità capace di rappresentare, con il proprio impegno culturale e sociale, la forza e la visione che richiamano il mito della Sibilla”.
Ora, la Sibilla appenninica è una figura non semplice: intanto, è l’unica sibilla che non si è limitata a profetizzare l’avvento di Cristo e la fine dei tempi, ma ha una propria dimora dove riceve cavalieri erranti e re. Non per sedurli, come si narra nei poemi a firma maschile, ma per insegnare loro la conoscenza. Inoltre, come diceva Joyce Lussu, celebrata da Silvia Ballestra nel bel libro La sibilla, è colei che ha distribuito il sapere delle erbe e dell’agricoltura nel territorio. E ha un bel caratterino, e lo testimoniano le leggende sulla distruzione di un intero paese reo di non averla onorata. Dunque, avvicinare Castelli e Roccella alla Signora dei Sibillini è come sostenere che l’amministratore del terrificante gruppo Facebook “mia moglie” è un lettore di Carla Lonzi, ma in campagna elettorale si fa questo e altro.
Intanto, a nove anni dal sisma, siamo parecchio indietro, nonostante le parole trionfali della premier: basta visitare i luoghi per constatarlo, e la sola provincia di Macerata conta ancora oltre novemila sfollati, per non parlare di Visso che è ormai un conglomerato di casette di legno. Non importa, siamo in campagna elettorale e si ricorre a ogni risorsa, dai ministri in visita ai fondi (oltre un milione di euro) spesi per comunicare la ricostruzione.

GIULI E GLI ALTRI.

Erano gli anni Cinquanta, il mondo era pieno di guai come oggi ma molto più speranzoso di oggi, e le stagioni musicali dell’Accademia Filarmonica Romana erano in ascesa grazie alla vicepresidente Adriana Panni, brillante e molto diretta. Si narra che un bel giorno Igor Stravinskij sostasse con qualche perplessità davanti a una gigantesca porchetta di Ariccia servita a un ricevimento, e che la signora Panni lo incoraggiasse così: “Magna, Stravi’, che è gratis”.
Qualche anno dopo, il cibo così desiderato dopo la lunga fame della guerra sarebbe divenuto un bene da proteggere: nella primavera del 1986, quando a piazza di Spagna aprì il primo McDonald’s,  Renzo Arbore, Giorgio Bracardi, Claudio Villa, Bombolo, e anche Giulio Carlo Argan,  andarono a mangiare fettuccine davanti al locale, per protesta. Oggi il cibo si chiama food, è l’ossessione del momento, e ristoranti e bar divorano botteghe e librerie. Quasi ogni organizzatore di eventi, inoltre, è convinto che i turisti vengano solo per “magnà”, e sicuramente non gratis, e li blandiscono con ogni tipo di offerta gastronomica. Senza pensare che forse quelle persone vogliono altro. Senza pensare che non lontano ci sono altre persone che stanno morendo per la mancanza di cibo, ma non si può chiedere troppo, di questi tempi.
Naturalmente il cibo è indispensabile ai politici, e da Salvini in poi il bravo candidato frequenta soprattutto le sagre: in particolare, dal momento che le regionali di settembre nelle Marche sono un test di non poca importanza, i politici marchigiani mangiano. Il candidato di Fratelli d’Italia, Francesco Acquaroli, si fa fotografare davanti a un vassoio monumentale di maccheroncini di Campofilone, ma sa anche che non di sole olive ascolane vive l’aspirante governatore. Dunque, con perfetto tempismo, giunge a dargli manforte il ministro della cultura Giuli, che viaggia da Ancona a Ripe San Ginesio, da Sassocorvaro a Urbisaglia ripetendo che l’offerta culturale è quella che caratterizzerà le città marchigiane e che il ministero è pronto a fare il suo dovere e a finanziare quelle offerte. Purché vengano dalla parte giusta, supponiamo.
Il ministro della cultura fa campagna elettorale, dunque, ma con qualche inciampo. Perché Giuli si è presentato a sorpresa sul palco del concerto di Irene Grandi, a Porto Sant’Elpidio, nel giorno di Ferragosto: ma è stato sommerso dai fischi e ha impapocchiato un discorso sul fatto che non solo i libri sono cultura (anzi, sono di élite) ma anche la musica, cosa che ha riempito di gioia il fantasma di Antonio Salieri, al tempo autore di Prima la musica, dopo le parole. Ci sarebbe anche un’altra faccenda, denunciata sui social dalla giornalista Sandra Amurri: ovvero, la disperata ricerca da parte di un consigliere regionale di Fratelli d’Italia per trovare un albergo degno del ministro, ma disposto a ospitarlo gratis. Ricerca premiata, infine: se non fosse che di fronte alla residenza sventolava una bandiera palestinese, e il consigliere medesimo ha chiesto di toglierla per non turbare Giuli. Non è stata tolta. Il consigliere si è consolato scrivendo su Facebook “Buon Ferragosto, patrioti”.

PECETTE

Siamo a Camerino, la cittadina che nella versione tedesca del famoso sito Open to meraviglia venne definita Garderobe (dettagli, in fondo un camerino è un camerino), che è stata più di altre devastata dal sisma del 2016, ed è ancora a pezzetti. Bene, il primo cittadino Roberto Lucarelli (vicinissimo al sindaco precedente Gianluca Pasqui, Forza Italia, vicepresidente del consiglio regionale delle Marche) ha finanziato con ben 35.000 euro il festival Kontempora. Finanziamento che risale al 30 luglio scorso. I comizi elettorali sono stati indetti nove giorni prima, il 21. Nulla di male, si dirà, e certamente i giovani dell’Aps Marca che organizzano il festival meritano di essere incoraggiati. Se non fosse che i 35.000 euro finanziano quattro appuntamenti con altrettanti esponenti (tutti maschi) della destra, o alla destra vicini: Marcello Veneziani, Francesco Borgonovo, Filippo Facci e Giuseppe Cruciani, con l’obiettivo di “ascoltare idee coraggiose e punti di vista che non hanno paura di sfidare il pensiero comune”. Se qualcuno ritiene che si tratti di campagna elettorale finanziata da un ente pubblico, chi siamo noi per dargli torto?
Peccato che a comizi indetti non si possa concedere un patrocinio: difatti, dai manifesti di Kontempora sono scomparsi, nell’ordine, prima il patrocinio del consiglio regionale delle Marche, di cui Pasqui è vicepresidente, e poi quello del Comune, coperti da candide pecette adesive.

SINISTRA, O UN PICCOLO PEZZO DI.

Il problema è che, come al solito, dal fronte della sinistra, o centrosinistra che dir si voglia, si insiste nel farsi del male: come avviene a Fabriano, dove la sindaca (sinistra, o centrosinistra, o insomma là siamo)  nello stesso giorno dello sgombero del Leoncavallo, richiede indietro le chiavi di una realtà viva e amatissima come il Lab Sociale Fabbri, un luogo dove due generazioni hanno sopperito all’assenza di iniziative culturali e relazioni sociali, animando uno stabile abbandonato ottenuto in comodato d’uso e che si rivuole per imprecisata destinazione.

CONCLUSIONI

Non spettano a me, come sempre. Il florilegio è solo per far capire con chi i marchigiani hanno a che fare. Perché va bene essere sfacciati, in campagna elettorale. Ma, come si suol dire, nei limiti. Buon voto.

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