MILANO, VINCENZO, ROMA: MOLTI ANNI DOPO

Mi piacciono i tuoi quadri grigiLe luci gialle e i tuoi corteiOh, Milano, sono contento che ci seiVincenzo dice che sei freddaFrenetica e senza pietàMa è cretino, e poi vive a Roma e che ne sa

Nel 1979 Alberto Fortis scrive Milano e Vincenzo, che ha avuto un certo successo specie per il ritornello. Ovvero:

Vincenzo, io ti ammazzeròSei troppo stupido per vivereOh, Vincenzo, io ti ammazzerò perchéPerché non sai decidere

Naturalmente oggi sarebbe improponibile, perché Facebook la prenderebbe come una minaccia e cancellerebbe ogni post di riferimento e Vincenzo avrebbe querelato (era, per la cronaca, un discografico, Vincenzo Micocci, che secondo Fortis avrebbe ritardato la sua carriera: poi fecero pace e nel 2010 Fortis medesimo scrisse “Vincenzo io ti abbraccerò”).
Fortis non amava i romani, tanto è vero che nello stesso anno scrisse A voi romani, che fra l’altro dice così

E vi odio a voi romani, io vi odio tutti quanti
Distruttori di finanze e nati stanchi
Siete un peso alla nazione, siete proprio brutta gente
Io ti odio, grande Roma decadente

Sempre Fortis sostiene che i romani lo odiano ancora, tanto è vero che quando si è esibito a Roma a gennaio racconta di essere stato minacciato di morte per quella canzone. Mi pare strano, perché lo spirito romanesco sarebbe semmai “embè? e chissenefrega”, ma questa è una semplificazione, e magari esistono romani rancorosissimi che se la sono legata al dito a differenza di Vincenzo.

Naturalmente non mi illudo di spiegare quello che sta accadendo ed è accaduto a Milano con qualche strofa di molti anni fa. Però, da romana sia pur recalcitrante ci ritrovo una piccola porzione di verità. Che evidentemente non riguarda soltanto le due città, ma un sistema che non è neppure del tutto italiano, quello di una crescita a dispetto di ogni prospettiva di futuro reale, fatta di apparenza (il dannatissimo decoro) e non di sostanza (il verde urbano, l’attenzione per la parte non ricca della popolazione).
Roma e Milano non sono così distanti da questo punto di vista, e neanche altre città italiane, e non solo italiane. Tutto questo è banale, lo so, ma temo che se non ci concentriamo su questo, la nostra indignazione durerà il tempo di una canzonetta.

 

“La prima classe
costa mille lire,
la seconda cento, la terza dolore e spavento.”
(Francesco De Gregori, Titanic)

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