Di Alessandra Casilli conosco l’età, 54 anni. Conosco l’affetto dei suoi studenti dai commenti sulla pagina Facebook del Liceo Rocci di Fara Sabina, dove insegnava. Conosco, apprendo, dei vent’anni di insegnamento di matematica: dunque, la giovane donna trentaquattrenne era arrivata alle soglie della mezza età senza un lavoro fisso. Perché la vita di Alessandra Casilli si è spezzata in una galleria della statale 85, in Molise. Alessandra ha guidato per centinaia di chilometri, probabilmente alzandosi prestissimo, per andare a sostenere la prova orale del concorso che forse le avrebbe permesso di avere una certezza professionale. Stava tornando dai suoi allievi, per la cena di fine anno, e invece è finito tutto, la fatica di girare l’Italia a proprie spese e con i propri mezzi per non essere più una precaria. E tutto quanto è contenuto in una vita.
Possiamo parlare di molte cose, per quanto riguarda la scuola. Possiamo concordare o meno su tanti punti (so che la questione del cellulare, di cui ho scritto, è risultata divisiva: ma ci sta, ma è giusto, purché si possa discutere). Ma su questo, invece, occorre essere fermi e compatti e solidali, noi che si vive di parole e si crede nella centralità della scuola: non è possibile morire di precariato. E’ dolorosissimo e assurdo che accada, e su questo il ministro Valditara deve dare risposte.
Pubblico qui sotto la lettera della comunità scolastica del Liceo Rocci, accolta dal Domani e accolta, per quel che serve, anche qui.