Il 5 giugno 1989 un ragazzo con un sacchetto in mano attraversò piazza Tienanmen e si fermò davanti a un carro armato. Che rallentò fino a fermarsi. Fu stallo, per un poco. Poi il carro armato provò ad aggirarlo, ma il ragazzo si mise di nuovo davanti al mezzo. Parlarono per un po’, il pilota e lo sconosciuto, poi il ragazzo venne portato via. Non sappiamo da chi, se da altri manifestanti o dalla polizia. Non sappiamo quasi nulla di lui.
Molti anni dopo raccontai ad Andrea Camilleri l’aneddoto di Scerbanenco sulla letteratura: scrivere, diceva, è come mettere la mano davanti alla locomotiva, non la ferma, ma può rallentarne la corsa. E Camilleri: “Sì, ma uguale merito va al guidatore della locomotiva”.
Il pacifismo non è mai solitario. Non c’è mai un io, c’è sempre un noi.