A PORTE CHIUSE

Negli ultimi quattro anni siamo stati ossessionati dalla casa, siamo stati prigionieri nelle nostre case e capita che molti di noi lo siano ancora. Sia pur liberi di uscire, in certi casi ci riesce difficile. La casa ci richiama indietro, ci pretende, e anche se il mondo è teoricamente (almeno in parte, viste le circostanze) a nostra disposizione, ci ricorda che anche quando facevamo i turni per metterci in coda al supermercato eravamo colti da una strana fascinazione per le nostre quattro pareti, piccole o grandi.
Ora, sul New York Times di ieri c’è un articolo sulla nuova tendenza di farsi costruire una porta nascosta che conduce in una stanza segreta nella propria casa: esattamente come quelle dei romanzi gotici o delle Cronache di Narnia. C’è anche chi si dà al fai da te, con le porte girevoli mascherate da libreria: ma non mi fanno pensare a Narnia, né a un gioco illusionistico, in verità. Mi fanno pensare, invece, a un peggioramento di quel ritirarsi nel Sè, sempre più profondo, sempre più separato e chiuso, che ormai caratterizza il nostro tempo. Un rifugio dove è impossibile entrare (e, chissà, uscire).
E questo, a mio parere, spiega molte cose.