“Per tornare ancora a Serena Cruz, io sento di appartenere a quella Italia che i giornali hanno chiamato l’Italia del cuore e delle lagrime, con disprezzo e irrisione. A quella Italia che vuole ignorare la sana implacabilità delle leggi e si lascia travolgere dalle emozioni. Vorrei però che mi si dicesse cosa c’è di così vile, di così ridicolo e spregevole, nel cuore e nelle lacrime. Vorrei sapere se le leggi, che sono state pensate e scritte non da semi-dei ma da uomini, non possano essere lette e applicate con cuore e lagrime, e con mille dubbi e tremori e emozioni. Vorrei che mi si dicesse se invece dell’Italia del cuore e delle lagrime è meglio preferire un’altra Italia senza cuore e con il ciglio asciutto. Una Italia di vegetali, di pezzi di ferro e pezzi di ghiaccio”.

“Sì, la tiepidezza è questa; rifiutare sia il freddo della lucidità sia il calore dell’ immedesimazione. Restare in un limbo dove non c’ è bisogno né di assensi né di negazioni. Allora viene inalberata la protezione della finta scienza. Essa protegge dal freddo e dal caldo. Distilla il suo brodo tiepido”.

Era Natalia Ginzburg, su Serena Cruz, molti anni fa.
Ci ripensavo stamattina, leggendo dei due bambini che sono stati tolti ai genitori che vivevano in un bosco.