Ieri abbiamo deciso di provare a capire i motivi dell’interesse, libresco e giornalistico, nei confronti della famiglia reale inglese e del tormentato principe Harry, la cui biografia è risultata già vendutissima nel primo giorno di uscita. Ora, anche se il solo parlare della vicenda ha turbato qualche puro spirito, o i soliti malignazzi, c’è una questione a mio parere non proprio secondaria, in editoria come nel giornalismo. Si chiama mutazione, ed è iniziata clamorosamente, sui quotidiani, nella tarda estate del 1992. All’epoca Repubblica mi chiese un articolo per capire come mai le prime pagine dei giornali fossero occupate dalla foto dell’alluce di Sarah Ferguson. Lo scrissi. In capo a pochi giorni si aggiunse Umberto Eco. Rileggere, anche se parliamo di 31 anni fa, aiuta: “Oggi tutti hanno gli stessi diritti a sapere tutto. Eppure è questa cancellazione della divisione sociale del pettegolezzo che costituisce il pericolo dei nostri mass media. Così come agli inizi della televisione i sociologi ci avevano raccontato che, per molti spettatori impreparati, non c’ era differenza di genere nel corso della serata, e si prendeva sia il telegiornale che il telefilm come rapporti di pari veridicità sulla stessa realtà, oggi non solo gli indotti ma persino i dotti non riescono più a districare la notizia pettegola dalla notizia che fa tremare il mondo.”