BIBLIOGRAFIA DISARMATA: LE SCIOVIE E ALEX LANGER

IL CATALOGO DELLE VIRTU’ VERDI (30.8.1987). Nei giorni passati a ElbaBook (giorni benedetti, dove ho avuto la possibilità di rivedere vecchi amici e di partecipare a un bellissimo incontro su incanto e reincanto e disincanto con Wu Ming 1 e Mariano Tomatis), ho sentito nominare molto spesso Alex Langer.
Alla luce dei fatti recenti e soprattutto di quelli venturi, andrebbe riletto questo intervento. E’ lontano nel tempo, è urgente oggi. Qui la parte finale:

 

“Credo allora che la dimensione nella quale si può in qualche modo ancora stabilire un nesso percepibile e quindi convincente per la gente tra le ragioni ecologiche e le nostre scelte non possa che essere una dimensione locale. Solo in una dimensione fortemente locale uno, per esempio, può anche dire: si io non inquino l’acqua non perché c’è il poliziotto che fa la multa, ma perché ci sono tutti gli altri che la devono usare e dopo di me verranno altri ancora. Solo in una dimensione comunitaria percepibile, non astratta, non finta, non puramente cartacea, non idealmente pensata, credo che una ragione ecologica e quindi una ragione che invita all’autolimitazione ed alla pratica di alcune virtù che prima avevo richiamato può essere convincente. Allora può affermarsi non perché c’è il dittatore ecologico illuminato che dice ” tu devi bere poca acqua, devi usare poca corrente elettrica, devi usare poco la macchina, ti diamo il divieto di andare sulle strade forestali, mettiamo il carabiniere accanto ai funghi per controllare che tu non ne prenda troppi”, ma per un libero convincimento. Una logica di pura amministrazione burocratica o autoritaria o repressiva delle risorse e del nostro equilibrio ecologico e sociale del pianeta e una logica che difficilmente può convincere per motivare. Da questo punto di vista credo che occorra una forte spinta etica in positivo, non solo la paura di non farcela a sopravvivere, ed anche una dimensione percepibile, una dimensione vivibile, entro la quale l’equilibrio ecologico ha un senso che un po’ tutti possono condividere e verificare. Questo penso che abbia anche delle forti contro-indicazioni. Molto spesso la comunità locale può essere quella che dice “purché vengano i turisti, noi facciamo anche 7 sciovie e se c’è bisogno costruiamo anche un nuovo monte, perché il vecchio non basta più per la quantità di turisti che vorremmo ospitare”. Non e che automaticamente la comunità locale, l’autonomia locale sia risolutiva, ma se non si trova un ambito entro il quale (come in una qualsiasi comunità percepibile reale) le autolimitazioni hanno un senso, cioè non sono soltanto la paura della multa o della pena o della repressione, il discorso non regge. Se non si trova una dimensione in cui la ragione ecologica possa coniugarsi con la democrazia, allora probabilmente le virtù di cui parlavo prima rischiano di essere un nobile e minoritario esercizio di ascesi ecologica, un nobile esercizio di solidarietà, ma un esercizio probabilmente con in grado di invertire la tendenza, o per lo meno di rallentare o arrestare il degrado, cosa che d’altra parte vorremmo tentare di fare”.

2 pensieri su “BIBLIOGRAFIA DISARMATA: LE SCIOVIE E ALEX LANGER

  1. Finalmente ! Il riferimento al carabiniere che controlla che non si prendano troppi funghi è giusto anche se irrealizzabile. La cultura del prelievo limitato è sempre esistito nella cultura rurale. Anche i cacciatori capiscono che non si possono prelevare troppi selvatici e giudicano male quelli che fanno una strage di uccelli o altri selvatici in un solo giorno o comunque in tempi limitati. Guardate una foto di tanta selvaggina uccisa con gli autori del crimine che sorridono soddisfatti. Anche enormi guadagni economici fatti come sappiamo con il necessario uso di energia, servizi pubblici, acqua pubblica, … sono praticamente crimini perchè si fanno danni senza aver bisogni importanti da soddisfare. E’ bella la frase di Langer: “può bastare” !
    Come sarebbe bello se in un programma di partito politico si proponesse di scoraggiare il lavoro di chi guadagna tantissimo perché lasci lavoro a chi ha bisogno invece di lavorare per la sua esistenza. Ah parlo male del lavoro ? No parlo male del lavoro eccessivo che provoca grandi danni all’ambiente.
    E’ bello il lavoro che serve a vivere senza fare danni e che da cultura, sicurezza e libertà personale

  2. Caro Angeli, l’idea di una crescita economica (o forse finanziaria) illimitata è una leggenda che da decenni ci propinano come unica ricetta atta a carezzare il bene comune. L’espansione pervade la dignità e come un blob soffoca le libertà minimali. Quanto ci manca l’occhio sensibile e coraggioso di Langer che si posava sui guasti dell’ era dei consumi e riusciva a vedere oltre. Aspettiamo scelte di cuore.

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