Così, sei anni fa, mi chiese a cena: “Mamma, quando è morta la letteratura?”. Aveva un sorrisetto curioso e intelligente, l’allora venticinquenne figlio, mentre mi pose la domanda, e io rimasi senza parole. “E’ morta, secondo te?”, gli chiesi a mia volta (mai rispondere a una domanda con un’altra domanda, ma tant’è). “Non ha presa sull’immaginario – disse lui – e non mi pare di vedere in giro i movimenti che esistevano nel Novecento”.
Mi torna in mente oggi, quella domanda, anche se sono perfettamente consapevole che dopo sei anni il figlio ha probabilmente cambiato idea. Però dopo tre giorni di Più Libri Più Libri, ci rifletto su. La letteratura ha presa sull’immaginario? Posso dire di sì? No. Non posso, dopo tutte le mattine del mondo recente passate a guardare gli altri, in metropolitana, per strada, in automobile, chini sul proprio smartphone. Non posso, quando vedo cedere le intelligenze più brillanti all’insulto facile, all’autocelebrazione, alla chiusura virtuale fra quattro pareti che per di più, come nei vecchi film, si stringono fino a soffocare. E che parlano di se stessi, come è normale, come faccio anche io.
Anche oggi vedo, annoto che l’Ego di chi si occupa di libri tenda a dilatarsi, a volte fino all’inverosimile. Ma sono stupita dalla mancanza di limiti assunta recentemente dagli UltraIo. Sì, certo, Mozart rimbeccava gli imperatori quando osavano criticare la sua musica, e alle nostre spalle borbottano, offesi, i fantasmi di centinaia di grandissimi ben consapevoli del proprio talento e ancora stizziti da chi lo ha messo in discussione.
Credo, però, che mai come in questi anni chiunque – davvero chiunque, dall’autore già noto all’esordiente, passando per gli affascinati dagli editori a pagamento al possessore del manoscritto inedito – si senta in diritto di essere sotto il cono di luce, di restarci sempre e di cacciare a pedate chiunque osi avanzare il più piccolo dei dubbi.
Esserci, esserci, esserci a tutti i costi. Come se il diritto al successo (perché di questo stiamo parlando, non di arte: parliamo di persone che non vogliono semplicemente scrivere, ma pubblicare e andare in classifica) fosse l’unica possibilità di esistenza in vita.
Questo dura da molto tempo, da ben più di sei anni.
Ma se c’è una cosa che mi è chiara adesso, specie dopo l’assemblea autoconvocata a Più Libri sull’editoria, è come risponderei oggi a quella domanda: sì, può aver presa sull’immaginario se ci si confronta, se ci si parla, se ci si unisce. Se si crede all’intelligenza dei gruppi. Se si oppone all’io un noi. Perché questo, nel mio irrilevante parere, farà del bene anche a quel che si scrive.
Ne riparleremo, più avanti.
Per ora, piccola comunicazione di servizio: il blog non sarà aggiornato fino a lunedì prossimo: fra due giorni parto per Reggio Emilia e poi per Torino, ed è tempo di ascoltare, parlare, guardare.
A presto.