Con i miei tempi, con i miei modi. Che non valgono per le altre e gli altri, dunque questa non è una lezioncina su come si fa polemica.
Sì, l’invito a Caffo è stato un errore e sì, anche il modo in cui è stato inizialmente rivendicato.
E bisognerà parlarne molto e molto ancora. Non in vista di una pacificazione, ma proprio per far sì che dissenso e spaccature producano altri fatti e altre azioni. E mutazioni, anche. E comprensioni reciproche: non accordi, comprensioni, che sono cosa diversa.
Quanto a Più Libri. Ci andrò. E non perché ho paura (ma di chi? Ho 68 anni, sai che paura). Non perché voglio vendere il librino (i libri non vendono alle fiere, vi do questa notizia. Si vendono nelle librerie e nei territori). Non perché qualcuno mi stronca la carriera, perché sono vecchia e non ho carriere da costruire, e il potere non mi interessava prima e a maggior ragione non mi interessa adesso.
Ci andrò perché altre persone sarebbero venute al Salone ai tempi di Altaforte, se non si fosse trovata infine la soluzione auspicata. Perché ci sono piccoli editori che hanno investito negli stand. Che costano. O autori e autrici che diranno cose importanti. O che interverranno negli spazi messi a disposizione per riflettere su quanto avvenuto. Capisco anche chi non va e chi si sottrae: una sottrazione politica come quella di Giulia Siviero, o sottrazione personale E politica come quella di Fumettibrutti.
Ci andrò perché questa storia ci ha segnato e segnerà. E abbiamo bisogno di parlarne, molto a lungo. Io, almeno.