Proseguo, insieme a Patrick Fogli, la pubblicazione degli interventi agli Stati Generali dell’Immaginazione di domenica 1 ottobre a Bologna. Preciso prima un particolare: non sono fra gli organizzatori dell’iniziativa, ma l’ho vista nascere a giugno, dopo lo sconcerto condiviso con alcune e alcuni sulle cinquine di Strega e Campiello. Ne ho parlato su La Stampa e sui social molto spesso, e non ho partecipato solo perché contemporaneamente ero impegnata con la lezione a Multi, sullo stesso argomento peraltro, e mi sembrava giusto avere almeno due piazze dove si discuteva di immaginario e letteratura. 
Noto con dispiacere che si sollevano distinguo su chi c’era e chi non c’era, su quanto fosse rappresentata la fantascienza e quanto le scrittrici: banalmente, era una call, dunque ci si poteva iscrivere e chiedere di partecipare, non si trattava di un convegno a inviti. Meno banalmente, starei molto attenta a non settorializzare il discorso sul fantastico con il vecchio bilancino dei generi: un po’ di fantascienza, un po’ di horror, un pizzico di gotico e una spruzzatina di fantasy. Questo modo di ragionare ha portato a una sola cosa negli anni passati: chiusura. Invece, è il momento di ragionare per aperture, visto che la posta in gioco riguarda tutte e tutti, chi scrive genere e chi no, chi scrive fantastico e chi no. Ma tutte e tutti si scrive di finzioni, e non di realtà.
Detto questo, pubblico l’intervento di Alessandra Sarchi.