In questi giorni ho postato vari articoli, incluso il mio su L’Espresso, sull’avanzata del cemento nelle città e sul progressivo abbattimento di alberi. La tendenza maggioritaria dei commenti è di testimonianza: ovvero cittadine e cittadini da ogni parte d’Italia che raccontano cosa avviene nelle loro città. E sarebbe importante leggere questi commenti e farne tesoro.
Però ce n’è una minoritaria ma rumorosa. Persone che scrivono: bugia, Roma è ricca di verde, anzi è la più ricca di tutte. Oppure, da Bologna, qualcuna che strilla: ma insomma, non si può più fare niente!
Dunque, Roma. Secondo Roma Capitale, “dal novembre 2021 al febbraio 2025 sono stati messi a dimora 29.665 alberi giovani, sono stati abbattuti ben 13.281 alberi adulti, sono state rimosse 10.365 ceppaie, sono state effettuate circa 120.000 potature”
Ma gli alberelli giovani, come spiega Antonio Pascale, vengono piantati male e non curati, dunque muoiono. Quanto alla potatura, “si preferisce la capitozzatura. Vietata in teoria ma di fatto quella più usata. In pratica, gli alberi diventano pali della luce. Un obbrobrio (avrei voluto farvi vedere come pochi mesi fa hanno ridotto gli olmi di via di Donna Olimpia, a Roma). Voi dite: ma così almeno non cadono. No, al contrario, così cadono di sicuro”.
Insomma, a fronte degli alberelli piantati, si sono tagliati o capitozzati malissimo parecchi altri. Che significa? Che a Roma si va avanti come si può, per fare appunto la foto col sindaco o l’assessore, e non è vero affatto che il verde aumenta. Aumenta formalmente, nei fatti diminuisce.
Bologna, dunque, tanto per fermarci a due città, perché sto ricevendo parecchie segnalazioni da tutta Italia.
Tanto per cominciare, domani c’è un’iniziativa da seguire. Alle 17 ci sarà un flashmob in piazza dell’Unità, dove vogliono abbattere gli alberi. Ci sarà un’altra iniziativa venerdì, titolo “Hands Off San Leo”, ovvero il giardino di San Leonardo entrato nelle mire della Johns Hopkins University, su cui c’è qualcosa da sapere.
Per farla corta, non è che occuparsi degli alberi significa essere noiosi passatisti o addirittura complottisti anti-sindaci. Significa provare a salvare le nostre città, e noi stessi, e i nostri figli e figlie.
Se poi si preferisce continuare così perché la politica ha lo sguardo sempre più corto e l’unico futuro che concepisce è quello della prossima scadenza elettorale, strillate pure. Ma Saramago avrebbe un paio di cosette da dire sulla cecità.
Tag: Bologna
Vieni con me, viaggiatrice o viaggiatore. Tu che magari hai letto stamattina sul Corriere della Sera l’intervista di Margherita De Bac al filosofo evoluzionista Telmo Pievani. L’hai letta? Dovresti. Perché fa caldo e caldo, e la gente muore, e gli esperti, beh, cosa vuoi che dicano?: bevete molto, mangiate leggero, non muovetevi nelle ore calde, accendete l’aria condizionata o, se non la avete, andate nei centri commerciali.
E invece, come dice Pievani, dovremmo “difenderci con l’adattamento culturale. Si calcola che nelle grandi città bollenti la temperatura si abbasserebbe di 10 gradi togliendo di mezzo asfalto e cemento e sostituendo i pavimenti col verde. È fondamentale farlo per la salvaguardia dei più deboli, anziani e bambini. Bisogna progettare un futuro dove le case sono dipinte di bianco o parzialmente interrate come a Dubai. Ci salveremo ingegnerizzando l’ambiente. La natura non è abituata a tempi così veloci. Siamo preoccupati. Ci adatteremo ma sarà costoso. È necessario farlo. Il caldo crea disuguaglianze e povertà”.
Invece, da Bologna a Milano, da Pordenone a Lucca, da Prato a Roma, si tagliano alberi: un buon numero di amministratori delle città vuole offrire il solito “decoro” abbattendo il verde. E io, viaggiatrice o viaggiatore, come tutte e tutti, vorrei sapere cosa hanno in testa. Perché viene detto e ripetuto che il verde urbano è l’unica soluzione contro l’innalzamento delle temperature, che non si fermerà: e invece si continua a costruire, e comunque le case non si trovano lo stesso perché i prezzi salgono e salgono, e per ogni pezzo di cemento in più si sottrae possibilità di vita e salute a chi abita le città.
Quelle che, secondo il governo, hanno la sola possibilità di sopravvivere mentre le aree interne sono destinate a morire.
Ma tranquilli: bevete molta acqua, mangiate frutta, accendete l’aria condizionata e aspettate la fine, che volete che succeda?
C’è chi dice “non mi riguarda”. E lo stanno dicendo in molti, in più occasioni, su diversi temi: dagli ameni negazionisti del femminicidio, che spuntano come primule quando la discussione diviene, da sotterranea, pubblica (e vedi mai ci si guadagnasse…