W.A. Auden mise a fuoco uno dei grandi temi di Jane Austen nella sua Lettera a Lord Byron: “Voi non potreste urtarla/più di quanto essa mi urti:/Joyce accanto a lei è più innocente dell’erba./ Mi mette in imbarazzo lo scoprire/una zitella inglese della media classe/descrivere gli effetti amorosi del “contante”, /rivelare francamente con tale sobrietà/le basi economiche della società”.
Ieri, al Festival internazionale del giornalismo a Perugia, abbiamo provato – chi vi parla, Daria Bignardi e Vera Gheno – a rispondere al titolo dell’incontro, “Come le scrittrici hanno cambiato il mondo”. Mi sono venute in mente due autrici che l’hanno fatto: Mary Shelley, con Frankenstein, e Jane Austen. Ecco, su Jane vi ripropongo quanto ho scritto per La Stampa, parola per parola. Buona quasi-liberazione.
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Sarò scorretta. Perché correttezza vorrebbe che una persona che lavora in Rai, come me, non commenti le nomine Rai. Ma oggi rompo la regola perché ho voglia di farlo, perché sono sbigottita – anche se non stupita – dalle reazioni…