BUON LAVORO, DARIA

Sarò scorretta. Perché correttezza vorrebbe che una persona che lavora in Rai, come me, non commenti le nomine Rai. Ma oggi rompo la regola perché ho voglia di farlo, perché sono sbigottita – anche se non stupita – dalle reazioni che sto leggendo sulla nomina al vertice di Rai Tre di Daria Bignardi. Come ha già scritto ieri Michela Murgia, stiamo parlando di una donna che lavora da diverse decine di anni in televisione, che conosce il mezzo come le sue tasche, che ha scritto articoli e romanzi (e dunque conosce molto bene anche l’uso delle parole, cosa non frequentissima).
Apriti cielo. No, davvero, apriti cielo: non è la prima tornata di nomine a cui assisto e per nessuna sono state usate le parole che ho letto. La si accusa di tutto: dall’essere nuora di Adriano Sofri (eh? E questo le darebbe “potere”? Ma siamo pazzi?) all’essere sorella di Irene Bignardi (balla clamorosa, peraltro: e anche qui, dove sarebbe il potere?),  la si accusa di aver intervistato Di Battista (in modo scorretto, secondo l’urlante popolo cinquestelle che magari avrebbe un paio di questioni in più di cui occuparsi, al momento), la si accusa di aver intervistato Renzi (in modo scorretto anche qui, ma in un altro senso). Ha intervistato un bel po’ di gente, Daria Bignardi, nella sua carriera, come chiunque conduca una trasmissione: se un bel giorno qualcuno facesse due conti, scoprirebbe che ho intervistato ergastolani, ex brigatisti, vescovi, magistrati e alpinisti, e potrebbe indignarsi per questo  (non so se qualcuno abbia da ridire sugli alpinisti, ma è certo, certissimo, anzi probabile). Peraltro, ha anche portato in televisione scrittori e scrittrici su cui all’epoca non scommetteva nessuno. Fu a Le invasioni barbariche che arrivò l’esordiente Roberto Saviano, ben prima che Gomorra diventasse un caso, per fare un solo nome (ma sarebbero tanti, invece, e mi auguro che qualcuno lo ricordi, e non la sola Michela).
Mi dispiace molto scriverlo, perché si rientra subito nel dannatissimo paradigma vittimario che poco mi piace: ma nell’onda di critiche, oltre al cinquestellismo che non perdona (lo stesso che azzanna Laura Boldrini ogni volta che può), l’essere donna, e oltre tutto autorevole (donna, autorevole, cinquantenne: una manna per l’odiatore e soprattutto l’odiatrice media, che di norma è coetanea dell’odiata e tutte le volte vede nella medesima il Vero Ostacolo a tutto quello che lei non è riuscita a fare, per complotto naturalmente) conta parecchio in questa reazione.
Buon lavoro, Daria. Rivendico il diritto di augurarlo, con il cuore, all’amica, alla scrittrice, alla donna che inizia una nuova avventura. Diamine.

20 pensieri su “BUON LAVORO, DARIA

  1. Grazie Loredana,
    Condivido ogni parola di questa analisi lucida che poteva essere solo sentimentale.
    Proprio perché sian donne
    Paura non abbiamo
    Signor dalle belle braghe bianche.

  2. Tutta la mia stima per Daria Bignardi. Ma siamo sicuri che il lavoro di un responsabile di rete sia assimilabile a quello che Daria ha fatto fin qui?

  3. Conoscendola personalmente forse cambierei idea, ma per come si pone in tv e per le scelte che fa e ha fatto, svendendo (secondo me) la sua ottima intelligenza, a me è sempre risultata molto antipatica, spocchiosa, a volte proprio sgradevole, ma soprattutto conformista.
    Del fatto che sia moglie o nuova di questo o quello non mi interessa e penso anche io che questi siano argomenti meschini.
    Comunque va bene, aspettiamo per giudicare (saremmo stati disposti a questa attesa per chiunque? chiedo eh…) e di sicuro auguri di buon lavoro a Daria Bignardi

  4. Pensa un po’ che io ho scoperto che è nuora di Sofri da tutta la polemica che ho letto in questi gg! Per dire che per molte persone Bignardi è “qualcuno” per la sua carriera non per le sue parentele. Volere sempre e solo vedere le motivazioni occulte, legate a uomini più importanti, ovviamente, è l’ennesimo svilimento delle figure femminili. Che palle!

  5. D’accordo su quanto scritto da Lipperini ma con qualche riserva sulla persona Bignardi sia per i dubbi, credo legittimi, circa le capacità ma queste vanno provate ( penso a quanti e soprattutto a quante si sono bruciate su quella poltrona). Tuttavia ciò che più mi lascia perplessa è l’orientamento ideale della prescelta che potrebbe non coincidere con ciò che Rai3, vivaddio, rappresenta: un’ oasi in cui si respira aria buona

  6. Non voglio giudicare per simpatia o antipatia. Né dare peso alle solite invidie. Ma vorrei cercare di scorgere capacità e contenuti. Possibilmente che non siano solo furbizia, relazioni giuste chi/ quante persone ha intervistato. Mi chiedo , vi chiedo ,per noi che “guardiamo” , qual è la sostanza ,quali sono gli studi fatti necessari a queste cariche? I nostri ragazzi devono esibire curriculum il più possibile dettagliati e motivati. Vale anche in Rai? Anche per la Bignardi?

  7. Ho provato un moto di simpatia per la signora Bignardi anni fa quando avvertii la tensione nella sua voce mentre intervistava un signore che oggi è direttore di Repubblica e che anche allora si chiamava Mario Calabresi. Non entro nel merito della questione che lega le loro due famiglie. Si trattava comunque di un momento difficile e non avrei voluto esser al suo posto. Scommetto che anche sua sorella Irene avrebbe preferito essere altrove, magari ad un festival del cinema mentre i critici nostrani contestavano David Linch ed il suo aver umiliato la figlia del “nostro” Rossellini. Mi è capitato di seguire altre interviste – e a parte fuoriprogramma come lo scrittore Mauro Corona che ha bevuto una birra avec insetto – raramente mi sono sentito incuriosito o interessato, ma nemmeno ho provato l’impulso, come davanti ad altri giornalisti, di urlarle di fare la domanda ics o ipsilon. Penso che la sorella di Irene sia come i semi di zucca tostati: se ne possono mangiare tanti da saziarsi , consapevoli che non si tratta di una leccornìa, ma che è sempre meglio del mangiarsi le unghie. Credo che in altro ruolo farà bene e che caratterizzerà Raitre perchè recuperi il pubblico che desidera sedersi in salotto e rilassarsi davanti ad una intervista innocua e divertita e che inconsciamente sogna una alternativa allo stropicciato Iacona ed alle sue implacabili incursioni nel reale. Spero che si porti dietro Gipi, così che il Makkox di Gazebo non sia l’unico cartoonist in onda. Potrebbe chiedere alla sorella Irene di chiamare Bruno Bozzetto.

  8. posso solo augurarle buon lavoro.
    …e speravo, alla mia età, di non dover più assistere a certe pantomime e di non dover più leggere certe cose…..E’ parente di……è donna……
    ma tant’è, certi discorsi e certi preconcetti sono duri a morire, forse un po’ troppo, per i miei gusti!
    Emanuela

  9. Simpatica non è….. e le sue trasmissioni non mi hanno appassionato un granchè; E allora? tutto questo can-can, queste critiche: ” antipatica, è parente di….., non è competente, ecc. ecc” diciamolo proprio perchè è una donna,. Ma si è mai sentito dire per la nomina di un uomo che è antipatico??? Nemmeno per sogno! Non so se Daria Bignardi abbia le carte in regola per dirigere Rai 3 , che del resto non è più la Tele Kabul di un tempo, sono lontani i tempi di Guglielmi; Spero faccia il suo, come del resto anche gli altri nominati e che abbia almeno il coraggio di cambiare qualcosa.

  10. … poi ti rendi conto che, per farti un’idea più autentica delle persone “in vista”, a volte conviene leggere Marco Travaglio, ad esempio e per stare in tema, la sua ultima fatica “L’ora Daria”: ecco che, quasi istantaneamente, come è avvenuto altre volte, sei disposto a rivedere completamente il tuo giudizio …! 🙂

  11. In realtà, a me Daria Bignardi personalmente non dispiace affatto, ma, a parte questo, mi chiedo anche io come mai le nomine, quando si tratta di donne, devono spesso e volentieri essere accompagnate da polemiche infinite, grottesche e profondamente ingiuste. Credo che sia una donna con una professionalità di tutto rispetto e che sa dominare la telecamera e la platea, cosa importantissima, se devi fare il direttore di rete: essere stato davanti alla telecamera, averci messo la faccia e l’impegno per anni e quindi conoscere perfettamente tutti i meccanismi che regolano il mezzo televisivo, soprattutto conoscere il pubblico, non c’è competenza migliore. A me sembra una donna in gamba anche per come si è sempre posta nelle sue interviste, in modo socievole ma non servile, intelligente e pungente con eleganza, provocatoria senza essere offensiva, tutte qualità che nella nostra volgarissima tv che adora urla e strepiti e aggressioni sono rare e preziose.

  12. @Giulia
    @Mauro
    Non ho maturato opinioni a favore o contro la Bignardi, ma rispondo a quanto scritto da Giulia e Mauro anche perché gli scritti di Travaglio sono spesso interessanti. E l’interesse non deriva dall’essere sorretti da solide argomentazioni che perlopiù latitano, ma per essere prodotti di un artigianato giornalistico scaltro e seriale, sempre più incline a costruzione retoriche basate sul poco, sull’assai poco.
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    Proviamo a scorrere le accuse di Travaglio alla Bignardi:
    1) non ha mandato in onda una intervista perché secondo il suo direttore violava la legge sulla par condicio in periodo elettorale. Travaglio, la legge è lì per essere rispettata e vale per tutti, anche per le persone a te vicine dal punto di vista lavorativo e politico, anche se avrebbero da dire qualcosa di probabilmente fondato.
    2) ha osato fare una domanda giudicata imbarazzante a un grillino, cosa evidentemente inammissibile per Travaglio. Una domanda dico, ben una domanda, probabilmente per Travaglio la soglia delle domande imbarazzanti rivolte a personaggi di una certa area politica è zero.
    3) è stata difesa da Letta allorché i grillini hanno cercato di far ricadere su di lei le colpe del suocero, cosa che neanche nelle tragedie greche accedeva, visto che si limitava alle colpe dei padri che ricadenti sui figli
    4) tra le interviste di sicuro non aggressive della Bignardi ce ne fu una anche a Renzi
    5) suo marito si è congratulato con Renzi per l’intervista nel backstage
    6) Poco più di due anni fa (gennaio 2014, con Renzi non ancora presidente del consiglio) in una intervista in cui faceva promozione al nuovo ciclo della sua trasmissione che apriva proprio con una intervista a Renzi, vantava il fatto di aver individuato tra i primi le potenzialità di Renzi stesso
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    https://tinyurl.com/jd468s7
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    L’occhiuto Travaglio non ha saputo trovare altre slurpate della Bignardi a Renzi (giusto per usare l’aulico linguaggio del nostro), ma una sola frase nella succitata intervista gli basta per farne una renziana di ferro e per interpretare la nomina al RAI 3 come un premio alla fedeltà.
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    Avrei altro da dire, ma è domenica e fuori c’è un bel sole, magari ne riparliamo dopo.

  13. caro picobeta,
    io ho maturato opinioni sulla Bignardi ma sono opinioni non ancora sfociate in convinzioni e che un giorno forse giudicherò sbagliate.
    Le opinioni su Travaglio invece sono diventate per me convinzioni ormai immodificabili.
    Soprattutto a proposito dei presunti complimenti rivolti da Luca Sofri a Renzi per l’intervista, un “esticazzi?” a Travaglio andrebbe proprio recapitato!
    🙂

  14. @Mauro
    Si può cambiare idea su tutto, anche su Travaglio, a me è successo, a suo tempo mi ero anche abbonato al Fatto Quotidiano, ma l’involuzione del personaggio è stata evidente. La necessità di produrre un pezzo al giorno e la condizione di essere la principale colonna portante dal punto di vista economico di un quotidiano di cui è socio e ora anche direttore, lo ha portato a calcare sempre di più la mano per tenere sempre in tensione l’interesse del suo pubblico. Intanto il mercato complessivo dei quotidiani si contraeva quasi del 50% e il bersaglio polemico tradizionale, cioè Berlusconi, si avviava a un tramonto fatto di Dudù, di mai sazie vampire olgettine dai denti affilati, di Forza Italia al 10-15% e di Milan a centroclassifica. In ultimo Travaglio ha individuato nei simpatizzanti M5S il suo pubblico di riferimento e ha fatto del suo quotidiano, nato con pretese di indipendenza dalla politica, la Pravda e l’house Organ della Casaleggio Associati e del movimento politico che ne è una appendice.
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    Tornando alla Bignardi, di mio non so se in passato si sia compromessa con qualche potere, se la sua attività professionale sia stata facilitata o meno dal passare dalla corte di un potente a un’altra, vorrei invece attirare la sua attenzione su come Travaglio cerchi di dimostrare nell’articolo da lei ricordato che questa tesi sia non solo fondata ma del tutto evidente.
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    La invito quindi a fare una disamina ad esempio di queste due frasi tratte dall’articolo:
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    > ha lavorato per Mediaset, Rai e La7, quindi ha nemici dappertutto; pubblica romanzi per Mondadori, ma in odio a B.; è amica di famiglia di Renzi; e scalpita nella scuderia del bravo e potente Beppe Caschetto, quindi conta meno della piccola fiammiferaia
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    > quando i 5Stelle le chiesero che cosa provasse ad avere un assassino come suocero, fu difesa nientemeno che da Letta in trasferta a Doha. Mal ne incolse al povero Enricostaisereno (tweet lanciato da Renzi proprio alle Invasioni): la Daria era già passata armi e bagagli al renzismo
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    per individuarne tutte le distorsioni retoriche funzionali alla dimostrazione del teorema di Travaglio sulla Bignardi opportunista e voltagabbana serva del potere

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