Siamo in Estonia. Nel 1987, viene resa nota l’intenzione del governo sovietico di aprire una immensa  miniera di fosforite a Virumaa.  Di qui, quella che viene chiamata “la Guerra della Fosforite”, nonviolenta, pacifica, vincente. La costruzione della miniera venne annullata. Non solo: fu da quella protesta che nacque il  movimento che ristabilì l’indipendenza estone nel 1991: “liberò la popolazione dal terrore”, venne detto. Venne chiamata, quella, “la rivoluzione cantata”. Disse Kaie Tanner:  “Cantando, ci mantenevamo vivi come nazione. Senza canto, l’Estonia non esisterebbe”. E’ bastato così poco? Non era poco. E, certo, conta il momento storico: due anni dopo quella protesta il muro di Berlino sarebbe stato abbattuto. Eppure, proprio in questi giorni, fa bene ricordare che i canti e le piazze pacifiche hanno portato un grande risultato. Non si può più? Forse. E forse no.