Ieri, già che c’ero, ho riflettuto sul fatto che in editoria, oltre al filone dell’autobiografia, si sta facendo largo quello boschivo. Ciclamini e roverelle per la nostra buona coscienza. Poi, però, quei boschi vengono distrutti per costruire superstrade, nelle Marche e non solo. Bene, in tempi lontanissimi si poteva unire una maledizione a un libro: chiunque sottraesse una tavoletta d’argilla o un codice miniato incorreva nell’anatema. Sarebbe bello ripristinare la tradizione: chiunque scriva un libro sui boschetti felici faccia, o almeno dica qualcosa su quelli che vengono sradicati. O non gli crediamo più.