BOSCHETTI E ANATEMI

Ieri sono tornata al centro di Roma. Non ci vado spesso perché so che mi arrabbio. Mi guardo intorno ed enumero: pizzerie al taglio, offerte di “food” per turisti ovunque, si tratti di pane, “bakery”, gelato, e ancora gelato e ancora pizza e ancora panini e ancora vera-cucina-romana (neanche per sogno) al microonde. In luogo di botteghe di passamaneria, vecchie macellerie, librerie, altro. Tutto identico, tutto cibo. Siamo ostaggi, mi sono detta. Di affitti stellari che non si riesce a limitare almeno nei centri storici e della assoluta mancanza di progetti. Che ci si ingozzi di pizza fredda e di gelato insipido, e chi se ne infischia del resto.
Ieri, già che c’ero, ho riflettuto sul fatto che in editoria, oltre al filone dell’autobiografia, si sta facendo largo quello boschivo. Ciclamini e roverelle per la nostra buona coscienza (“ecco del rosmarino, per il ricordo… ti prego, amore, ricorda. E qui le viole, per il pensiero. Ecco per voi la nigella, e l’aquilegia. Per voi della ruta. E un poco per me. Erbagrazia, possiamo chiamarla, di domenica”. Ps. Sì, è Ofelia).
Poi, però, quei boschi vengono distrutti. Ieri ho raccontato dell’Intervalliva Tolentino-San Severino: qui noterete come, nel dare la notizia, si sostiene che da anni e anni tutta la cittadinanza implora la sua costruzione. Poi, però, a quella cittadinanza che “attende” non si dà parola. Qui, invece, si parla della Val Potenza, dove i cittadini si oppongono eccome. Solo che, sciocchini, non capiscono che la viabilità è indispensabile, anche se il territorio avrebbe bisogno, ancora una volta, di progetti e non di superstrade.
Vecchia storia, vero? Ci impongono il sogno della grande opera e danno del luddista e passatista e cavernicolo a chiunque sostenga che è insensato. Poi, però, compriamo tanti libri sui boschetti felici.
Bene, in tempi lontanissimi si poteva unire una maledizione a un libro: chiunque sottraesse una tavoletta d’argilla o un codice miniato incorreva nell’anatema. Sarebbe bello ripristinare la tradizione: chiunque scriva un libro sui boschetti felici faccia, o almeno dica qualcosa su quelli che vengono sradicati. O non gli crediamo più.

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