La storia piccola e la storia grande coincidono su un punto: l’uso tossico delle parole. A volte lascia il tempo che trova (gli scrittori sono ricchi che dissipano i propri immensi guadagni e poi si fanno pagare dai cittadini poveri, gli scrittori potrebbero andare a lavorare, gli scrittori sono collusi, eccetera). A volte, quando reiterato, provoca disastri.
Wilfred Owen, per la cronaca, si arruolò come molti altri giovani inglesi ispirati da parole tossiche in una guerra che si supponeva veloce e che fu quel che fu. Ricoverato in ospedale per uno shock da granata, conobbe Siegfrid Sassoon, il più celebre tra i War Poets. Che sopravvisse, perché Owen morì durante un’azione di guerra il 1 ottobre 1918.
Ogni parola può contenere un veleno, anche quella che ci sembra ininfluente. Sarebbe bello pensarci ogni volta che si posano le dita su una tastiera, anche se non sarà così.