I libri degli altri: oggi si va un po’ di fretta, dunque posto qui la recensione a Il miracolo di Lorenza Sabatino, uscita su Linus nello scorso agosto.
Coi miracoli, certo, si può giocare, letterariamente parlando, come fece Arthur Machen con gli Angeli di Mons, che secondo la leggenda da lui creata apparvero in cielo con grandi ali meccaniche e un lungo arco d’argento, facendo impazzire i cavalli e inginocchiare guerrieri. A permettere la ritirata dell’esercito britannico accorso al fianco di Belgio e Francia, il 23 agosto 1914, sarebbero infatti state le anime degli arcieri che ad Azincourt e Crécy, nel IX secolo, decretarono la vittoria dell’esercito di Re Alfred contro i Normanni, salvando l’Inghilterra. Machen, che era stato corrispondente di guerra, dopo poche settimane dall’episodio scrisse un racconto, The Bowmen (Gli Arcieri) su un quotidiano di Londra. Ebbe un grande seguito, al punto che molti soldati inglesi scrissero di aver davvero visto, fra le nubi, gli angeli giunti in loro soccorso, diafani e pallidi, e circondati da un alone luminoso, che fecero imbizzarrire i cavalli dei tedeschi.
Anche quando non sono truffe o beffe, i miracoli sono sempre complicati, come ben sapeva Niccolò Ammaniti quando scrisse la serie televisiva che parlava proprio di un miracolo classico, una statuetta della Madonna che piange sangue.
Il romanzo di Sabatino, invece, usa un miracolo per parlare sia di dinamiche familiari sia di come si percepisce il miracolato dopo il cambiamento: siamo negli anni Ottanta, a Napoli, in un albergo di Chiaia dove si festeggia un battesimo. Annibale è il proprietario, affiancato dalla moglie Eugenia: il figlio Gerardo desidera solo passeggiare per i boschi, la nuora Luisa è una grande lavoratrice, la quindicenne Mimì vorrebbe altro per sé, e infine c’è un bambino di sette anni, pestifero, di nome Tommaso.