Questo post parte da un fatto molto semplice: dopo due anni e mezzo ho preso il covid, come molte e molti. E come molte e molti, ho scritto due post su Facebook per lamentare la spossatezza. Ci sono state un paio di reazioni indicative: in sostanza, la persona con follower non deve permettersi di parlare pubblicamente della propria fragilità perché sottrae attenzione a chi non ha la stessa attenzione.
Come scrive Philippe Forest:
“La maggior parte degli umani pensa che esista nel mondo una quantità limitata di fortuna. Di qui l’espressione di contentezza che passa sul loro volto quando vedono un morente. Credono che il morente, con la sua disgrazia, liberi così la parte di fortuna che gli era riservata e che questa possa reintegrare il totale a disposizione dei vivi”.
C’è qualcosa di molto antico in queste reazioni. E qualcosa di nuovo che va studiato. A quel nuovo mi sottraggo, da questo momento. Chi vuole sapere come sto, mi telefoni e mi scriva. Ai social, e ai suoi mostri, non darò più nulla di me.