Questa è una piccola storia, una storia di quartiere, dunque ininfluente rispetto alle storie grandi e terribili che si muovono sopra le nostre teste. Però contiene in sé qualcosa che riguarda un modo di pensare che ci strangola, e che ancora non viene compreso: nelle nostre città, nelle nostre regioni, il verde viene eliminato in favore del cemento. Ma come?, ci vien detto, non vedete che tagliato un albero ne viene piantato un altro? Già. Alberini infelici e sottili, che quasi sempre si seccano per mancanza di manutenzione, che non fanno ombra e che fanno pure tristezza, a vederli solitari e già malati circondati dalle nuove e ardite e geniali costruzioni che dovrebbero, ci risiamo, dare “decoro” alle nostre città. Sottraendo ossigeno.
Per esempio. Nel mio quartiere, domani pomeriggio, si inaugura “la Rambla”. Cosa c’entri una Rambla a Pietralata lo sa solo il Comune di Roma, e perché il pomeriggio inaugurale si debba chiamare “La Rambla è Fashion” non lo sa nessuno, e sarebbe bellissimo che invece di scomodare i linguisti per tuonare contro lo schwa lo si facesse ogni volta che si usano le parole a caso (non ho nulla contro gli anglismi, è che vorrei capire il termine Fashion applicato alla schifezza di cui sto per parlare).
Ma che è la Rambla?
Intanto, è una rotonda. Con un totem. Avete capito bene, un totem gigantesco che sembra un palo a cui legare i sacrifici umani per Chtulhu. Come dice il presidente del Municipio Umberti: “quando sarà illuminato diventerà un landmark del territorio”. Detto in parole povere, un punto di riferimento. Per fare cosa, a parte i sacrifici umani, non è chiaro. Poi c’è una scalinata, “dove in futuro si terranno gli eventi culturali e le sfilate di moda”, al cui centro sorge “una fontana artistica”.
Nei fatti, il tutto ha l’aspetto di una bella colata di cemento che difficilmente attirerà i passanti, che invece chiedono quello che chiediamo tutti. Verde.
Bene, il problema non è solo del mio quartiere, figurarsi: è vero, come scrivevano i Wu Ming, che esiste una classe dirigente “innamorata di cemento e asfalto”, che adora abbattere alberi, aprire cantieri e decidere urbanizzazioni insensate.
Che si fa? Si racconta, si resiste.
E si rilegge Antonio Cederna:
“Per me la lotta per la salvaguardia dei valori storico-naturali del nostro paese è la lotta stessa per l’affermazione della nostra dignità di cittadini, la lotta per il progresso e la coscienza civica contro la provocazione permanente di pochi privilegiati onnipotenti”.
Fashion un corno.
Tag: Pietralata
Non da oggi medito sui gruppi facebook e sui comitati di quartiere, che sono cosa preziosa in sè ma facilissimi alle infiltrazioni. Che infatti ci sono e prosperano. Dunque, accanto ad annunci e ricerche, che sono cose utili, e segnalazioni di gatti a zonzo, quello che accalora gli animi è la prossima apertura di un centro di accoglienza per i senza dimora a Pietralata. Parliamo di venti persone, non di duecento. Orbene. Ci sono un paio di utenti, quasi sempre con profilo semivuoto, che soffiano sul fuoco paventando rapine, scippi e stupri e la catastrofe criminosa nel quartiere. Perché, questa è l’argomentazione, i delitti sono aumentati.
So di ripetermi, ma vale sempre la pena tornarci.
Qualche settimana fa, a Fahrenheit, Luigi Ferrajoli, professore emerito di Filosofia del diritto nell’Università Roma Tre e autore di Giustizia e politica , ha fornito nuovamente i numeri. In particolare:
“Negli ultimi trent’anni la criminalità in Italia è crollata: gli omicidi, che nel 1991 furono 1.938, sono oggi poco più di 300 e anche gli altri reati sono in larga parte diminuiti. “