SOFFIARE SUL FUOCO: UNA RIFLESSIONE SUI COMITATI DI QUARTIERE

Questa mattina presto, mentre trotterellavo verso la palestra, come al solito ho rischiato di essere spiaccicata sull’asfalto. C’è una stradina, alla sinistra della mia casa, da cui ci si immette verso la strada principale, che è regolata da due semafori: naturalmente chi arriva dalla stradina vede il semaforo verde e accelera per passare in fretta. Senza considerare che a) ha uno stop gigantesco b) la stradina curva quindi chi guida, e chi passa, non ha una buona visuale.
Per la trecentesima volta ho sobbalzato e tirato graziosi quanto non riferibili anatemi verso il guidatore. Per la millesima volta mi sono chiesta perché non si può mettere un dissuasore, visto che lo stop non lo rispetta nessuno. Per la decimillesima volta mi sono chiesta perché non si riesca a riunirsi in una comunità vera, nel mio non quartiere dove prosperano solo pizzerie a taglio e fruttivendoli e parrucchieri, e non c’è un solo punto dove incontrarsi e insomma l’elenco dei problemi da affrontare è lunghissimo.
Però.
Non da oggi medito sui gruppi facebook  e sui comitati di quartiere, che sono cosa preziosa in sè ma facilissimi alle infiltrazioni. Che infatti ci sono e prosperano. Dunque, accanto ad annunci e ricerche, che sono cose utili, e segnalazioni di gatti a zonzo, quello che accalora gli animi è la prossima apertura di un centro di accoglienza per i senza dimora a Pietralata. Parliamo di venti persone, non di duecento. Orbene. Ci sono un paio di utenti, quasi sempre con profilo semivuoto, che soffiano sul fuoco paventando rapine, scippi e stupri e la catastrofe criminosa nel quartiere. Perché, questa è l’argomentazione, i delitti sono aumentati.
So di ripetermi, ma vale sempre la pena tornarci.
Qualche settimana fa, a Fahrenheit, Luigi Ferrajoli, professore emerito di Filosofia del diritto nell’Università Roma Tre e autore di Giustizia e politica , ha fornito nuovamente i numeri. In particolare:

“Negli ultimi trent’anni la criminalità in Italia è crollata: gli omicidi, che nel 1991 furono 1.938, sono oggi poco più di 300 e anche gli altri reati sono in larga parte diminuiti. ”

Tranne i femminicidi, anche se i profili vuoti di cui sopra, che si presentano come femminili, insistono sul fatto che le donne saranno ancora di più in pericolo: questo, in barba al fatto che il pericolo, per le donne, è in casa, e lo dimostrano i due femminicidi del weekend.
Qual è allora il punto? Che a fronte di una diminuzione dei crimini aumenta la percezione del proliferare (falso) di quei crimini. E a chi si deve? Alla propaganda politica. Che, attenzione, non appartiene alla sola destra: la deriva securitaria del Pd, almeno fino a oggi, dovrebbe essere nota a tutti (se non lo fosse, prometto un ripasso).

Quel che intendo è che ci troviamo di fronte a una formidabile illusione che, purtroppo, funziona e continua a funzionare: non è vero che ci sono più crimini, è vero invece che ci sono più agitatori che dicono il falso e diffondono terrore. Viviamo in un regime di paura, laddove la paura vera dovremmo nutrirla proprio verso lo svanire del senso di comunità, che si sente tale solo quando può indicare un colpevole, e non quando dovrebbe almeno provare non a rivendicare un presunto decoro, ma a rendere vivibile il luogo in cui abita. Sarà lunga, ma ce la faremo, prima o poi.

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