Vi parlo di Ventotene perché Gita al Faro rischia di non esserci più, dopo l’edizione in forma ridotta dell’estate scorsa. I motivi? Il progressivo assottigliarsi dei finanziamenti, pubblici e privati. Ora, so benissimo che in tempi oscuri come questi la crisi di un festival letterario può sembrare ininfluente. E magari lo è, anzi sicuramente lo è rispetto a urgenze indiscutibili e gravi come quelle che attraversiamo.
Eppure, continuo a essere convinta che le storie servano. Specie in un luogo di memorie fortissime come Ventotene, ma anche e soprattutto Santo Stefano. Da quando ho assunto la direzione artistica, nel 2014, il fine è sempre stato uno: cercare di restituire quanto Ventotene dà, e dà moltissimo, in termini di memoria, storia, natura.
Sono tanti, tantissimi, gli autori e le autrici che sono stati sull’isola. Oltre ottanta ospiti, da Stefania Auci a Edoardo Albinati, da Stefano Bartezzaghi a Maurizio De Giovanni, da Donatella Di Pietrantonio a Nicola Lagioia, e poi, in ordine sparso, Daria Bignardi, Giulia Caminito, Paola Caridi, Gianrico Carofiglio, Mauro Covacich, Chiara Gamberale, Vera Gheno, Federica Manzon, Michela Marzano, Michela Murgia, Matteo Nucci, Sandra Petrignani, Tommaso Pincio, Walter Siti, Nadia Terranova, Emanuele Trevi, Wu Ming 1, Zerocalcare e tantissimi altri.
E altri ne vorremmo.
Per questo, abbiamo fatto partire oggi una campagna di crowdfunding su Produzioni dal basso.
Perché vogliamo esserci anche nel 2026. Perché c’è una cosa che abbiamo imparato in questi anni: la letteratura non è mai lontana dal mondo in cui nasce, e ne riporta gli orrori, ma anche le speranze. E in tutto questo tempo sono stati scrittori e scrittrici a guidarci nella comprensione di quel che la cronaca non sempre riesce a restituire.
Grazie per tutto quello che potete fare.
Tag: Ventotene
Dunque sono in partenza, questa sera Formia, domani Ventotene per Gita al Faro. Sarà un’edizione particolare, molto. Più condensata, più centrata su quel che avviene intorno a noi, anche con le parole della letteratura.
C’è un motivo, anzi più d’uno.
Mai come in questi ultimi mesi si è parlato di Ventotene: la sua storia e quella dei confinati politici sono state evocate nelle piazze, in Parlamento, sui giornali. Mai come oggi si è tornato a fare i nomi di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni (dimenticando, spesso, Ada Rossi e Ursula Hirschmann, che molta parte ebbero nel Manifesto). E mai come oggi, dunque, è necessario ricordare cosa è avvenuto davvero nell’isola in cui furono confinati numerosi uomini e donne che parteciparono alla resistenza e alla lotta per la liberazione, di cui ricorre in questo 2025 l’ottantesimo anniversario, molti dei quali futuri esponenti della classe politica repubblicana.
La memoria di quanto è avvenuto è stata in passato delegata a pochi, instancabili studiosi, scrittori, attivisti che hanno continuato a indagare sui lunghissimi anni in cui Ventotene e la vicina Santo Stefano sono state luoghi di confino e di carcere. Ed è per questo che l’edizione 2025 di Gita al faro, che da quattordici anni ospita scrittrici e scrittori per conoscere e raccontare l’isola, sarà interamente dedicata a cosa davvero è stata quell’esperienza.
Saranno tre gli ospiti del Festival, Annalena Benini, Paola Caridi e Wu Ming 1, e ognuno declinerà a suo modo la storia di Ventotene e come riecheggia nel presente.
Gita al Faro, insomma, cambia nella continuità, per questa edizione 2025: perché la letteratura non è mai lontana dal mondo in cui nasce, e ne riporta gli orrori, ma anche le speranze. Un’edizione speciale per tempi speciali: dove gli scrittori sono chiamati a guidarci nella comprensione di quel che la cronaca non sempre riesce a restituire.
Questo blog non sarà aggiornato fino a lunedì. E speriamo che siano giorni portatori, se non di pace, di lucidità e di pietà.
Sì, è decisamente imbarazzante. Sì, è una di quelle cose che ti ronzano nella testa e ti fanno chiedere, ma cosa frulla in certe teste? Sì, sono senza parole. Prendi la Bulgaria. Da quelle parti chi ha un bambino di…