UN POST SULLO STREGA NON MANCA MAI

La cosa che continua a stupirmi della serata finale del Premio Strega è quel curioso tipo di velinismo culturale che porta non poche fanciulle (ed ex-tali) ad accompagnare pensosi signori in abito scuro con il solo scopo di conquistare una sedia ad uno dei tavoli del Ninfeo, mangiarsi le tartine e raccontare agli astanti di essere "un’artista" (non necessariamente una scrittrice: direi, anzi, che le scrittrici sono in netta minoranza rispetto alle pittrici, le cantanti, le attrici).
Per il resto: ha vinto Niccolò e ne sono contenta.
Tornando a noi: Leonardo è un genio.

40 pensieri su “UN POST SULLO STREGA NON MANCA MAI

  1. visto il livello degli scrittori e presunti tali un po’ di gnocca almeno alza il livello della serata. Insomma un billionaire solo un po’ più cafone

  2. il tuo “genio” ha scritto che “citati è un sintomo del fascismo”. considerando il tuo pezzo precedente, in cui stigmatizzavi l’accostamento fatto da elena stancanelli fra commentatori anonimi di blog e fascisti, forse il titolo appropriato doveva essere: “del perché la titolare si sente schizofrenica”.

  3. Sergio, la schizofrenia della titolare è cosa assolutamente possibile e non la metto in discussione.
    Mi permetto sommessamente di farti notare che i contesti sono vagamente differenti: posso non condividere, come diceva giustamente Girolamo nei commenti al post precedente, l’uso dell’aggettivo “fascista” in modo improprio. Ma il senso, il tono, le argomentazioni usate da Leonardo non sono riconducibili ad una parola.
    Mentre l’accostamento fatto tra blog e terrorismo nero, sinceramente, è a mio parere inaccettabile.

  4. loredana, meglio non approfondire le argomentazioni del tuo genio, che non riesce a capire che il finale del pezzo di citati, quando propone di negare il gelato a buttiglione per finanziare gli aumenti degli stipendi agli insegnanti, era puramente ironico e retorico. ad ogni modo sì, citati ha una certa età e dice un sacco di castronerie sulla bellezza dei tempi andati, ma la responsabilità grave è di chi dà così tanto spazio e risalto a quelle castronerie, non di chi le scrive. mio nonno fu un illustre docente universitario, membro accademico di vari paesi, ma a ottant’anni delirava e l’unico modo di tranquillizzarlo era fargli vedere “ok il prezzo è giusto”. se avessero pubblicato in prima pagina sul corriere le sue farneticazioni di chi era la colpa?

  5. Questo è interessante: svicolo e insieme no. Una cosa che mi colpisce moltissimo, Sergio, e che in qualche modo prescinde dall’articolo in questione e dall’argomento, è una tendenza che sto cominciando a riscontrare con una preoccupante frequenza. Il benedetto rimpianto dei tempi andati. Io temo che non sia soltanto una questione anagrafica: trovo questo atteggiamento anche in articoli e libri di persone più giovani di Citati e anche della sottoscritta. Quasi una volta al giorno, mi imbatto in qualcuno che descrive con immensa nostalgia quello che c’era prima.
    Per quanto riguarda la scuola è quasi scontato: non si sa bene perchè, “prima” era “comunque” meglio. E secondo me non è vero, e sostenerlo falsa il problema. “Adesso” non funziona, ma non per un decadimento: per come la vedo io, per un ostinato desiderio di non comprensione di quello che accade. Guardando una ricerca recente sul “burn-out”, il malessere psicologico di cui soffre una percentuale sempre crescente di insegnanti, ho trovato che fra le cause indicate c’era …l’immigrazione. Inizialmente sono rimasta sorpresa, poi ho letto le motivazioni, che non sono di natura razzista evidentemente, ma che indicavano la difficoltà di adeguare se stessi ad un modo necessariamente diverso di rapportarsi con bambini e ragazzi.
    Mi fermo qui, su questo punto, ma riprendo quello di partenza: perchè si continua, non solo in questo campo, a volare con la faccia all’indietro? E’ più comodo, appagante o cosa altro?
    Non ho la risposta: neanche la mia parte schizofrenica la possiede, ahi… 🙂

  6. il rimpianto dei (presunti) bei tempi andati non è appannaggio esclusivo di un’età avanzata, certo loredana. la cosa che mi preoccupa, da lettore assiduo di repubblica, è la sua crescente senilizzazione. sintomi evidenti di senilità sono in genere l’attitudine continua a deplorare e una sensazione persistente di déjà-vu, anche su ciò che non si è mai visto. in questo senso, perfino michele serra, spesso arguto e condivisibile, si sta citatizzando precocemente. è come se si fosse seduto su una panchina di corso como al sabato sera e da quella postazione ci costruisse una visione del mondo. quello non è il mondo, è la sua becera parodia. credo che repubblica dovrebbe mandare in pensione alcuni suoi autorevoli senatori che hanno fatto il loro tempo. citati, augias, bocca, ottone, per esempio. a proposito di ottone, ma ezio mauro li legge i suoi pezzi sul venerdì? sono anni che biasima la maleducazione dei possessori dei telefonini, e le uniche volte in cui è propositivo le usa per insegnarci l’imprescindibile galateo da osservare a bordo di un trialberi. non è solo la politica a dover far spazio ai giovani…

  7. Figurarsi, Citati era già vecchio negli anni ’60, un rudere della cultura idealistica e aristocratica. Per farsene un’idea, basta (ri)leggersi la presentazione editoriale dell’edizione tascabile di U. Eco, “Apocalittici e integrati”, libro in cui per la prima volta (o quasi) venivano presi sul serio i fenomeni della cultura di massa come fenomeni culturali, allargando la portata del discorso critico al territorio della cultura popolare e dando inizio all’erosione della torre d’avorio. Orrore! – strepitò Citati raggelato – Chi osava permettersi di indagare il linguaggio del fumetto con gli strumenti della filosofia, di leggere Superman servendosi di Kant?!
    Se quella recensione di Citati “si rivela interessante perché consente un’analisi sulla situazione dell’intellettuale italiano nel 1964” (Eco), il fatto di vedere lo stesso Citati rompere i maroni ancora oggi dalle colonne di Repubblica la dice lunga sulla situazione della cultura italiana nel 2000.
    Non sono d’accordo con Garufi, il quale in sostanza afferma che, essendo Citati un vecchio rincoglionito, i suoi deliri vanno presi per quello che sono, e non occorre perderci troppo tempo. Garufi lamenta piuttosto il problema che purtroppo c’è chi, in Italia, è disposto a pubblicare le castronerie di Citati. Appunto. Proprio perché la situazione è questa, trovo che decidere di smontare pezzo per pezzo le castronerie di Citati sia simbolicamente e politicamente più rilevante del semplice ignorarle. Non sia che magari, dopo qualche tempo, a Repubblica si avvedano che Citati è rincoglionito e decidano do sostituirlo – che so? – con Garufi, o comunque con qualcuno meno rincoglionito di lui.
    A questo proposito leggo con soddisfazione che anche Garufi, nel suo secondo intervento, sarebbe per un generale rinnovamento del panorama giornalistico italiano.

  8. Sergio, purtroppo la colpa delle castronerie di Citati non è solo di chi ne ospita le opinioni. Citati dà sfogo al vente molle della scuola, alla gnagnera buona per tutte le stagioni, che è sempre più facile che rimboccarsi il cervello e costruire qualcosa, l’ossessione educativa che sublima il desiderio di potenza dell’insegnante frustrato ed anche (perdonate il politicamente scorretto, ma quando ci vuole ci vuole) il mammismo pedagogico, cui fa da specchio il paternalismo educativo. E da questo coacervo di passioni tristi, risentimenti e frustrazioni germinò il fascismo: ecco perché l’aggettivo (cripto)fascista non è fuori luogo. Non a caso ciò che Citati sa sulla scuola coincide con i libri di Paola Mastrocola, a sua volta eletta da una minoranza (spero) lamentosa di insegnanti a bandiera del malcontento qualunquista. È un topos radicato nella coscienza dell’italiano, la chiacchiera che si perde per strada (o in sala insegnanti, o nei corridoi) piuttosto che sdimentarsi in gazzette e libri.
    È per questo che anche la proposta di raddoppiare gli stipendi degli insegnanti è una sciocchezza: intanto perché gli insegnanti saranno anche mal pagati, ma i miei quasi 1.400 euro di stipendio (11 anni di anzianità di servizio) sono più della retribuzione del 60% dei lavoratori italiani. Che sono, portoghesi a parte, i meno pagati d’Europa occidentale. E, secondo, perché la frustrazione dell’insegnante è la stessa del ceto medio generalizzato della società post-moderna, così come le frustrazioni e le differenze tra la scuola d’élite di ieri e quella di oggi sono l’esprssione scolastica di un disagio generalizzato nell’Epoca delle passioni tristi (e trovo singolare che pochi insegnanti siano al corrente del fatto che il libro di Benasayag e Schmit è anche un libro sulla scuola). La scuola non è isolata dalla società, e non è impermeabile alla società: ma l’insegnante che va dietro a Citati e a Mastrocola tale si sente, o vorrebbe continuare a sentirsi. È questo il problema.

  9. Ah, dimenticavo: avendo elogiato Come dio comanda in epoca non sospetta, non posso che essere contento per la vittoria di Ammanniti. Indipendentemente dal rosicare dei critici laureati.

  10. Citati non mi piace come scrive nè come dice le cose, ma la sostanza del suo intervento è condivisa da molti: insegnanti mal pagati, stressati (pare che sia la categoria di lavoratori che ricorrono più spesso a cure psicologiche e psichiatriche), demotivati e soprattutto obbiettivo dell’arroganza e della maleducazione dei ragazzi e delle famiglie. I presidi terrorizzano gli insegnanti dopo la minaccia dei genitori che vogliono cambiare scuola. Ho due ragazzini in età scolare e vedo ogni giorno la difficoltà degli insegnanti (io faccio altro eh?). Simpaticamente il sindaco di una località sarda ha offerto una settimana di vacanza gratis all’insegnante che ha fatto scrivere 100 volte al un bulletto “Sono un deficiente”. Il padre del bulletto l’ha aggredita verbalmente. Io ho visto diverse volte genitori che rispondevano per iscritto nel diario dei figli alle note!
    Molti riconducono l’inizio dello sfascio della scuola al 1968. Ma lo sfascio è della famiglia, del mondo del lavoro, dell’ambiente, dell’occidente. E’ l’apocalisse che è arrivata, forse è già passata e noi stiamo vivendo “un dopo”. Potrebbe essere per questo motivo che tutti viviamo voltati all’indietro.
    Siamo un’umanità con un radioso futuro alle spalle.
    Complimenti per il blog La Lip e per la dritta di Leonardo che ho messo subito tra i preferiti.
    A te quale piaceva di più della cinquina Strega? La mia preferita è l’insegnante Milena Agus che sino all’anno scorso nascondeva di aver scritto libri ai suoi alunni per paura che la confondessero con le alcune delle sue pagine un po’ scabrose…

  11. Citati va criticato perche e il prototipo della letteratura aristocratica e disimpegnata. Se scarseggiano in Italia gli scrittori impegnati e anche per colpa sua e del suo pessimo esempio.

  12. Letto Leonardo e letto Citati.
    Premessa: non conosco Citati e pochissimo Leonardo (un commento o due su un post relativo alla pedofilia).
    Dato di fatto: i Professori sono pagati poco, troppo poco.
    Svolgimento: non ho capito perché Leonardo si affanni tanto nel tentativo di demolire lo scritto di Citati. Personalmente l’unico periodo al quale attribuisco valore è l’ultimo, quello in cui chiede – provocatoriamente, ma non tanto – il raddoppio dello stipendio. Ha ragione, su tutti i fronti e qualunque Stato serio, compresi gli economisti, sa perfettamente che il futuro si gioca TUTTO sul fronte dell’istruzione.
    Non capisco perché l’istruire non debba seguire le stesse dinamiche economiche delle altre professioni e debba rimanere un limbo malpagato per ‘sfigati’ senza altri sbocchi.
    Conclusione: l’intervento di Leonardo mi pare alquanto sconclusionato, anche un pochino astioso, e il suo argomentare non finalizzato.
    Blackjack.

  13. se non aveste prole non fareste fatica a sentirvi disillusi.Ammanniti è davvero bravo a farci appassionare ai suoi personaggi,anche se fino a due romanzi fa sperimentava troppo poco(non era il solo).Repubblica è uno degli ultimi baluardi di civiltà con un certo peso in un paese strangolato dall’aria chiusa.Salud
    p.s. è strano pensare che quando ho letto “tecniche di seduzione” era disposto a dichiararmi certo fin dal principio che stesse parlando di Umberto Eco per quanto riguarda la figura del grande scrittore pigmalione e di Pietro Citati quando descriveva il,a suo parere,pesantissimo Oscar Sassi(visto come plenipotenziario,nonché deus ex machina della cultura italiana),e i due fossero orientativamente culo e camicia

  14. “Citati va criticato perché è il prototipo della letteratura aristocratica e disimpegnata. Se scarseggiano in Italia gli scrittori impegnati è anche per colpa sua e del suo pessimo esempio.”
    questo benedetto “impegno”, che solo a evocarlo guarisci dalle scrofole, mi ricorda tanto il marito ricco, che non è mai così benaccetto come quando se ne può denunciare la scomparsa. è la sua funzione precipua, il mancare. se a scuola si dice sempre “è intelligente ma non si impegna”, in letteratura capita l’esatto contrario. chi vanta il suo “impegno” in genere lo fa per compensare la propria imbarazzante deficienza.

  15. Blackjack,
    L’istruzione scolastica è un semplice segmento di un sistma-istruzione che coincide con la società stessa. Non c’è più un momento in cui hai finito di imparare perchè sai già tutto quello che ti serve. Ridurre tutto al ruolo dell’insegnante nei 12 anni di percorso scolastico (per chi ci arriva) è illusorio: per riformare il sistema-istruzione devi riformare l’intero sistema, altrimenti ti prendi in giro con qualche punteggio più alto nei sistemi di valutazione. Piuttosto che perdere tempo con Citati, meglio cominciare a farsi un’idea di cosa dice da anni Bauman, per dire (uno come Baricco, che una qualche idea ne ha, riesce a scrivere sulla scuola cose molto più interessanti e soprattutto cogenti): ma c’è molta gente che preferisce ancora star lì a lanciare messaggi in bottiglia, che tanto nessuno più li legge, ma fa tanto intellettuale continuare.

  16. Girolamo: ma non è che con la solita menata del ‘cambiare tutto il sistema’ poi alla fine non si cambia nulla?
    Sarò anche banale, ma se il lavoro di Professore fosse più appetibile forse, potremmo sperare di avere gente migliore ad insegnare.
    Per quanto riguarda la società, la formazione permanente, etc… penso che bastino un paio di numeri: Cina e India sfornano tutti gli anni quasi 5 milioni di laureati fra ingegneri, fisici, chimici, informatici, matematici. E aumenteranno fino a 10 milioni nel prossimo quinquennio.
    Se continuiamo solo a pensare e a non fare, tempo una decina d’anni vedremo scomparire non solo le teste, ma anche le Aziende.
    Funiculì, funiculà: e vai di tarantella.
    Blackjack.

  17. non conosco Citati se non di fama.
    però ho apprezzato molto il suo recente ‘La morte della farfalla’, che parla di F.S.Fitzgerald e della moglie Zelda; è un libro molto bello

  18. Nessuno ha ascoltato il bellissimo accostamento tra “Mal di pietre” e Di Pietro fatta dal Mastella?
    Che almeno le loro beghe condominiali le tenessero fuori da certi contesti.
    Mi sento di dargli cordialmente del buffone.

  19. @ blackjack
    ti faccio un esempio: il rapporto studente/docente è cambiato perché, dal lato dello studente, l ascuola non è più una condizione élitaria o una conquista sociale, e dal lato dell’insegnante perché la diffusione dell’istruzione (e la moltiplicazione delle possibilità di apprendimento) hanno reso meno “elevata” socialmente la condizione dell’insegnante. Se il problema dei rapporti docente/studente continuiamo a pensarlo in termini di alzarsi in piedi quando entra il profe, reintrodurre il lei, ecc., ci prendiamo in giro (come succede da Vespa, da Ferrara/Buttafuoco, ecc.).
    Quando dico che la scuola è un segmento della società intendo dire che non si può riformare la scuola senza chiedersi quale ruolo giocano le sue figure nella società: sennò davvero ci prendiamo in giro. È inutile riformare l’apprendimento scolastico se la riforma no è integrata col prima e il poi, con l’apprendimento permanente, con le esigenze della società complessa: problemi che Buttafuoco e Buttiglione hanno liquidato con una battura su “quel noiosone di Dewey”, e che invece, ti assicuro, molti lavoratori della scuola, molti studiosi di questioni scolastiche, molti analisti dei processi di istruzione, molti sociologi che vanno davvero a vedere cosa succede in una scuola, affrontano ogni giorno. Tutto il contrario di chi dice che il problema è grosso per non cambiare niente.

  20. io penso che questo brano made in italy dall’appropriato titolo,e il successo ricevuto relativo,indichi molto bene lo stato della scuola(un po di tutto,diciamo)
    youtube.com/watch?v=42GT410SVUA

  21. io non dico che gli insegnanti son pagati troppo, ci mancherebbe. se la mia ex moglie fosse stata pagata meglio non mi sarei accollato tutto io o quasi il mutuo della casa, perché un giornalista guadagna il doppio di un insegnate (ma va a casa a mezzanotte e la domenica lavora).
    non lo dico.
    dico però che è un piagnisteo stupido, si guarda al proprio ombelico e basta.
    in fabbrica (ci son stato 7 anni) si guadagna di meno, si lavora di notte, si torna a casa lerci e rincoglioniti dai rumori, e nelle cooperative è ancora peggio.
    periodi di prova di 36 giorni, 7 euro lordi l’ora, 13 ore al giorno. solo che questa gente non parla in rete: non ne ha il tempo.
    scusate lo sfogo da ex metalmeccanico, ed ex disoccupato e altre cose.

  22. Non so se Leonardo sia un genio, ma sui “conti” di Citati ha ragione. Si ha un bel dire che il critico fa solo dell’ironia quando vuol sovvenzionare il raddoppio stipendiale col gelato di Buttiglione, sapesse davvero di cosa parla eviterebbe un’ ironia così priva di senso.
    Perché i conti veri son questi: per gli stipendi del personale scolastico ci son voluti, nel 2006, più o meno 40 miliardi, cioè quasi il 10% di tutto il bilancio statale. Per raddoppiarli occorrerebbe eliminare del tutto la sanità e l’ordine pubblico, o due terzi delle pensioni, per dire. Fate un po’ voi.
    Quindi è chiaro che Citati non sa assolutamente NULLA di quello su cui poi pontifica. Per uno che passa per uno studioso è gravissimo, Leonardo ha ragione.
    Per quel che riguarda il fatto che gli stipendi italiani siano inferiori alla media europea (ma non poi come si favoleggia) è bene sapere che la nostra spesa per l’istruzione è invece su livelli europei.
    E dunque perché i nostri prendon meno ? Perchè da noi ci sono molti più insegnanti, per cui la stessa cifra dà luogo a stipendi minori. Da noi c’è 1 insegnante ogni 10 studenti, quando pare che la media europea sia di 1 a 16; chiaro che gli altri possano permettersi stipendi più alti.

  23. @ Nautilus
    Gli insegnanti italiani prendono meno di quelli europei perché i salari italiani sono più bassi di quelli europei. Se gli insegnanti continueranno a menarsela corporativamente sul “salario europeo degli insegnanti” rimarranno al palo. Se gli insegnanti capiranno che il loro salario aumenta solo se aumentano le retribuzioni dei lavoratori italiani – di tutti i lavoratori italiani – allora avranno, assieme agli altri lavoratori, il tanto auspicato salario europeo. Tutto il resto, come diceva Leopardi, è noia.

  24. Girolamo: quello che scrivi è tutto vero, ma non ho mai visto, né in ambiente pubblico, né in ambiente privato, cambiamenti radicali e profondi completarsi in un unico atto.
    Mi è rimasta, quando sento parlare di cambiamenti profondi, la sensazione che si cerchi il livello massimo di complicazione per non cambiare nulla.
    Nel frattempo, lo riscrivi, India e Cina sfornano 5 milioni di laureati in materie tecniche all’anno e nel giro di qualche anno, sicuramente meno di quelli necessari per la nostra mega-riforma scolastica, arriveranno a 10.
    Ci rimarranno solo gli spaghetti, la tarantella e il mandolino.
    Che non è poco, ma se non hai scuole non funziona nemmeno il turismo.
    Blackjack.

  25. Il libro di Niccolò? Tra i più mediocri usciti in questi ultimi anni e misteriosamente assunti a capolavori. Ormai siamo in piena apocalisse. Ormai è concesso leggere di tutto e vederci ricamate sopra stupende critiche elogiative. Siamo alla frutta! La parola ormai è usato come uno strumento di potere. Il potere del marketing. Siamo passati, come diceva Deleuze, dall’era dell’enciclopedismo all’era dell’informazione

  26. @ Blackjack
    Una volta trovato il modo di risollevare la scuola (come dici tu) o il sistema-istruzione (come dico io), cosa che credo auspichiamo entrambi, bisogna fare un bagno d’umiltà e realismo: con i tassi di alfabetizzazoine di medio ed alto livello dell’India e della Cina non c’è modo di competere, come sistema-Italia. È una banale questione di numeri. Per due-tre secoli i due paesi sotto ogni aspetto più avanzati del globo sono stati sottomessi all’Occidente ed hanno vissuto una parentesi di arretratezza che noi abbiamo scambiato per una condizione immutabile (ah, l’anima ascetica degli indiani di cui favoleggiava Webeer…): adesso stanno chiudendo la parentesi e stanno riprendendosi il posto che gli compete. Fine della storia (la nostra: la loro ri-comincia adesso). E non è detto che sia un male.

  27. l’importante è che gli adorati cinesi continuino a non comprendere benissimo i precetti del marketing(quando li vedi aprire 6 negozi che vendono la stessa identica merce in sei numeri civici consecutivi della medesima strada qualche dubbio ti viene)

  28. Nautilus,
    posto che fornisci dati sbagliatissimi, ti spiace citare dei link che diano serietà ai numeri che dai. Se non la gente pensa che dai i numeri…
    lv

  29. @Ps: per Girolamo:
    ma tu lo sapevi che l’Italia è uno dei pochi paesi europei in cui non c’è MAI stato uno sciopero generale di tutti i lavoratori PER la scuola? Devo ricordarti quante volte le scuole italiane si sono fermate in solidarietà ai metalmeccanici?
    ma come vi viene in mente di dire certe cose?
    lv

  30. Lello, vuoi che non lo sappia, visto che è il mio mestiere? All’italiano ruga di perdere una giornata di lavoro per la scuola. Ma quando noi insegnanti scioperiamo consideriamo un successo il 30% di adesioni.

  31. Ciao Girolamo !
    Sono in parte d’accordo, infatti son fra quelli che considerano gli stipendi degli insegnanti in linea col resto delle categorie dipendenti. Però è anche vero (almeno così ho letto) che la nostra scuola spende per ogni studente PIU’ di tutte le altre, pur con stipendi mediamente inferiori, ciò sarebbe dovuto al rapporto studenti/insegnanti che è il più basso d’Europa.
    Per quanto riguarda il sistema istruzione, dubito che l’aumento anche consistente degli stipendi porterebbe significativi miglioramenti alla qualità dei docenti. Posto che un cattivo insegnante tale rimarrebbe anche coi soldi in più, si potrebbe forse sperare, come ha scritto qualcuno, che l’insegnamento possa attirare persone più valide, ma rimarrebbe il problema dei problemi: come valutarne la qualità ? Già ora centinaia di migliaia di aspiranti non vengono sottoposti ad alcun vaglio, le famose scuole di perfezionamento SISSI a quel mi consta siano una mezza buffonata, e forse non potrebbe essere altrimenti visto che sembra non esistano metodi sicuri per formare buoni insegnanti, checchè ne possano dire i soloni della pedagogia.
    Ultima considerazione su quel che dice Blackjack: in Cina e India gli studenti e le famiglie hanno motivazioni sociali enormi e la scuola è molto selettiva, l’opposto di quanto accade da noi, e forse il nostro problema è tutto lì, da noi ormai studiano solo i già bravi, gli altri se ne fregano, aiutati dalla cosiddetta “scuola di massa” che non boccia più nessuno.
    L’unica cosa certa è che ormai siamo scivolati nella serie B nel campo dell’istruzione, e non si sa come uscirne.
    PS. Ho letto un po’ di questo Leonardo: ha ragione la Lipperini.

  32. Caro LV, troppo giusto, potrei anche sbagliare peggio di Citati (visto come sei sicuro te, mentre io di economia e bilanci so niente) quindi ecco qua:
    http://www.rgs.mef.gov.it/VERSIONE-I/Norme-e-do/Bilancio-e/Bilancio-i/Bilbreve-2006_Bozza-Poligrafico-22-2.pdf
    da cui si desume che il bilancio complessivo dell’istruzione nel 2006 è di 50-54 miliardi, qua invece:
    http://www.rgs.mef.gov.it/VERSIONE-I/Norme-e-do/Bilancio-e/Bilancio-d/2005/Decreto_Attuativo_LB_2005.pdf
    ho trovato che nel 2005 la spesa per il personale sarebbe stata di circa 37 miliardi su 51, da cui la mia estrapolazione a circa 40 per il 2006.
    A meno che non abbia preso fischi per fiaschi, se il MPI spende 53 miliardi l’anno mi pare plausibile che buona parte di questa cifra se ne vada in stipendi.
    Se te sai diversamente, sarò lieto di sentirlo.

  33. Girolamo: sono convinto che una parte di ragione stia da entrambe le parti e sono anche convinto che India e Cina si riprenderanno il posto che gli compete (in parte se lo sono già ripreso); ci mancherebbe (tra l’altro sto pensando seriamente di trasferirmi in Cina per un lavoro che mi hanno offerto e l’idea di essere dove si fa la storia non mi dispiace).
    Detto questo continuo a pensare che anche una grande muraglia è fatta di mattoni piccoli e da noi, purtroppo, si continua a discutere di come dovrà essere la muraglia e nessuno posa i mattoni. Nemmeno quelli piccoli.
    Tutto è fermo e inamovibile.
    Talmente fermo e inamovibile che fra i criteri per ‘giudicare’ la scuola compaiono le ore di sciopero. Possiamo ridere subito o dobbiamo ridere fra un attimo?
    E’ un nonsenso che la qualità della scuola debba dipendere da chi sciopera per chi. La scuola E’ il nostro futuro ed è un futuro sul quale la politica DEVE investire.
    Ovvio che esiste una profonda differenza numerica fra Italia e Cina e India, ma è assurdo che in Italia tutti vogliano fare gli Avvocati, i Commercialisti, i Letterati e le Università di Matematica, Fisica, Chimica e Ingegneria si svuotino.
    Blackjack.
    PS: un link interessante http://ospitiweb.indire.it/adi/Retribuzioni/tabelle_stipend.htm

  34. Stavo per intervenire alla discussione quando casualmente mi sono imbattuto nell’articolo di Marco Lodoli (il quale, il giorno dopo, rispondeva a Citati). Alla fine del suo pezzo, Lodoli scrive ciò che anch’io avevo in mente di dire. Conclude infatti rilanciando la sua proposta: “se non ci sono soldi da distribuire ai professori, li si metta almeno in condizione di aggiornarsi culturalmente. Basterebbe una tessera che consenta sconti consistenti nei teatri e nei cinema, nelle librerie e nei musei”.(Cfr http://www.flcgil.it/notizie/rassegna_stampa/2007/luglio/repubblica_ma_per_tanti_insegnanti_anche_un_libro_e_un_lusso)
    Se anche questo è chiedere troppo, significa che ha ragione chi parla di umiliante degrado della classe docente nel nostro paese, poiché non penso che accordare una sorta di deducibilità fiscale per l’acquisto di qualche libro, o l’ingresso gratuito in un museo o un teatro, costituisca un peso insostenibile per il nostro bilancio statale. Oppure penso a qualcosa di simile al contratto integrativo per l’aggiornamento professionale previsto per i giornalisti (che umiliante andare a teatro con mio fratello giornalista: lui non paga, mentre il sottoscritto – insegnante – deve sempre mettere mano al portafoglio, sigh. Eppure abbiamo entrambi la stessa laurea, e il sottoscritto ha sulla groppa dottorati e corsi parauniversitari che suo fratello non ha. Non basta. Lui gratis, io no! 🙂 Anche in questo caso stiamo parlando di un diritto ormai acquisito per la maggior parte degli insegnanti europei. E si badi bene, agli insegnanti non dev’essere concesso tutto ciò per diritto divino, per una sorta di concezione aristocratica della professione, richiamandosi a un atteggiamento nostalgico per i tempi andati, quando l’insegnante rappresentava (col medico, il prete, l’avvocato) l’elite; bensì si tratta di capire una volta per tutte che ci sarebbe un ritorno in termini di qualità dell’insegnamento. Pertanto ne guadagneremmo tutti, non solo il singolo insegnante. E tutto questo, ci tengo a ribadirlo, non equivale a chiedere la luna (o il raddoppio degli stipendi come fa Citati).

  35. .
    Lipperini ha firmato l’appello per la liberazione dell’assassino Cesare Battisti. Complimenti loredana, per il tuo alto senso civico. Un pluriassassino. Continua così. M

  36. è sempre tortuoso esprimere perplessità su autori di fama e successo. C’è sempre l’ombra di un basso e rancoroso istinto vendicativo verso chi “ce l’ha fatta”. La fottuta INVIDIA. Non invidio Ammaniti. Invidio Houellebecq, Genna, l’Ellis di Lunar Park. Invidio un sacco di gente, l’Evangelisti di Noi saremo tutto. L’elenco sarebbe lunghissimo. E noioso. C’è poco di analitico. E’ tutto di pancia. Schifosamente ombelicale. L’ho espresso brevemente qui.
    http://percezionesociopatica.blogspot.com/2007/07/come-dio-comanda-stregati-da.html

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