148. STORIE DAI BORGHI. MENO UNO.

Ogni tanto qualcuno scrive che bisogna pensare al dopo. E’ strano, no? In un momento in cui del “dopo” non si ha percezione alcuna, e sembra così normale, giorno dopo giorno, leggere di atrocità di ogni sorta, perché comunque passa tutto, e c’è sempre qualcosa che si accalca per attirare la nostra attenzione e i nostri commenti, il “dopo” delle terre colpite dal sisma è presentissimo. Fioccano progetti di smart city, luoghi di coworking, sviluppo economico fiorente, fabbriche di idee, come se ogni possibile futuro potesse riversarsi (magari riempiendo prima le tasche dei compilatori di progetti) su terre che ancora devono vedere un progetto di ricostruzione.
Ecco, in questo “dopo” non ci sarà Pescara del Tronto, che non rinascerà più. Come scrive oggi Mario Di Vito sul Manifesto, “la decisione è stata comunicata nella mattinata di ieri al sindaco Aleandro Petrucci e ai cittadini dell’associazione «Pescara del Tronto 24-08-216 Onlus» dal commissario Vasco Errani e dai tecnici del Cnr: la collinetta dove erano arroccate le case praticamente non esiste più e quello che per mesi è stato un sospetto, adesso è ufficialmente una realtà. Cambiano le cartine e la famosa ricostruzione «com’era e dov’era» promessa dall’ex premier Matteo Renzi non avverrà mai, perché Pescara è destinata a essere soltanto il primo caso di una lunga serie: quando verranno ultimate le microzonazioni sismiche, molti altri borghi verranno destinati esclusivamente alla demolizioni e allo spostamento in una zona più sicura”.
Tutto sparito: la chiesa antica e le case, salvo soltanto il cimitero. Pescara del Tronto è una città morta e dichiarata sepolta, coi suoi morti e la sua storia. E a chi scrolla le spalle dicendo che non bisogna essere passatisti e guardare avanti, non posso che ricordare le parole di Wu Ming 4 molto opportunamente citate da Terre in Moto Marche a poche ore dal 24 agosto scorso:
“[…] nel gioco della memoria devi scrutare il futuro per interrogare il passato, si punta sull’avvenire per capire l’avvenuto. Abbiamo sempre l’impressione che sia il contrario, che dal passato s’impari e che senza quello, senza memoria, non ci sia futuro, ma è piuttosto vero il contrario: chi non ha un’idea del futuro non sa porre domande al passato, e senza una domanda, i ricordi restano coperti e muoiono.
(WM4 – Chi non ha futuro, non ha memoria. Grande Guerra, intruppamento dei ricordi e diserzioni necessarie)”

Un pensiero su “148. STORIE DAI BORGHI. MENO UNO.

  1. Qualche giorno fa, ho visto una puntata di “Fuori Luogo”, dove Mario Tozzi tornava sui luoghi del terremoto del 2016 – puntata che fu fermata per l’edizione straordinaria del TG sul terremoto di Ischia…
    Parlò anche di Pescara del Tronto, mettendo in luce la differenza geologica con Arquata. E spiegando come fosse molto rischioso pensare di ricostruire la città lì.
    Non so quanti siano i siti non affidabili in Italia per questioni “naturali”. E’ una faccenda che andrebbe approfondita nelle sedi competenti.
    Resta la mia domanda solita: come mai non ci sono i soldi per ricostruire città distrutte dove abitavano migliaia e migliaia di persone, ma si trovano i soldi per costruire – vedi Roma – periferie orribili e vuote?

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