201. STORIE DAI BORGHI. K E LA RICOSTRUZIONE.

«Davanti alla Legge c’è un guardiano. Da questo guardiano arriva un uomo di campagna e chiede che lo si lasci entrare nella Legge. Ma il guardiano dice che al momento non può concedergli di entrare. L’uomo riflette e poi chiede se allora potrà entrare più tardi. “Può darsi – dice il guardiano – ma adesso no”. Poiché la porta della Legge è, come sempre, aperta e il guardiano si fa da parte, l’uomo si china per guardare attraverso la porta nell’interno…»
D’accordo, è facile citare Kafka in queste situazioni, è banale, è quasi superfluo. Però come si fa a non farlo? Sapete, dunque, dei continui slittamenti delle date per l’inizio della ricostruzione. Ora Mario Sensini, su Sibilla on line, racconta di un ulteriore pasticcio: chi ha costruito una casetta a proprie spese, e dunque abusiva, e ha avuto la fortuna di non essere stato buttato fuori come Peppina, si trova davanti a quanto segue.
“La sanatoria delle casette rischia di diventare un brutto pasticcio. Per ottenere la regolarizzazione i proprietari devono presentare entro il 31 gennaio anche il progetto di ricostruzione dell’abitazione distrutta con la domanda di contributo. Una cosa che ancora non ha fatto nessuno (le domande presentate sono poco più di 2 mila) anche per via di una normativa ancora in assestamento, e che, in alcuni casi, risulta materialmente impossibile.
Ad esempio per le case che si trovano nelle aree urbane perimetrate e più danneggiate, dove si procederà con la ricostruzione unitaria sotto la regia del Comune, o in alcuni casi nelle zone rosse. Sulle domande di sanatoria attese entro la fine di questo mese, per giunta, c’è l’incognita della nuova Ordinanza che cambia ancora le procedure (e la misura dei rimborsi), introducendo anche una pre-istruttoria prima della richiesta di contributo. Quel termine del 31 gennaio dovrebbe dunque essere prorogato, e ci sarebbero altri aspetti del decreto da modificare, come hanno segnalato alcuni sindaci (come l’altezza minima delle casette temporanee). Ma sono questioni stabilite dalla legge e, per cambiarle, serve un’altra legge.
A complicare tutto c’è il fatto che le Camere, in vista delle elezioni del 4 marzo, sono state sciolte. E’ vero che il governo può fare decreti,  e le Camere possono essere convocate per esaminarli, ma sarebbe estremamente difficile raggiungere il numero legale per approvarli. I decreti varati dal governo sono immediatamente esecutivi e devono essere convertiti in legge dal Parlamento entro 60 giorni. Il governo può reiterarli, cioè rinnovarli alla scadenza, ma solo una volta. E se decadono non possono essere più presentati. Un altro brutto pasticcio da risolvere”.
«Mi permetta d’interromperla con una domanda, signor sindaco», disse K., «lei prima non aveva parlato di un ufficio di controllo? Stando alla sua descrizione del sistema amministrativo c’è da sentirsi male all’idea che questo controllo possa mancare».
«Lei è molto severo», disse il sindaco. «Ma moltiplichi per mille la sua severità e non sarà ancora niente in confronto a quella che l’autorità applica a se stessa. Solo un forestiero poteva fare una domanda come la sua. Se c’è un ufficio di controllo? Ci sono solo uffici di controllo. Certo, il loro compito non è scoprire degli errori nel senso grossolano della parola, perché errori non se ne commettono e anche quando se ne commette uno, come nel suo caso, chi può dire alla fin fine che sia un errore?».
Sarebbe proprio nuova!», esclamò K.
«Per me è una cosa molto vecchia», disse il sindaco. «Io sono convinto quanto lei che ci sia stato un errore, e Sordini ne è stato così disperato da ammalarsi gravemente, e i primi uffici di controllo a cui dobbiamo di aver scoperto l’origine dell’errore riconoscono l’errore anche in questo. Ma chi può affermare se i secondi uffici di controllo giudicheranno allo stesso modo, e così i terzi e i successivi?
».

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