32. STORIE DAI BORGHI: PAROLE PER VISSO

Come previsto, almeno per Natale qualche tg  si è ricordato del terremoto: intenerisce, non è vero, guardare dal calduccio di casa propria le macerie sotto la neve? Bene, inteneriamoci e continuiamo a pensarci, però, anche a feste finite. Isabelle Moriconi, per esempio, raccoglie e invia due storie. Eccole.
Il racconto di  Francesco Sorana
E’ passato un mese dal terremoto che ci ha tolto la nostra vita, ne sono passati più di tre da quando l’incubo è iniziato. Per tutto questo tempo non sono stato capace di scrivere una singola riga sul terremoto. Ma oggi credo sia giusto provare a dare un nome alle cose, a quelle che sono andate perdute e a quello che resta.
Questa è la prima foto che ho scattato dopo il terremoto, erano le 5:28 della mattina del 24 Agosto. Una bimba infreddolita e disorientata mi guarda dritto nell’obiettivo.
Non dice nulla, ma chi ha vissuto il terremoto, quello sguardo lo conosce benissimo.
Questa poesia la voglio dedicare a chi stanotte dorme lontano da casa, a chi non tornerà più e a chi tornerà per ricostruire. La dedico a chi ha faticato una vita intera per ritrovarsi sradicato dalla propria terra. Questa poesia voglio dedicarla a Visso, la casa da cui presto sono fuggito, la casa dove pagherei per tornare, anche solo un giorno, come se niente fosse accaduto.
Date la colpa a Pietro se
la terra ci ha chiamato a danzare
nel sonno. Il tamburo più profondo
a scandire, la fuga, le scale,
occhi di cui ancora non so parlare.
Abbiamo soltanto le nostre
mani, per tremarci addosso
a tempo con le montagne.
Sei stato maestro
severo nell’istruirci,
ora ci sono meno cose,
poche stravaganze. Si sta a grappoli,
ci guardiamo negli occhi.
Ora le pensiamo da fuori
queste case che sono state
nostre, in un altro tempo.
Le torneremo a vegliare come si fa
con lapide di madre, piangendo
come innamorati.
Il racconto di Francesca Conti
Mi mancava quella sensazione, quel ghiaccio sotto le suole, quel freddo che ti fa mettere le mani al caldo, il fiato che esce come nuvola. Avevo nostalgia delle stelle sopra….limpide, vicine, i comignoli che non fumano più ma se ti sforzi puoi riuscire ad immaginarli caldi e accesi. Sono qua….come sempre il giorno della vigilia..nel paese che mi ha stregato….perche qua le sibille ti cantano nell’anima e le stelle ti portano dove desideri. Amati Sibillini…amato Visso. Buon Natale

2 pensieri su “32. STORIE DAI BORGHI: PAROLE PER VISSO

  1. C’è poco da commentare , il dolore è cosi’ forte ,la nostalgia di quello che era ,quello che avevamo ,quello che non abbiamo più……..Facciamoci forti con tanta speranza ,abbracciamo tutti insieme perché siamo in tanti ,tanti paesi troppi

  2. C’è poco da commentare , il dolore è cosi’ forte ,la nostalgia di quello che era ,quello che avevamo ,quello che non abbiamo più……..Facciamoci forti con tanta speranza ,abbracciamo tutti insieme perché siamo in tanti ,tanti paesi troppi, Camerino

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto