31. STORIE DAI BORGHI: MASSIMO, TOLENTINO E IL CAMION DELLA SPAZZATURA

Per Natale, una storia d’autore, anzi, d’editore. Rrose Sèlavy ha pubblicato “L’altra notte ha tremato Google Maps” di Michela Monferrini, con illustrazioni di Gianluca Foli e prefazione di Dacia Maraini. Ed ecco la nota di Massimo De Nardo, che è appunto l’editore. Ed è di Tolentino. Buon Natale, commentarium, e il migliore dei Natali a tutti coloro che sono lontani delle proprie case.
La notte del 24 agosto anche noi siamo usciti di corsa. Ore 3 e 36. Tutti fuori. La paura, il terrore, lo spavento, l’angoscia. Ognuno fa proprio uno stato d’animo che lo rende identico agli altri, almeno in quei secondi di incertezza. Il cuore batte più forte dopo, quando ci ripensi. Poteva andare peggio. E quel peggio sai che però esiste da qualche altra parte, non lontano, ma da un’altra parte. Accade sempre a qualcun altro. Tu sei alla periferia di una probabile tragedia. Che poi c’è stata. Vicino casa. Ma non dentro. Dopo due mesi quel qualcun altro diventi tu. E, dal momento che qui non ci sono state vittime, ti consideri fortunato. Sebbene i doni della fortuna siano di tutt’altro genere.
7 e 41, domenica. 30 ottobre. Cambiava l’ora legale. Cambiavano inconsapevolmente le ore delle prossime giornate. L’hai segnata sul calendario della tua memoria, quella domenica, che si rinnoverà ogni giorno. Sarà spesso domenica, ma non sarà un giorno di festa.
Magnitudo 6.5 della scala Richter. Il crollo di una palazzina a pochi metri dal tuo condominio, le pietre delle mura che vanno giù, il centro storico che – Vigili del fuoco e Protezione civile subito intervenuti – viene fatto sgombrare e c’è chi chiede di prendere qualcosa, ma non sa cosa. Poi lo scenario dei suoni – le sirene, un elicottero – ti fa percepire ciò che non vedi. Ma lo vedrai più tardi, nei telegiornali straordinari, locali e nazionali. Palazzine che si sono aperte come enormi finestre, chiese che sono venute giù come una costruzione fatta con le carte da gioco, scuole e ospedali che non avranno per chissà quanto studenti e pazienti, come tutti promossi, come tutti guariti.
E l’elenco di una geografia familiare, ora ferita, è un interminabile doloroso sospiro:
Tolentino (dove siamo noi di Rrose Sélavy), Acquacanina, Apiro, Belforte, Bolognola, Caldarola, Camerino, Camporotondo, Castelraimondo, Castelsantangelo sul Nera, Cessapalombo, Cingoli, Colmurano, Corridonia, Esanatoglia, Fiastra, Fiuminata, Fiordimonte, Gagliole, Gualdo, Loro Piceno, Macerata, Matelica, Mogliano, Monte San Martino, Montecavallo, Muccia, Penna San Giovanni, Petriolo, Pievebovigliana, Pieve Torina, Pioraco, Poggio San Vicino, Pollenza, Ripe San Ginesio, San Ginesio, San Severino, Sant’Angelo in Pontano, Sarnano, Sefro, Serrapetrona, Serravalle di Chienti, Treia, Urbisaglia, Ussita, Visso, Castelluccio di Norcia, Norcia, Preci. E le tante contrade appoggiate sulle colline.
Zona sismica, la nostra. Da secoli. Il terremoto non ce l’ha con noi, lui neanche ci conosce. Perché allora non sappiamo abitarle, le nostre splendide zone? La cecità è tutta nostra, non della fortuna.
Passa il camion della spazzatura (qui facciamo la differenziata), i vetri tremano. Per un po’ ogni volta sarà il terremoto. E il cuore fa uno scatto che non gli appartiene.
Massimo De Nardo

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