39. STORIE DAI BORGHI: LA VITA SOSPESA DI CAMERINO

Fa freddo? Parte il servizio sui poveri terremotati (due ondate di telegiornali a pochi giorni di distanza, pensa che fortuna: a pochi giorni da quelli sui poveri terremotati che festeggiano Natale e l’anno nuovo). Cosa si mostra? Le macerie, che hanno appeal: cumuli di rovine con sopra la neve, e se ci saltella sopra un pettirosso freddoloso meglio ancora.
Nessuno pretende, naturalmente, che il canone del racconto si spezzi di colpo e inverta la tendenza alla facile retorica. Però siamo in presenza di una serie di non-decisioni che dovrebbero far riflettere, e probabilmente c’è anche qualcosa che non funziona nei rapporti fra Vasco Errani e Regioni coinvolte (siamo sempre là: perché deportare le persone sulla costa invece di allestire subito villaggi container? E perché i container promessi a inizio dicembre arriveranno forse a fine gennaio, e le casette di legno, diceva ieri al telegiornali il sindaco di Tolentino, “fra sette-otto mesi”, dunque fra luglio e agosto?)-
Cosa si può fare? Moltissimo. Informare, intanto. Dare voce a chi non viene interpellato. Come Antonella Chiucchiuini, che qui racconta Camerino.


I paesi e le città sospese nel Cratere: Camerino sopra la collina

Nel Cratere del terremoto del centro Italia a mio parere ci sono almeno tre tipologie di città o paesi: quelli praticamente rasi al suolo dalla violenza del terremoto, quelli con gravi danni, dove, però, la vita sociale ed economica è ripresa dopo pochi giorni (seppur zoppicando), e poi ci sono le città ed i paesi sospesi…
Tra questi c’è Camerino, che sta in cima ad una collina delle Marche.
Nei paesi completamente rasi al suolo come Amatrice senti dire tra disperazione e speranza: “Di una cosa siamo certi, non ci è rimasto più nulla, ora dobbiamo ricostruire!”. A Camerino non è così, perché dal terremoto del 26 ottobre è tutto sospeso… anche la speranza.
A Camerino i crolli visibili dall’alto o da fuori delle mura cittadine sono stati relativamente pochi, anche se imponenti: il campanile di Santa Maria in Via su una palazzina, parte della Chiesa di San Filippo, parte della caserma dei Carabinieri, qualche squarcio importante su alcune abitazioni del centro ed in periferia, una parte del teatro, mezza palazzina al quartiere Vallicelle, qualche muretto qua e là … in più non ci sono stati morti nè feriti.
Nel complesso Camerino, a chi passa con la macchina sotto le mura cittadine o a chi la vede da lontano, si mostra ancora orgogliosa, ferita, ma orgogliosa. Per questo non muove il cuore a compassione come Norcia o Amatrice quando la si mostra in TV, preché Camerino apparentemente c’è ancora, nello stesso posto, tutta intera… da lontano sembra che non sia successo nulla.
Invece Camerino c’ è ma è come se non ci fosse, è apparenza, è un guscio vuoto, è sospesa… come tenuta in piedi da fili trasparenti nelle mani di un burattinaio talmente lontano da essere invisibile, ma sicuramente buono, che sostenendola ha salvato la vita agli abitanti del centro storico.
A Camerino tutte (proprio tutte!) le case del centro storico sono in zona rossa e sono tutte sospese… dietro le loro mura rigate dalle crepe hanno il nulla… chi riesce and entrara con i vigili per recuperare qualcosa trova un’accozzaglia di scale rotte, pareti inclinate, mobili caduti, pavimenti ceduti, tetti pericolanti che temono la neve …e le poche case che non hanno subito danni sono anche esse sospese sotto la minaccia delle altre con le quali condividono vicoli stretti e stradine a senso unico. Sono sospesi i bei palazzi signorili sede dell’Università, del Comune, delle Banche o di proprietà privata e le chiese ferite e gonfie, che nessuno vuole abbandonare al loro destino…
A Camerino sono sospesi i destini dei commercianti dallo sguardo vuoto e perso perché senza la loro clientela non capiscono più il senso del loro lavoro. Li vedi sussultare ogni volta che il vento sbatte sul tendone in cui è stato allestito il mercatino di Natale, timido germoglio di rinascita.
A Camerino sono sospesi i respiri delle persone (come se, soffiando troppo forte, tutta la città possa venir giù) ed i pensieri: non si pensa al passato per non piangere, non si pensa al presente perché potrebbe offuscare la memoria del passato, non si pensa al futuro perché anche esso è legato alle case tenute su dai fili invisibili.
A Camerino sono sospese le forze ed i programmi: si vorrebbe cominciare a ri-costrurire, si vorrebbe portare via le proprie cose, rattoppare le crepe, puntellare i proprio muri…ma non si può…la terra trema. In quei pochi minuti concessi per rientrare nelle proprie abitazioni dopo ore di attesa, con la paura di nuove scosse e crolli, con il peso del casco sulla testa, con il freddo gelato di un luogo disabitato e con la desolazione di vedere una casa che ‘non è più la nostra, perchè la nostra non è mai stata così’, ci si muove come ladri che sono in preda al panico, perché hanno dimenticato quale fosse il loro bottino: di fronte ai bei mobili moderni e antichi di casa, alle foto, ai giochi dei bambini, come si fa a scegliere cosa mettere in valigia quando si vorrebbe salvare tutto? E non si può neanche piangere per pudore di fronte al vigile del fuoco gentile e rassicurante che accompagna.
A Camerino le domande sono sospese in attesa di una risposta: …riusciranno i vigili del fuoco a mettere in sicurezza la mia casa prima che crolli per una nuova scossa? Riuscirò ad entrarvi di nuovo almeno una volta? Potrò riprendere le mie cose prima che la neve sfondi il tetto, il gelo spacchi i termosifoni ed i topi rovinino tutto? Farò in tempo a coprire con teli protettivi quello che non posso recuperare? Ma se recupero le mie cose dove le metto? Nella mia camera in albergo o nella casa in affitto quanti pacchi posso mettere? Ma se ricostruiamo le case qui e poi viene un altro terremoto? Dopo il terremoto del ’97 sono stato fuori casa per 10 anni… Quanto dovrò aspettare questa volta per rientrare? Sarà vero che queste faglie scaricano la loro forza ogni 300 anni? Nevicherà ancora? Quella di oggi sarà l’ultima scossa?…
A Camerino le giornate trascorrono come su una barca in balia del mare, ogni tanto arriva una scossa dovuta ad un’onda più forte delle altre, dopodiché ci si guarda intorno e si è contenti nel vedere che si è ancora lì, si guarda in alto, verso la collina…niente è venuto giù, i burattinaio resiste… ma tutto appare fluido, velato, instabile, mentre la sensazione di stordimento, come quando non si è ancora svegli dopo un brutto sogno, pervade l’intera giornata.
L’unica certezza al momento è forse solo l’Università, che sicura nel suo rifugio antisismico costruito dopo il terremoto del ’97, sta cercando di rialzarsi senza farsi trascinare, ma anzi tentando di diventare il traino per la ripresa. E poi ci sono le associazioni come «Io non crollo», i progetti «Uno spazio per crescere: Le aule di Raffaello» e «Il quartiere delle associazioni» che raccolgono le forze dei volontari per cercare di arrivare là dove non ci si può aspettare l’aiuto dello Stato.
I Camerinesi che, essendo senza casa, si sono trasferiti sulla costa continuano a vivere sospesi anche loro…. si accorgono che non fanno piu’ sbattere le porte temendo che tutto venga giù…pensano di riconoscere le fisionomie dei loro conoscenti abituali tra le persone che incrociano, ma si accorgono che non sono loro a causa dell’accento diverso…si irrigidiscono quando cominciano a sentirsi a loro agio, perché capiscono che forse prima o poi potrebbero abituarsi a quel dialetto straniero (perché nelle Marche ogni città ha il suo dialetto, la sua storia, la sua bellezza ed il suo orgoglio…), ma non devono affezionarsi troppo per non soffrire di nuovo quando, tra cinque o dieci anni, potranno rientrare a Camerino.
E così restano sospesi la vita, i cuori ed il fiato di tutti gli abitanti di Camerino, che mentre passano lungo le strade sotto la collina guardano in alto e si chiedono quando e come il burattinaio invisibile e buono finirà il suo spettacolo.

5 pensieri su “39. STORIE DAI BORGHI: LA VITA SOSPESA DI CAMERINO

  1. Questo stato di cose si spiega con il fatto che, spesso, la gran parte degli amministratori pubblici, a tutti i livelli, sono bravi a gestire lo “status quo”, il tram tram quotidiano, a manovrare il “sistema” costruito appositamente nel corso dei decenni, barcamenandosi tra una non-decisione e l’altra, ma risultano totalmente incapaci di essere protagonisti di uno slancio di sviluppo verso il futuro, di immaginare modi diversi di convivenza sociale, figuriamoci se sono capaci di affrontare una situazione di emergenza dove sarebbero richieste doti straordinarie di organizzazione e di visione sinergica delle esigenze e delle forze in campo, oltre che uno spiccato senso civico e della comunità che si rappresenta ……

  2. Camerino non fa parte del tour mediatico, ne rimane fuori e la sua è una assenza colpevole e probabilmente cela una forte titubanza di idee sia per l’emergenza che per il futuro.
    Se da una parte l’Università ha chiaro il suo percorso dall’altra il Comune è completamente “invornito” in una miriade di non decisioni. Non essere dentro il mezzo mediatico e non apparire è un modo di compiacere il Commissario ma non ha dato e non darà grandi risultati tanto che è evidente che la percezione del terremoto a Camerino da parte dei paesi limitrofi è di assoluto ritorno alla normalità. Se provate a chiedere ad un qualsiasi consigliere regionale che cosa sta accadendo a Camerino e sentite cosa vi dice vi stupirete.
    Fare dei paragoni con altre realtà è molto fastidioso ma nel futuro, al netto del doloroso lutto che hanno subito sia Norcia che Amatrice, io scommetterei su una loro ripresa, immediata e con successo, perché il loro tessuto socioeconomico è fatto di una struttura turistica che ha un corpo solido e di una specificità alimentare che si auto promuove, una volta ricostruito l’essenziale tessuto urbano riprenderà senza problemi.
    La struttura sociale di Camerino è più complessa e labile perché non possiede una imprenditoria commerciale e artigianale ramificata e diffusa come quella delle zone benedettine, ne tantomeno può contare su valori significativi del turismo, anzi direi proprio che questi valori erano marginali. Camerino è un corpo storico fortemente dipendente dall’Università e come tale risponde in modo preponderante a quelle logiche di desiderabilità residenziale care agli studenti che scelgono una piccola sede e che sono venute meno con il terremoto.
    Da una parte c’è un certo timore ad esporre la città ad una visibilità preoccupante che può compromettere le iscrizioni future, ma il compito del Sindaco è quello di contenere le varie diaspore e di stare sul pezzo cioè portare la città fuori da questa apnea in qualche modo e darLe una identità. Io avrei anche un’idea speciale ma non la dico.

  3. Bellissimo testo, mi sono emozionato nella lettura poiché rappresenta uno stato dei fatti tra i più precisi letti fino ad oggi.
    Mi dispiace però che il Comune non sia per niente citato.
    Non si parla affatto dello sforzo enorme a cui la complessità delle innumerevoli problematiche sorte post sisma ha costretto dipendenti, operai e gli stessi amministratori, di quanto tempo personale è stato messo al servizio della popolazione, abnegando il proprio. In fin dei conti anche loro sono vittime della stessa sospensione.
    La cosa che però mi ferisce di più personalmente è vedere come i propri concittadini, forse per scarsa informazione o forse per puro spirito da ‘bastian contrario’ danno continuamente contro a chi sta cercando di lavorare al massimo per salvare la propria Città. E’ troppo semplice prendersela ‘co lu Sindacu’.
    L’amministrazione è composta da uomini e donne, certamente non perfetti, possono sbagliare come gli altri esseri umani, ma lottano ogni giorno per cercare di traghettare la Città fuori dalla fase di stallo.
    Lottano ogni giorno contro l’azzeccagarbugli della burocrazia italiana e delle mille ordinanze (in continuo aggiornamento) senza decreti attuativi a disposizione, consapevoli che solo un rapporto collaborativo e/ma di continuo confronto con le istituzioni può essere risolutivo. I fatti hanno dimostrato che i sindaci che hanno sbraitato non hanno ottenuto nulla in più ai secondi.
    Spero in ordinanze che diano realmente più autonomia alle amministrazioni locali, come il precedente Premier Renzi auspicava, permettendo di agire con una lungimiranza maggiore e non sempre in nome dell’emergenza, non sempre dover decidere ‘entro 2 giorni’ su argomenti che cambieranno l’aspetto urbanistico della propria Città in rispetto delle tempistiche della Provincia o della Regione o della Protezione Civile Nazionale.
    La Regione Marche si sta accorgendo solo ora che ha anche un territorio montano e che forse è un territorio che ha esigenze diverse da quello costiero: un territorio già pieno di difficoltà dovute al clima, più rigido di quello marittimo, con case di allevatori che sorgono anche molto distanti dai principali snodi delle vie di comunicazione. Forse la Regione Marche potrà prendere spunto dall’Umbria e (nella migliore delle ipotesi) potrà essere lungimirante nel guardare al nostro territorio come una possibile fonte di turismo, forse anche investire su questo territorio.
    Chi ha idee le metta a disposizione e cerchi il confronto, gli amministratori hanno sempre accolto i propositivi. Ricordo che ogni idea non è mai regalata al Sindaco di turno, ma alla collettività, ai propri concittadini.
    Mi scuso per la forma, non è certamente la migliore, ma sono in ufficio al COC di Camerino da questa mattina, come tutti i giorni (e anche qualche notte) dal 25 ottobre.
    Mi scuso anche perché sono mesi che evito di rispondere su facebook, blog o altro per evitare polemiche inutili. Ma sono stanco, soprattutto che tuttologi di turno / intellettuali della domenica / illuminati etc possano esprimere sempre pareri negativi sulle amministrazioni locali, facendosi grandi grazie agli umori di pancia di chi si trova in condizioni disagiate, denigrando costantemente il lavoro e l’impegno di alcuni. Camerino è un piccolo borgo con la complessità di una grande città. Aiutiamoci e siamo propositivi.
    Leo Marucci, Consigliere Comunale di Camerino

    1. Ciao Leo, benvenuto. Conosco il tuo lavoro e personalmente so che il nostro tesoro, al momento, sono proprio i sindaci. Speriamo che dalla Regione vengano i segnali giusti. Buon lavoro, davvero, e grazie per quanto fai.

  4. Descrizione veritiera e commovente per chi è nato e vissuto in quella piccola città che è nata grande e non deve morire.

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