69. STORIE DAI BORGHI. DOVE SI SPIEGA PERCHE' OGNI COSA SI TIENE, E PERCHE' BISOGNA STUPIRSI, E IMMAGINARE UN FUTURO

Perché vedi, lettrice o lettore che passi di qui, le storie sono fatte di persone.
Pensa a Paola Clemente, morta ammazzata dalla fatica e dallo sfruttamento (se ne parla infine oggi, e per fortuna, ma quando Giovanni Arduino e io abbiamo cominciato a scrivere “Schiavi di un dio minore” il suo nome apparteneva alla cronaca di ieri, pronta a sbiadire).
Pensa a tutte le donne che non possono decidere se essere madri, e il cui diritto a scegliere  è ostacolato da anni di obiezione di coscienza che di fatto sta ricacciando l’aborto nella clandestinità (perché non ne parlo se non ora? Perché ne ho parlato tanto, e qualche anno fa ho aperto il blog proprio alle storie di donne che avevano sofferto, e molto, per l’obiezione di coscienza, e per il fanatismo di chi pretende di decidere per gli altri).
Pensa a tutte queste storie, messe insieme, che evidenziano problemi che riguardano tutti: il caporalato, lo schiavismo nel lavoro, i diritti. E adesso pensa a quello di cui si sta parlando da quattro mesi, qui. Sei esatti, inoltre,  in tanti luoghi che non vedi, sei dalla prima scossa.
Queste storie, messe insieme, raccontano che c’è una causa da sostenere, e non perché siamo annoiate madamine di mezza età (mi colpisce sempre la ferocia con cui alcuni giovani scrittori descrivono la mia generazione: signore che passano il tempo dallo psicanalista e a guardare film d’essai: bah). Perché riguarda quello che noi di mezza età non vedremo: il futuro.
Ieri, pensa, mi sono stupita quando, parlando dei sette esopianeti che orbitano tranquilli attorno a Trappist-1, molti ascoltatori di Fahrenheit (e oggi Michele Serra) si dichiaravano non solo indifferenti, ma invitavano a pensare ai pianeti propri, ovvero a quello che calpestiamo. Penso che occorra fare tutte e due le cose: immaginare un futuro, sognarlo almeno, e immaginarlo, e insieme curare quel che abbiamo.
E allora, care e cari, facciamolo: leggete quel che scrive qui Leonardo Animali, per esempio, e fate propria l’opposizione alla strategia dell’abbandono. Monitorate le giravolte politiche di Vasco Errani (è tutto fermo! oppure no, non è vero), il balbettio della Regione, la resistenza di tante e tanti nei luoghi del terremoto.
Non dedicate loro solo sguardi distratti. Ogni cosa confluisce: se ci indigniamo per la vicenda del San Camillo a Roma, per il nuovo schiavismo del caporalato, per il blocco, violentissimo, dell’educazione sessuale a scuola, persino per lo stato delle cose nell’editoria, nella letteratura, nella critica, che sembra essere uno degli argomenti certi per scaldare gli animi, dobbiamo occuparci anche del terremoto. E non solo indignandoci, certo. Ma, insieme, sognando. Sognare, e immaginare, è la forza degli esseri umani: proviamo a usarla.

Un pensiero su “69. STORIE DAI BORGHI. DOVE SI SPIEGA PERCHE' OGNI COSA SI TIENE, E PERCHE' BISOGNA STUPIRSI, E IMMAGINARE UN FUTURO

  1. Va bene , cerchiamo di sognare e reagire. Non passerei da questo blog. E quindi leggo il numero 69 delle storie del terremoto , anche se la mia terra non è sismica perchè sono io quei terremotati o potrei esserlo.Ma, vengo a sapere , la mia città è in cima alle zone dove più vengono sfruttati i lavoratori agricoli. E va bene. Va bene che mia figlia sia all’ ennesimo stage a 500€ al mese ecc. Ma il fatto di fare tanta fatica a vedere uno spiraglio di giustizia logora le forze di una donna che ahimè la mezza età l’ha superata. Non ci resta che scrivere e leggere. E immaginare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto