San Pellegrino di Norcia è stato definito, nei mesi scorsi, il paese fantasma. Oggi Laura Trappetti scrive che occorre un’altra narrazione. Perché si nasce solo una volta, si può invece rifiorire più d’una.
E’ tempo di rifiorire.
E’ tempo di attraversare le strade squassate, i recinti divelti, le montagne ferite, gli ingressi sbarrati, gli archi crollati.
E’ questo il tempo di guardare e immaginare al di là delle rovine, tempo di memoria e di andare avanti, tempo di ritrovarci, di camminare insieme, di guardarci negli occhi.
C’era una volta un paese e ancora c’è.
C’era il monumento ai caduti e ancora c’è, con le gambe spezzate, ma in piedi a sorvegliare il campo, a dare il benvenuto.
C’era un organo antico nella chiesa e ancora c’è, trafugato, sottratto al vento, alla pioggia, alla neve, dalle mani, dalla forza di tutti.
C’era il campanile e ancora c’è nella preghiera di un papa, nella benedizione, nella rinnovata voglia di guardare al futuro.
C’era la casa di Rolando e ancora c’è, nello sguardo tenace, nel dito puntato verso le macerie mentre dice:
– Ecco io abitavo là!
C’erano i sogni di Ilaria e Lorenzo, lo zafferano, e ancora c’è, in un camper di fortuna, nelle mani che scelgono gli stigmi dei fiori e c’erano le strade, la pizzeria, le mura in cui si viveva, la vita di prima.
Il paese è rimasto, come sono rimaste le persone, strette fra loro e ostinate come lo sono le genti di montagna, schegge umane di quella stessa roccia. Con l’urgenza di dire, di raccontare: la notte, la paura, il cercarsi a vicenda, la scoperta di esserci ancora, mentre tutto è venuto giù.
E’ rimasta Sara con l’unica casa sana fino ad ottobre, rifugio per tutti, prima che madre natura si prendesse anche quello. Sono rimasti Marina e Rizziero a dare forza, a fare da riferimento. Pure Cecilia è rimasta, la nonna di tutti e all’altro estremo i bambini Cristiano, Tommaso, Ilaria e Anna. Non se ne sono andati, piantati come alberi, saldi come le sentinelle di un margine di mondo, dove il nemico adesso è l’abbandono, la lentezza, l’oblio. Sono rimasti e hanno visto le stagioni passare estate, autunno, inverno, in attesa che di nuovo germoglino i suoni, che vincano il silenzio oltre le transenne.
San Pellegrino sono loro più che i mattoni e la calce, sono loro che riescono a guardare verso l’altopiano e disegnare ancora giorni sereni a venire, il paese che sarà proprio dove loro lo aspettano, dove sono nati, dove hanno vissuto, dove la terra possa ritornare madre e non li spaventi più.
Noi siamo qui per rendere onore a un sogno, siamo qui perché insieme ce la possiamo fare, perché ognuno può fare la sua parte per renderlo reale. Non importa che cosa o quanto, tutto quello che ognuno può.
Insieme ci daremo un centro, un punto da cui ripartire, un luogo che ci accolga quando risaliamo il Nera verso la sorgente e sarà molto più di uno spazio fisico, delle tavole di legno, del bar, della sala comune, sarà il paese che c’era e ancora c’è, il seme di un fiore dove ogni petalo ha un nome, Rolando, Rizziero, Ilaria, Lorenzo, Cecilia e tutti gli altri, un abbraccio tangibile che duri nel tempo, quando tutto questo sarà solo ricordo e tornerà un’altra primavera.
Nascere si può una volta sola, rifiorire ogni volta che il seme è buono, la terra fertile e il tempo propizio.
Una mano tesa dal Terzo Settore di Terni per San Pellegrino
RiFiorita è un progetto di rinascita: rinascita dei luoghi e delle comunità umbre colpite dal terremoto, ma anche rinascita personale di tutti coloro che, coinvolti nel progetto, daranno vita alla costruzione di una rete di relazioni solidali che possa fronteggiare la sempre più diffusa tendenza allo scontro e alla sfiducia verso l’altro.
Lo strumento utilizzato per raccogliere fondi è una lotteria benefica “partecipata”, attraverso un percorso di attivazione della cittadinanza che, coinvolgendo un’estesa rete di associazioni nell’organizzare iniziative tra loro correlate, contribuisce alla vendita dei biglietti (15000 biglietti già venduti, estrazione 7 aprile).
Ci sono danni dei terremoti visibili, gli edifici, le case, le scuole, i luoghi di lavoro e ce ne sono altri che segnano le persone nel profondo: la paura, la perdita delle certezze, l’allontanamento fisico dai punti di riferimento quotidiani, dalle persone, dalle abitudini. La ricostruzione fisica dei luoghi deve accompagnarsi al recupero o la conservazione dei legami sociali, deve avere come riferimento la comunità. Obiettivo del progetto RiFiorita di aiuto alle popolazioni terremotate in Umbria è di sostenere la vitalità, le volontà e i sogni di queste persone, di alimentare la speranza di veder rifiorire i luoghi, il territorio, le relazioni, anche attraverso la creazione di occasioni e spazi di incontro e socializzazione.
L’anima e il corpo di un territorio devono rinascere insieme.
Da qui la scelta di RiFiorita di una comunità specifica a cui destinare la propria azione benefica.
S.Pellegrino è una piccola frazione di Norcia interamente distrutta dalla scossa del 30 ottobre che, ponendosi in posizione marginale rispetto a luoghi più noti come Norcia stessa o Castelluccio, rischia l’abbandono e l’oblio da parte della mobilitazione e della solidarietà dei più.
Niente a S.Pellegrino è più agibile, la frazione è interamente zona rossa. Ciò nonostante gli abitanti hanno deciso di restare, alloggiati in un campo base della protezione civile, di resistere, di presidiare, di perseguire il sogno di veder ricostruite case e comunità lì dov’erano prima.
L’incontro di RiFiorita con questa gente di montagna, forte, tenace, calda e genuina ha motivato la decisione di concentrare le energie per la realizzazione del nuovo centro civico del borgo: un manufatto in legno in cui gli abitanti potranno stare insieme, incontrarsi, organizzare attività comunitarie in attesa della ricostruzione.
Per info e sottoscrizioni Pagine Facebook: Tracce-Terni Accessibile, RiFiorita.