Questa settimana potrò aggiornare saltuariamente il blog: conduco Pagina3 con mia grande gioia e il tempo scivola via in fretta. Però non rinuncio a postare la mail ricevuta sabato. Che mi sembra importante.
“Sono XY, vi contatto per raccontarvi quello che sta avvenendo a Vicenza e per farmi aiutare a interpretare i fatti e a capire come affrontare questa che a mio avviso è la più grande contraddizione della città.
Non so se ricordate che a Vicenza dal 2007 in poi c’è stato un movimento molto forte, radicato e trasversale contro la costruzione della nuova base Usa a Vicenza all’ex aeroporto militare Dal Molin. Io no Dal Molin.
Nel 2013 la base fu inaugurata e da allora siamo la città più militarizzata d’Europa, con ben due basi in città e altre due appena fuori dai confini comunali. La “comunità” statunitense è la più grande in tutta Italia con 5000 soldati, e 8000 civili sempre legati alle basi.
Sono passati quasi vent’anni e ora un’amministrazione di centrosinistra (dove immagino siano confluiti gran parte dei voti delle persone che si attivarono all’epoca) annuncia che a settembre ci sarà l’ Italia America Friendship Festival per celebrare i forti legami tra i due paesi e per festeggiare i 70 anni di presenza statunitense a Vicenza. Un festival culturale finanziato dal NIAF e dal consolato statunitense.
Del Festival, sappiamo ancora poco perché il programma (anche visto le polemiche) non è ancora stato reso noto, ma al momento sappiamo che parlerà di cibo, cinema, storia, dell’influenza di Palladio nell’architettura USA, di tutto fuorché ovviamente di geopolitica, di etica, di lotta per la libertà (di cui la cultura statunitense è oltretutto pervasa).
Il tema dell’architettura poi, è molto scivoloso visto che l’UNESCO ha fatto una serie di osservazioni, anche al Comune, in quanto il patrimonio culturale palladiano è un rischio proprio per l’alta militarizzazione del territorio e per le opere viabilistiche funzionali al loro collegamento.
Una parte di città è ovviamente insorta sostenendo che sia un tentativo di pacificazione e di normalizzazione della presenza statunitense a Vicenza. Oltretutto l’organizzatore, Jacopo Bulgarini D’Elci, è colui che andò all’inaugurazione della caserma Del Din il 2 luglio 2013 (il nome della base da Dal Molin a Del Din fu decisa dall’allora Ministro della difesa La Russa, a detta di molti per cancellare il collegamento con la grande opposizione popolare della città).
Da una ricerca, anche se con contenuti più “ricreativi”, risulta che Festival dallo stesso titolo si svolgono in molte altre città proprio in corrispondenza di basi militari statunitensi (Corea, Germania, Giappone e Aviano).
Una lista di maggioranza (coalizione civica) si è dissociata e una trentina di associazioni (tra cui CGIL Vicenza, ANPI, Arci Servizio Civile, Legambiente, Non Dalla Guerra, Cristiani per la Pace e numerosi comitati cittadini) hanno chiesto al Sindaco un passo indietro e la cancellazione dell’evento. Ovviamente l’amministrazione tira dritto dicendo che si tratta solo di un evento culturale.
A nostro avviso è un esercizio di soft power, per “ribrandizzare” Vicenza e cancellare la storia antimilitarista.
Allora vi chiedo, siamo noi che stiamo esagerando? Siamo dei complottisti che vediamo dietro questa operazione cose che non ci sono?
Ovviamente non mettiamo in discussione l’influsso della cultura americana nelle nostre vite, ma ci sembra veramente fuori contesto fare un Festival dell’amicizia Italia-America proprio qui a Vicenza dove dire “americani” significa dire soldati e proprio ora dove dire “America” vuol dire Trump e guerra.
Vi scrivo perché voi siete e fate cultura, perché ogni volta che c’è un conflitto riuscite ad aprire ragionamenti, dare contributi validi senza scivolare in contrapposizioni ideologiche e semplicistiche, vi scrivo perché questa cosa mi ha riattivato un vissuto e un trauma e questo mi toglie lucidità di pensiero.
Ho imparato negli anni che purtroppo non basta opporsi, manifestare, e magari essere puro dalla parte buona della storia, ma che bisogna creare una narrazione, un immaginario, un’alternativa, ho imparato che per affrontare i conflitti ci vuole fantasia e creatività e se non ci si riesce ho imparato a chiedere aiuto!!”
sono d’accordo, penso però che al Sindaco sia difficile sottrarsi