AMARA TERRA MIA, LE MARCHE

Fatemi dire una cosa, una sola, sulle Marche. La prendo da lontano: nella mia bolla social, che com’è noto vale quel che vale (perché prima o poi dovremo metterci in testa che la bolla è davvero tale, e che continuiamo a leggerci solo tra affini), c’è molto stupore e molto scandalo perché il nuovo governatore della Regione Marche, Francesco Acquaroli di Fratelli d’Italia, parla malissimo in televisione, dicono, al limite dello sgrammaticato, dicono.
Ecco, in questo modo non si va da nessuna parte: perché gli elettori non sono gli ascoltatori della Lingua batte e non cadono in deliquio se qualcuno usa scorrettamente un piuttosto che. Da quanto so, questo signore ha avuto un vantaggio che va al di là della fascistizzazione del globo terracqueo: conosce il territorio. Ripeto: conosce il territorio. Il che non significa (solo) farsi fotografare mentre si mangia il ciauscolo a Visso, come avvenuto ad altri in precedenza, ma sapere come sono fatte almeno geograficamente le Marche. Plurale. Unica regione plurale. Che non sono dunque solo la costa, bella e invitante, col Summer Jamboree a Senigallia e Sirolo pluripremiata per le sue bellezze. Sono altro. Montagne. Paeselli. Sottrazione di servizi. Dimenticanza.
Meglio non farlo, il riassunto di come è stato gestito il terremoto, meglio non ricordare il forbito “gentaccia” della ex vicepresidente della Regione nei confronti dei comitati spontanei dei terremotati. Meglio non inanellare gli errori, l’uso dei fondi degli sms solidali, lo sprezzo, il ritardo che è ancora tale, le SAE sorteggiate. La solitudine vera, mentre le Marche già diventavano “brand” con soavi spot leopardiani che volutamente ignoravano Camerino distrutta, Visso sbriciolata, i noccioleti incombenti, e tutto quel che sappiamo, o dovremmo sapere.
Detto questo, certo che soffro anche io, e certamente sono convinta che le cose non cambieranno: il modello del turismo mordi e fuggi è già stato preparato e sposato dall’amministrazione precedente, difficile che si muti rotta.
Ma se dagli errori si dovrebbe imparare, quanto sarebbe bello che tutti coloro che hanno sbagliato fino a questo momento nella sinistra marchigiana facessero quel che suggeriva Gramsci: studiassero, magari, perché noi, tutti noi marchigiani di origine o nascita o amore, avremmo bisogno di un po’ di intelligenza.

4 pensieri su “AMARA TERRA MIA, LE MARCHE

  1. Vale anche per la Toscana, anche se qui lo zoccolo duro ha retto, e forse il problema è anche quello, la durezza, non tanto di zoccolo quanto di testa (intelligenza) e di cuore (intelligenza) la corta visione sul guadagno immediato e il mantenimento del potere, abbiamo due vicende bancarie che chiedono verità, Monte dei Paschi e Etruria, il territorio che chiede cura e attenzione, di non essere svenduto al miglior offerente, in genere ricco e straniero, ecc… E mi fermo, sennò sragiono, concordo, abbiamo un serio deficit di intelligenza e immaginazione in questo Paese.

  2. L’intelligenza, cara signora, è come il coraggio di manzoniana memoria: uno può studiare finchè vuole ma se non ce l’ha di suo non se la può dare, perchè l’intelligenza è una qualità intrinseca di alcuni e non qualcosa che si acquisisce dall’esterno. Studiando si potrà al massimo diventare colti o eruditi, ma mai intelligenti.

  3. Cara Loredana, leggi i commenti degli sconfitti e basisci. In un post precedente hai citato Michela Murgia che parlava della dannosità degli “inutili intelligenti”… ecco, di questi è composta troppa sinistra marchigiana.
    Nonostante siano persone lontane da me anni luce per idee e visione del mondo, mi auguro che i neo-eletti sappiano fare bene e soprattutto in direzione opposta rispetto a chi li ha preceduti. Certo, il pronto riaffiorar di personaggi democristi sempiterni che han fatto dell’arte del saltar lo fosso la loro straordinaria longevità politica, le gestioni poco convincenti di taluni Comuni dove il sistema della spartizione amicale ha solo cambiato colore e nomi pur rimanendo tale e infine le lotte di potere e visibilità interne allo schieramento vincente non lasciano ben sperare, ma… far peggio della Giunta Ceriscioli dovrebbe essere davvero difficile.
    Del soniro exploit del neo Sindaco di Macerata e delle reazioni dei capetti sinistri locali, vogliam parlare?
    Tutti i neo eletti presto si troveranno a gestire fior di risorse europee, grazie a un governo nazionale di diverso colore (se ci fossero stati loroquei soldi non li vedremmo neanche col binocolo o forse saremmo già in mano a Putin o ai cinesi…), tutte risorse sulle quali chi li ha preceduti non poteva né contare né nemmeno sognare. Mi auguro che diano prova di essere veramente diversi dagli altri, ma nei fatti. Perché vincere sui disastri della (cosiddetta) sinistra marchigiana era come sparare sulla Croce Rossa, il vero banco di prova saranno gli atti e le azioni. E il precedente governo giallo-verde già deluse ampiamente chi giurava e spergiurava in un cambio di passo sul terremoto solo perché Salvini non mancava una sagra o perché stava con nonna Peppina a Fiastra, per esempio (per la cronaca, nonna Peppina ha vinto le sue battaglie legali grazie a un bravissimo avvocato di comprovata fede sinistra, anzi, comunista… ma tant’è).
    Al proposito, una nota su Salvini, Meloni e Zingaretti nelle Marche: il primo ha seminato il suo odio contro, ed è stato ben ridimensionato (persino a Macerata città la Lega è passata dal 41% al 22, se non erro) mentre Giorgia Meloni qui ha sempre parlato di questioni concrete dimostrando di conoscere il territorio come se ci abitasse. Zingaretti a Macerata non ha saputo (e potuto) far altro che implorare un voto contro i fascisti. Trovate le differenze.

  4. P.S.: Condivido il pensiero di chi ha scritto prima di me: l”intelligenza deve essere nutrita con lo studio, ma se uno non ce l”ha o la usa per fini propri, serve a poco studiare (anzi, può essere persino dannoso!!). Aggiungerei che oltre all”intelligenza ci vuole anche un amore sincero per i territori che si vuol rappresentare; vedremo nei fatti se i nuovi eletti saranno dotati di tutte queste caratteristiche.

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