CIOCCOLATINI

Dicono, ma era ovvio, che cercare di riflettere sia orrido buonismo, e dunque su, dalli a tutto l’islam, casa per casa, ghetto per ghetto. Dicono, ma era ovvio pure questo, che parlare di cultura sia faccenda da cioccolatini. Guerra ci vuole, altro che parole. Le parole vanno bene solo per i suddetti cioccolatini.
Ecco, cioccolatini. La cioccolata, a quanto sembra, ha effetti benefici sui nostri corpi e le nostre anime: protegge anche il nostro cuore. Dunque, cioccolatini siano. Per esempio, sono andata a ripescare le parole degli scrittori che si ritrovarono insieme nel novembre del 2001. Ne nacque un libro, Scrivere sul fronte occidentale. Dove Antonio Moresco sosteneva, fra l’altro, quanto segue. Buon appetito.

L’occhio del ciclone
di Antonio Moresco

I simboli
Da una parte e dall’altra tutti agitano simboli, schemi. I grattacieli abbattuti, pieni di povera carne umana macellata, sono ridotti solo a simboli della potenza del potere imperiale oggi dominante. Gli sciagurati che li hanno abbattuti sacrificando la propria vita sono invece simboli della parte del mondo impoverita, affamata e tenuta sotto tallone. E poi ci sono quelli che hanno letto tutto all’interno di altri simboli: religiosi, estetici, mitologici… La vita non conta, da una parte e dall’altra, viene giocata solo rispetto alla sua funzione e alla sua posizione all’interno di uno schema simbolico. All’indomani del massacro delle Torri quasi tutti hanno badato a come tenere in piedi il proprio schema simbolico attraversato da parte a parte da questo sfracello. Tra chi dava fiato alle trombe retoriche e bellicistiche per coprire ben altre realtà e chi esprimeva al paese colpito solidarietà obtorto collo e tra mille penosi distinguo in attesa di riprendere la propria vuota retorica vedo un parallelismo e un gioco delle parti che mi fa orrore. Io la libertà me la voglio prendere tutta, a 360°, non solo una parte! La libertà di essere totalmente, radicalmente, in ogni più remota parte della mia unità psicofisica dalla parte delle vittime del paese colpito, oggi, anche se è il più potente, indipendentemente dal reddito delle singole persone ammazzate, perché persino su questo ci sono stati degli allucinanti distinguo. E di continuare a non chiudere gli occhi su come stanno veramente le cose nel mondo, senza coprire tutto sotto il velo della retorica e della semplificazione simbolica. Contro uno schema mentale che funziona solo, in modo diretto o rovesciato, sull’identificazione con l’aggressore, o con l’aggredito. E se l’aggressore, o l’aggredito, sono due, o peggio ancora sono uno all’interno dell’altro, allora anche l’identificazione, schizofrenicamente, si sdoppia.
Ma quando i simboli, da una parte o dall’altra, operano massacri, anche la struttura simbolica è massacrata.
[…]
In Italia
Che cosa sta succedendo intanto in Italia, sotto i nostri occhi? Un paese letteralmente comprato. Una macchina cospirativo-pubblicitaria che ha preso il potere sfruttando abilmente i meccanismi democratici e del condizionamento. Un paese sotto narcosi, le cui sorti sono state decise da poche potenti persone sulla testa della maggioranza, che non ha capito nulla o quasi di quanto è successo e sta succedendo. Organismi sfuggiti a ogni possibilità di conoscenza e controllo da parte della maggioranza della popolazione e dove si esercita ormai il potere reale e la lotta per il potere reale. Una vergognosa ammucchiata di pescecani, trasformisti, scherani, cattolici, massoni, ex liberali, ex fascisti, ex secessionisti, tenuti assieme solo dalla sete di potere e spartizione del bottino, che fa passare con il suo assenso servile leggi vergognose per ogni paese che pretenda di dirsi civile. Un’idea della gestione del potere proprietaria e priva di ogni decenza. Una vergogna irreparabile per il nostro paese. Un disonore per qualsiasi paese che avesse onore. Comportamenti pubblici e privati che forse, negli anni a venire, faranno impallidire ciò che è suppurato all’interno delle istituzioni politiche italiane negli anni ottanta e novanta e contro cui una parte dei supporter che sostengono l’attuale maggioranza si erano a suo tempo scagliati. Un paese che sembra incapace di reazione, di orgoglio, di redenzione. Le massime cariche dello stato bloccate o impossibilitate a muoversi, chiuse nella piccola gestione delle proprie figure e funzioni svuotate e nell’esercizio vuoto della retorica, che appaiono così tragicamente non all’altezza (o alla bassezza) della situazione, incapaci di mettere in atto quei comportamenti e quei gesti che fanno sì che le persone vengano a volte ricordate nello spazio e nel tempo. Una Chiesa cattolica mai come adesso macchina di potere retorico-istituzionale, completamente implicata nei meccanismi economico-politici e nelle sue logiche, comprese le più criminali. Svuotata, autoritaria, spettrale, priva di ogni radicalità e grazia.
Dall’altra parte un’opposizione vile, gregaria, incapace di produrre invenzione politica, pensiero. Una sinistra terminale, attenta solo a gestire i propri piccoli interessi elettorali, moralmente e culturalmente ipocrita, irresponsabile, inconsistente, disneyana, parassita e prosciugatrice di movimenti. Piccoli gruppi dirigenti che gestiscono la propria autoconservazione e si fanno guerra gli uni con gli altri sfruttando le carte che il caso di volta in volta gli mette in mano. Saccente, demagogica, retorica, che sostituisce alla presa di contatto reale con la realtà abrasiva, scomoda, le sue giaculatorie edificanti, incapace di movimento reale, incapace persino – con tutte le sue presunte antenne teoriche e sociologiche – di capire qualcosa di quanto è avvenuto e sta avvenendo nelle viscere della società. Con una visione inconsistente del movimento reale della vita e del mondo, della libertà, della forza, della giustizia, intenta culturalmente a piccoli giochi mentali astratti, proprio nel momento in cui avrebbe di fronte avversari così impresentabili per qualsiasi paese decente. Funzionale, bambineggiante, capace solo di giocare di rimessa all’interno dello stesso schema, con falsa coscienza, coi suoi stucchevoli piccoli e interscambiabili moralismi e doppiezze. Da una parte la merda, dall’altra la cacca. È questo il gioco che bisognerebbe giocare? Ma, se il gioco è truccato, l’unica è non giocare. O fare un gioco diverso.
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La comunicazione
La “comunicazione”, il meccanismo di guerra della comunicazione, su cui si gioca gran parte della partita oggi, da una parte e dall’altra, da parte di chi detiene l’orribile dominio economico-tecnologico-pubblicitario dispiegato nella sua forma attuale, e anche da parte delle forze in guerra per la sua sostituzione dentro lo stesso schema. Ma non tutto è “comunicazione”, come vogliono farci credere, non tutto si esaurisce nella dimensione orizzontale della comunicazione e dei suoi conflitti dentro lo stesso schema. C’è qualcosa, sempre, nella vita vivente, che resta da un’altra parte, irraggiungibile, che non si fa raggiungere, che fa massa da qualche parte, come un’antimateria o, al contrario, una materia di cui l’universo generale della “comunicazione” e della sua rete costituisce solo l’antimateria. E forse sta proprio lì, invisibile, l’occhio del ciclone, dove tutto ruota così violentemente da rimanere fermo.
[…]
L’infinitamente grande
Ma anche se allarghiamo enormemente il nostro campo visivo la nostra condizione di viventi è precaria, sbalorditiva. La vita della nostra specie si è formata da una frazione risibilmente breve di tempo e forse, se le cose continueranno ad andare avanti così, non durerà neppure altrettanto. Ci siamo alzati in piedi su due sole zampe soltanto due milioni di anni fa, un nulla in termini di tempi cosmici e persino rispetto all’età del nostro pianeta. Da allora a oggi, soprattutto in questi ultimissimi tempi, si è prodotta un’accelerazione formale catastrofica. Nessun’altra specie animale ha mai conosciuto una simile accelerazione. La nostra fragilità e aggressività hanno portato ormai a una situazione di collasso il nostro rapporto con l’unico mondo di cui disponiamo e che continua ad attrarci a sé con la sua gravità. Guardiamo per esempio gli insetti, mi diceva una sera un amico, vivono da almeno quattrocento milioni di anni, più di due milioni di specie diverse, una creatività di specie che noi non ci sognamo neanche, una prospettiva di vita assolutamente fuori dalla nostra portata. Siamo soltanto una delle ultime specie apparse su questo pianeta e saremo probabilmente una delle prime a scomparire, almeno nella forma attuale che ci caratterizza come specie, portando con noi le altre mille specie viventi che abbiamo distrutto nel nostro devastante rapporto col mondo. Piccole scimmie nude, infelici, cattivissime, le cui dinamiche mentali spingono continuamente a dominare distruttivamente il mondo in cui abitano, a farsi del male tra di loro senza venire neppure frenate da quei meccanismi di autoconservazione che in qualche modo funzionano per altre specie, all’interno di schemi mentali che, in mancanza di qualcosa che li renda vani o li scardini, sembrano ripetere in modi apparentemente diversi sempre lo stesso schema. Che non smettono di depredare, di ferire, di lacerare, di bombardare con mezzi sempre più devastanti le superfici di questo microscopico pianeta che ruota nel silenzio e nel buio cosmico, nella sua solitudine più totale. Nessun occhio che ci possa vedere, di altri esseri che orbitano assieme a noi in questa zona del cosmo, mentre ci annientiamo l’un l’altro, avveleniamo le acque che permettono il metabolismo ai nostri corpi formati quasi interamente di acqua, laceriamo la sottile camera d’aria dell’atmosfera che ci tiene separati e ci protegge dal resto del cosmo e ci permette il ricambio fisiologico attraverso il meccanismo elementare e potente della respirazione. Mentre corriamo a occhi chiusi verso l’allevamento genetico della specie e il trasferimento fuori da noi stessi delle nostre stesse funzioni sensoriali e mentali. Nessuno, esterno a noi, in qualche altro punto del cosmo, può vedere levarsi le fiamme e il fumo dalle superfici di questo piccolo pianeta martoriato e sovrappopolato sul quale una specie appena nata ha subito un’accelerazione e una crescita incontrollabile e abnorme, come una metastasi tumorale. Questa piccola porzione di materia rotante, che solo la nostra microscopica piccolezza può fare apparire enorme e che si sposta vorticando su se stessa e trae vita dalla presenza accanto a sé di una piccola stella di gas incendiato, è continuamente sconquassata da esplosioni sempre più potenti, nelle sue viscere sono accumulati arsenali in grado di distruggerla non una ma centinaia di volte, come se i suoi abitanti e chi ne detiene l’imperio non potessero trovare pace fino a che non saranno riusciti a spostarla dal proprio asse e dalla traiettoria gravitazionale che permette la vita alla nostra specie così come si è formata nello spaziotempo. Mentre il sole continuerà comunque a rendere possibile la vita su questo pianeta ancora per alcuni miliardi di anni prima di cominciare a contrarsi, a raffreddarsi, a spegnersi, a diventare una nana nera, una massa fredda, buia, dura come il diamante. Ma prima si gonfierà enormemente, ci dicono ancora gli astronomi, diventerà una stella gigante. Al culmine della sua espansione il suo raggio sarà di duecento volte maggiore di quello attuale, diventerà una nana bianca. Sulla Terra un paesaggio di lave in fusione, sormontato da un disco solare rosso che occuperà più di tre quarti del cielo. La sua temperatura supererà i 2000° C. Forse soltanto qualche microscopico animale, di qualche specie che noi oggi disprezziamo o ancora non conosciamo, annidata irriducibilmente nelle sue pieghe roventi, assisterà a questo evento. Non sarà un bello spettacolo! Meglio non esserci.
Gli scrittori nel cosmo
Qual è la posizione dello scrittore, oggi? si sente chiedere da ogni parte.
La sua posizione è nel cosmo, nell’occhio del ciclone del’cosmo.

3 pensieri su “CIOCCOLATINI

  1. Partiamo da qui, un pezzettino piccolo di questo quadro drammatico: come si conciliano il bisogno di attenzione e riflessione, un’umanità più consapevole e non irrequieta, con la riduzione e la spettacolarizzazione portata dai tg?

  2. Il nostro Moresco richiamato in prima linea all’indomani di un’altra strage islamista , ci invita a riflettere con osservazioni profondissime e imprescindibili, per esempio ci dice che non bisogna cadere negli schematismi, che i politici italiani sono dei indegni e vergognosi, che la chiesa cattolica è una macchina di potere, inoltre che l’uomo è un animale senza peli e comunque tra due miliardi di anni il sole si spegnerà e tutti quanti insetti compresi resteranno al freddo.
    Più che divagazione sembra proprio omertà. Certo a fin di bene. Parlando di islamismo si teme di scatenare ondate xenofobe, ma forse sarebbe bene non lasciare l’argomento ostaggio degli sciacalli mediatici e provare a vedere se è possibile restare minimamente ancorati alla realtà.
    ciao,k.

  3. Per restare ancorati alla realtà forse bisognerebbe proprio partire dall’andare oltre la spettacolarizzazione e la bulimia mediatica, con i “j’accuse” dell’ultimo momento e i facili riduzionismi. In realtà, tutti i media hanno la responsabilità morale e civile di smetterla di invitare i soliti protagonisti del circo mediatico tipo Salvini & Co., e di dire, una volta per tutte, che la metafisica della morte di questi sedicenti islamici NON è Islam; in secondo luogo, bisognerebbe scuotere le coscienze dei musulmani liberali, già residenti nelle nostre città, per coadiuvare con loro un dialogo (al di là delle reazioni emotive del momento… ci si aspetta da loro un’azione effettiva, una comunicazione capillare con gli altri, con l’Altro, che si spinga oltre uno snocciolare citazioni colte dal Corano). Su Bruxelles, avendoci vissuto a lungo una decina d’anni fa, posso dire che anche allora c’era molto lassismo e permissivismo verso le minoranze islamiche. Erano sì lasciate a sé stesse sul piano economico, ma venivano anche consentiti loro vari atteggiamenti offensivi ed estremisti (incidenti di quartiere, bullismo nelle scuole tra musulmani e cristiani, famiglie incarognite con i vicini dell’una e dell’altra religione, ecc.), il tutto condotto senza un’effettiva educazione civica istruita dall’alto. Non voglio cercare a tutti i costi IL colpevole, perché sarebbe riduttivo. Ma pensare ingenuamente che si possa risolvere solo con soluzioni stile pugno di ferro è davvero pura utopia.

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