UNA BIBLIOTECA, LO SCONTRO DI CIVILTA' E UNA VIA TERZA

Partiamo da una piccola storia accaduta qualche tempo fa, senza che a livello nazionale se ne sapesse nulla, nella Biblioteca di Casina, Reggio Emilia. Un bel giorno, un ragazzo di 23 anni entra in biblioteca e si imbatte in un libro che si chiama Piselli e farfalline…son più belli i maschi o le bambine? Apriti cielo. Chiede dunque ai responsabili della biblioteca di rimuoverlo, e giustamente gli viene risposto di no. Apriti cielo, di nuovo. La protesta finisce sui quotidiani locali, si discute e il protagonista della faccenda interviene dicendo che l’educazione sessuale per i bambini e le bambine non è che un primo passo:
“Restate vigili cari amici, non abbiamo idea della portata che sta dietro a questa prima sparata di fumo negli occhi. Vogliono destrutturalizzare i nostri figli, vogliono far credere loro che gli asini volano, che le mamme sono due e che il papà e la “mamma” si chiamano Marco e Luca. Alziamo la testa e continuiamo ad affermare che non è così! L’educazione è il solo e sacrosanto dovere/diritto della famiglia formata da uomo e donna, come sempre nei secoli è stato. Non abbiamo le leggi dalla nostra parte, e mai più le avremo, ma abbiamo la Croce, l’unica e sola che salva, e sotto il cui Stendardo ogni battaglia può essere vinta. Scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani, ma non per coloro che sono chiamati. Socrate è stato ucciso, condannato per empietà, proprio dagli stessi contro i quali lui combatteva per far sì che non si dilagasse appunto, l’empietà”.
I libri sono rimasti al loro posto. L’associazione la 25ma Ora, che ha sede in un comune vicino, Carpineti, e che uno scrittore, Patrick Fogli, ha contribuito a fondare, esprime la propria solidarietà alla biblioteca di Casina con questo post.
Tutto sistemato? No, non troppo. E vi spiego perché racconto oggi questa vicenda: mi sembra che si spinga sempre più verso il famigerato scontro di civiltà che non nasce soltanto dalla paura, né dalla fede, inclusa la Cattiva Fede (che è quella di chi usa i sentimenti e il credo altrui a proprio personalissimo tornaconto, e ci sta, eccome se ci sta). Mi sembra che si cerchi disperatamente la divisione in due del mondo, e se ci si rifiuta di prendere parte a questa spaccatura si è pigri, vili e, oh certo, intellettuali. C’è posto, in tutto questo, per chi intende percorrere una strada terza? Continuo a sperare di sì e posto, per i terzisti, le parole ancora una volta di Antonio Moresco. Sono le definizioni dell’Europa così come appaiono nella lettera consegnata al Parlamento europeo nel giugno 2013, a nome dell’Associazione culturale cammina cammina:
“Proviamo solo ad elencare alcune parole che ci possano indicare come noi vorremmo l’Europa:
– Sperimentale, e cioè che non abbia paura di imboccare nuove strade mai tentate prima, in ogni campo, che abbia il coraggio e la libertà e che si dia gli strumenti per poter intraprendere questo nuovo cammino.
– Prefigurativa, e cioè che non abbia paura di sognare e di trasformare i propri sogni in realtà.
– Nomade, e cioè capace di spezzare le barriere nazionali e di permettere ai suoi cittadini il più alto grado di circolazione e fusione. Che dia il segnale di questa ripresa di movimento con un grande cammino continentale e una benefica e reciproca invasione barbarica che rimetta in circolazione i suoi popoli e soprattutto la sua parte più giovane, più sognatrice e più inquieta.
– Repubblicana, e cioè che non abbia paura di liberare la propria potenza popolare, contro il logoramento e la ritualizzazione dell’esercizio democratico di sola facciata, che non abbia paura di indire elezioni o referendum su base continentale e non nazionale, di eliminare gli eserciti dei singoli stati per arrivare a una difesa continentale comune.
– Cavalleresca, e cioè mobile, ardita, donchisciottesca, se necessario che non imponga e non pretenda nulla -a differenza di come si è comportata in passato- ma che eserciti il magistero della libertà e dell’esempio.
– Visionaria, e cioè che abbia l’ardire di tentare una rigenerazione e che senta su di sé l’onore e il dramma di essere portatrice di una grande visione.
– Stellare, e cioè che -come ha le stelle nella sua bandiera- cosi senta la propria presenza non solo tra gli altri continenti ma anche su questo pianeta, presenza sempre più difficile e precaria per l’ottusità e la rapacità che ha finora caratterizzato la nostra irripetibile e folle specie. Un continente stellare che abbia la forza di avere una visione non solo mondiale ma anche cosmica e che faccia sentire con forza questa affratellante condizione alle donne e agli uomini che lo abitano”.

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