CON QUESTI NON VINCEREMO MAI: IL SEQUEL

Metà degli anni Settanta. Ero, allora, al Partito radicale (quello di Gianfranco Spadaccia, che è morto ieri prima di vedere l’Italia consegnata alla destra). Il Pci ci rimproverava di pensare ai diritti e non alla casa e al lavoro: come se fossero entità separate, il diritto e la vita quotidiana, come se avere la possibilità di decidere se essere madri o se porre fine a un matrimonio infelice non facesse parte della vita quotidiana, come se, infine, non fossero quel che sono, due lingue della stessa fiamma, la possibilità, in entrambe i casi, di sognare e  ottenere una vita meno ingiusta.

Inizio degli anni Zero. Per la precisione, 2 febbraio 2002. A piazza Navona, Nanni Moretti pronuncia un celebre discorso che culmina così: “Con questo tipo di dirigenti non vinceremo mai”. I dirigenti di allora erano Fassino, Rutelli, Pardi. Testualmente: “Ci aspettavamo un’autocritica degli errori che hanno commesso. Invece la burocrazia che sta alle nostre spalle non ha capito nulla. Con questi dirigenti non vinceremo mai. Ha mostrato scarso rispetto per le opinioni dell’elettore e dell’elettrice: i vertici non sanno parlare alla testa e all’anima delle persone. Con questo tipo di dirigenti non vinceremo mai. ”
Autunno 2022. Siamo sempre qui, siamo ancora qui. Divisioni interne, vendette personali, dirigenti che concepiscono la politica come una partita a Stratego, leader cinici che corrono incontro alla sconfitta immaginando di poter riprendere il potere da protagonisti fra cinque anni. Correnti. Spin doctor. Cortigiani vil razza dannata e i loro discendenti. Liti, anatemi, discredito non da sinistra a destra ma da sinistra a sinistra. Nessuna volontà di mollare il dannato potere per lasciar spazio a voci giovani (a meno che non si tratti del “modello del giovane” così come lo si vagheggia dai vecchi: tanto caruccio, tanto controllabile). Le donne, figurarsi: il giorno che da sinistra si candiderà una donna a premier Hari Seldon apparirà a piazza Navona chiedendo “che è successo?”.
E ancora. Il distacco dalle persone. La vincitrice è di Garbatella, io sono di Pietralata. Sempre periferia è, quella dove non si arriva, perché si sa che certi politici non prendono la metropolitana e gli autobus (male, male, malissimo) e probabilmente neanche i treni regionali. Non sanno di cosa parlano. Non sanno a chi parlano. Invece, Casa Pound ci ha piantato le tende, da queste parti: e applaude quando bruciano quelle dei rom, e filma l’incendio su Facebook.
E ancora. Provare a far propria la parola d’ordine della sicurezza e del Decoro, con la maiuscola, come piace a Minniti. E ancora. Essere talmente autocentrati da disperdere in un soffio un patrimonio enorme. E ancora. Non fare autocritica e scrivere, e dire, che “la gente” è diventata populista. Ma cosa vuole davvero “la gente”? Qualcuno ha provato a capirlo sul serio? Qualcuno, con “la gente”, ci parla?
Qualcuno si occupa delle paure e dei desideri, o è più facile scrivere che nell’inverno che verrà saremo più felici sotto il piumone (e le bollette? Pazienza, non sono abbastanza letterarie)?
Come molti, sono arrabbiata. E’ stata una campagna elettorale giocata in difesa, agita con gli slogan (proprio quelli che avevo provato a sottolineare scatenando ira a sinistra della sinistra: ma pensate sul serio che gli elettori e le elettrici non intuiscano quel che c’è o non c’è sotto uno slogan? Pensate davvero che non sia ora di cambiare linguaggio e fatti?).
Come molti, vado avanti per svolgere al meglio il mio lavoro, che è fatto di parole. Spero di sentirne molte, di riflessioni e, sì, di azione. Ma una frase su tutte è da ripetere e mettere in pratica: “Con questi non vinceremo mai”. Allora, per favore, e sul serio, fatevi da parte. Lasciate che siano altre le voci, altre le passioni, altra la forza.
Buon lunedì e buon lavoro a tutte e tutti: ne abbiamo bisogno.

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