CONTAGIO!

Pratiche, dunque. Non avviene solo in Gran Bretagna, dove gli scrittori (Pullmann e Zadie Smith e Alan Bennett) si mobilitano contro la chiusura delle biblioteche. Ma anche in Italia, dove la protesta è contro la chiusura delle librerie indipendenti. Avverrà in Sardegna, l’auspicio è che il contagio sia veloce. Ecco il comunicato:

Cosa ti perdi se spariscono i librai?

Questa domanda è urgente perché i librai in Sardegna (ma non solo in Sardegna) stanno sparendo davvero.
Il più delle volte abbassano le serrande in silenzio e cambiano mestiere, ma di tanto in tanto qualcuno di loro – come ha fatto la libreria Odradek di Sassari – decide di rendere pubblica l’imminenza della propria sparizione. Lo fanno perché “cosa pubblica” per loro è quello che fanno e “risorsa pubblica” hanno creduto di essere in quanto librai.
Imprese commerciali, certo, ma anche centri naturali di diffusione della lettura, consulenti personali di clienti chiamati per nome e cellule staminali di resistenza culturale per i loro territori.

Anche gli scrittori – nello specifico quelli sardi – sono convinti che il libraio sia qualcosa di più di uno che vende libri e percepiscono come un gravissimo danno alle comunità la scomparsa progressiva delle librerie indipendenti. Lo ritengono un problema dell’intero sistema editoriale, non del singolo libraio.

Per questo venerdì 28 ottobre si sono dati appuntamento a Sassari per dare vita tutti insieme a un’orgia di lettura solidale della durata di 90 minuti; ciascuno di loro ne userà 4 per leggere testi suoi o di altri, proclamare poesie, improvvisare discorsi, cantare liberamente o spiegare nella maniera che gli sembra più oppportuna cosa ci si perde se spariscono i librai.

Parteciperanno Francesco Abate, Milena Agus, Giulio Angioni, Alberto Capitta, Alessandro De Roma, Diego De Silva, Gianluca Floris, Marcello Fois, Paolo Maccioni, Elias Mandreu, Salvatore Mannuzzu, Alberto Masala, Savina Dolores Massa, Michela Murgia, Domenico Starnone, Flavio Soriga, Gianni Tetti, Simona Tilocca e Giorgio Todde, insieme al polistrumentista Gavino Murgia. Lo scopo della serata è condividere con i lettori la ricchezza di competenze e di passioni che c’è dietro ogni storia che leggono. Venti lettori volontari accompagneranno l’orgia di lettura con la loro semplice presenza sul palco, seduti a leggere in silenzio dentro il mondo che prende vita nelle parole degli scrittori.

L’iniziativa degli autori in favore dei librai è supportata dall’ALSI – Associazione Librai Sardi Indipendenti, dalla sezione sarda dei Bibliotecari Italiani, dalle principali case editrici dell’isola, dall’agenzia letteraria Kalama, dai gruppi di lettura sul territorio e dall’Assessorato alla cultura del Comune di Sassari, che ha concesso prontamente il suo patrocinio.

La serata è fissata per il 28 di ottobre alle 21 nella sala Sassu del Conservatorio di Sassari.

L’ingresso prevede un biglietto simbolico di 5 € il cui ricavato verrà devoluto solidalmente alla libreria Odradek.”

21 pensieri su “CONTAGIO!

  1. Occorre rivedere il mercato, tutto, e occorre portare avanti politiche culturali diverse che incentivino la lettura e la cultura. In una scuola che subisce violenti tagli parlare di teatro, cinema, letteratura in modo “diverso” da come certi argomenti si trattano normalmente sembra impossibile. Ma occorre anche capire cosa vogliamo. Siamo noi cittadini/e che decidiamo dove andare a fare i nostri acquisti. A me sembra che molti di noi preferiscano grandi luoghi pieni di comodità alle piccole realtà libraie. E occorre anche guardare a certe politiche editoriali che possono essere vincenti nell’immediato ma pericolose e rovinose nel tempo.
    Marino Buzzi
    Un libraio

  2. Sono fresca di lettura di “Mani bucate – a chi finiscono i soldi dei contribuenti. L’orgia degli aiuti pubblici alle imprese private”. Anche la cultura ne riceve. Ora, sono assai dispiaciuta della chiusura delle librerie indipendenti ma è compito di chi le gestisce trovare un modo per stare sul mercato. E’ un’impresa commerciale – diversa certo dalla rivendita di un qualunque altro oggetto – ma pur sempre impresa commerciale. E, detto un po’ fuori dai denti, con tante scuse se appare una durezza, nessuno ha mai organizzato iniziative per la chiusura dei ferramenta, sostituiti dai pessimi brico dove non c’è un cane capace di dirti cosa può esserti utile. E anche quella è una forma di sapere. Gli unici ferramenta sopravviventi hanno saputo inventare e mettere a disposizione dell’utenza la loro competenza. Non vedo per quale motivo i librai indipendenti non possano organizzarsi nello stesso modo.
    PS
    non posseggo negozi di ferramenteria.

  3. Spero che il libraio Marino passi ancora da queste parti perché a mio avviso dice cose sensate e con le quali posso imparare qualcosa. Anni fa entraronono in crisi e/o chiusero i battenti alcune aziende che producevano generi per neonati: pannolini, latte in polvere et cetera. Il decremento della natalità, si disse. Non ho mai sentito di iniziative per aiutare chi producesse ciucci o biberon. Pochi neonati, scarse vendite. Il metodo per far crescere la natalità è noto, così come è noto che per sperare nel salvataggio delle librerie bisognerebbe che la gente leggesse di più. Diciamo che, da chi ci governa, non arriva un buon esempio. Tanta dimostrazione del metodo pro natalità e poca pubblicità alla lettura.
    Frequento (e vi faccio acquisti) una libreria indipendente. Spaziosa, fornita e con tanto personale. Si trova (questo è vero), all’interno di un grandissimo centro commerciale dove, spostandosi dal salumiere al venditore di sanitari, passi davanti alla libreria. Può darsi, quindi, che sia anche un problema logistico. Ma temo rimanga in piedi quello a monte, ossia che si legge poco. E sui motivi di ciò credo si potrebbe parlare fino ad agosto. Io non ho prospettive vacanziere, ma magari altri sì.

  4. Da noi, l’unica vera Libreria fra Bergamo e Lecco, aveva chiuso; vendite insufficienti e affitto troppo alto. E’ stata chiusa per più di un anno fino a quando a qualcuno venne in mente la soluzione : un negozio misto, con due partite IVA, anzi 3, una sola entrata e collaborazioni volontarie per sostenere gli impegni organizzativi. La cosa sembra funzionare, noi acquistiamo tutto lì e convogliamolì pure gli acquisti spiccioli delle biblioteche;-)

  5. io devo confessare di essere un pochino darwinista per quanto riguarda le librerie…
    nella mia città ce ne erano cinque, tutte minuscole.
    una era molto orientata verso il religioso, due vivevano soprattutto di testi scolastici, una una era “classicamente libreria” col commesso onniscente e la saletta per le presentazioni, un’altra ti faceva la radiografia quando entravi e se non gli piacevi non ti considerava un granché.
    da quando sono arrivate le due mega librerie due di queste (la radical chic e la cattolica) sono chiuse, un po’ per inedia un po’ per mancanza reale di clienti.
    una delle due che campava di libri di testo scolastici si sta riciclando in cartoleria con anche libreria.
    la “classicona” con alterne vicende è sempre lì.
    alcune cose sono cambiate però.
    la prima è che trovo molti, ma molti più libri di prima.
    la seconda è che queste librerie sono aperte anche quando torno dal lavoro, e posso prendermi due minuti per cercare un libro.
    la terza è che un ragazzo della mia età commesso di una libreria mi sa dire esattamente le stesse cose di quelli delle “librerie indipendenti” solo che prima non si sente obbligato a farmi l’esame di cultura generale.
    insomma, alla fine io sono contenta che l’offerta “librosa” della mia città sia più che raddoppiata. anche questo conterà pure qualcosa no?
    detto questo una libreria che chiude è sempre una perdita, soprattutto se non ce ne è un’altra a prenderne il posto.

  6. aggiungo che non è stato semplice coordinare volontà e doveri burocratici, c’è voluto del tempo e il coinvolgimento di diverse figure istituzionali e no, ora comunque l’organizzazione è questa: unico locale per la libreria (Il viaggiatore leggero), il mercatino equosolidale e spazio uffico per il “gruppo d’acquisto” (una volta erano gestiti dalle ACLI). Tre scontrini distinti ma la libreria c’è e funziona 🙂

  7. La sardegna potrebbe vivere di tante risorse, come il mare e i boschi e le montagne, i sardi devono riprendersi il controllo della propria terra!
    Invece di chiedere soldi quelli di odradek potrebbero aprire un agriturismo equosolidale dove vendere anche libri oltre al porcetto, è un’idea! Massima solidarietà!

  8. Quando muore una libreria non muore un’attività commerciale soltanto, ma un pezzo di noi: è il sintomo agonizzante della decadenza della cultura.
    La cultura non è soltanto il “prodotto” libro, ma anche ciò che ruota attorno ad esso, siamo noi e ciò che ci qualifica come esseri pensanti.
    I libri si troveranno altrove, magari non saranno più cartacei, ma finirà quel ritrovo, quell’angolo di proposte di letture, quella calorosa sensazione di sentirsi avvolti dalle parole scritte.
    Ho conosciuto non solo opere ma anche interi autori così, quasi per caso, grazie allo sconosciuto libraio che quel giorno ha deciso di escludere un libro per promuoverne un altro: un incontro quasi magico di combinazioni temporali e visive.
    Le librerie non sono soltanto semplici esercizi commerciali, ma non dovrebbero nemmeno esserlo o meglio dovrebbero esserlo con la pazienza di un padre che ama i propri figli, non con quella di un venditore che scambia i suoi prodotti con il profitto.
    Dovrebbero suggerire per ricavare e non ricavare suggerendo.
    Spesso questo aspetto viene dimenticato anche dagli stessi librai.
    Il mondo del libro oggi è una fase di profonda trasformazione e le librerie mi sembrano davvero zattere in mezzo alla tempesta, fragili e sballottate.
    Lunga vita alle librerie della Sardegna ma anche a tutte le altre, fortini di resistenza dell’individuo consapevole!

  9. Gianni Canu, la libraia di Odradek non ha chiesto soldi a nessuno. Sono gli autori che stanno facendo un gesto simbolico di solidarietà che non ha come scopo quello di chiedere una questua, ma di far conoscere alla gran parte dei lettori l’immenso valore aggiunto rappresentato dalla professionalità del libraio e dalle sue relazioni con la comunità.

  10. @ Giuseppe. Tu credi davvero che un macellaio vero abbia meno sapere di un libraio, che un ebanista non nasconda un tesoro nelle mani, che un ferramenta vecchio stile sia meno preparato del libraio medesimo? Il mondo cambia – qualche volta in peggio – ma le librerie sono anche esercizi commerciali ergo chi le gestisce deve trovare un modo (e qui qualcuno ha lanciato qualche idea) per renderle economicamente vantaggiose per i gestori. Nella mia modesta opinione ci sono librerie indipendenti ottime e librerie indipendenti pessime. Non è l’aggettivo a fare la differenza. Su quella di Sassari non posso esprimermi perché non la conosco.

  11. Roma è la Capitale, ma non è speciale. Quindi ciò che accade qui, suppongo accada anche altrove. E accade che, sempre più frequentemente, le librerie tentino di ottenere licenze per abbinare alla vendita di libri quella di generi di ristorazione. A molti librai ho sentito dire “con la vendita dei libri se va bene chiudo in pareggio, se guadagno qualcosa è grazie a caffè, aperitivi, panini e piadine”. non so se sia vero

  12. @ Barbara
    Non intendevo dire diversamente: le librerie devono vendere ma bisogna anche saper vendere.
    Quando dico “suggerire per ricavare” intendo esattamente questo: il vero libraio (e direi anche Casa Editrice) è colui che sa come conciliare il movente commerciale con quello della qualità e della cultura.
    Non ho mai detto che le librerie dovrebbero uscire dalla dinamica economica.
    Direi di distinguere non soltanto tra “Editore si” e “Editore no” (Giulio Einaudi) ma anche tra “Librerie si” e “Librerie no”.
    Mi permetto di consigliare un mio articolo in merito: http://letturecritiche.wordpress.com/2011/01/24/colloquio_giulio_einaudi

  13. ritorno ancora un attimo sull’esperienza della mia città ; la nostra è una vera libreria ma inserita in un negozio (luogo fisico) dove sono presenti altre attività. Il suo funzionamento è autonomo ed è garantito sostanzialmente da 2 fattori: l’affitto che risulta diviso per 3 e il fatto che il libraio lavora come “rappresentate” (è una sorta di concessionaria) di una libreria di Bergamo storica, che ha risolto la sua stessa crisi sostenendo altre librerie minori sparse per la provincia. Ci hanno guadagnato tutti: i gestori, noi non solo per qualità e varietà dei titoli esposti ma anche per il servizio offerto con la possibilità di prenotare i libri in distribuzione e di averli nel giro di 1 giorno, massimo 2. Senza una vera libreria la vita si perde un po’…nonostante i monti sorgenti dall’acqua .

  14. @Diamonds. Giusto per essere pignoli, Garibaldi nacque a Nizza, un bel po’ più in là di un “raggio di 100 Km da Sassari”. Napoleone ad Ajaccio, a occhio anche lui oltre quel confine. Nessuno dei due ha a che fare con la Sardegna, se non perché uno (Napoleone) ha cercato di invaderla, come giovane ufficiale di artiglieria, nel 1793, e l’altro (Garibaldi) ha eletto una delle sue isole minori (Caprera) a luogo di esilio. Il riferimento mi pare un po’ stiracchiato, dunque.
    Per il resto, condivido lo spirito dell’iniziativa e sottolineo quanto sia vitale in Sardegna, anche dal punto di vista economico, la rete delle librerie indipendenti. Lo è per i lettori e per l’indotto culturale che genera. Lo è per gli editori sardi e, tramite loro, per i tanti narratori che in questi anni sono emersi proprio grazie all’esistenza di questo canale locale di distribuzione minuta. Lo è per i più di 300 comuni sardi piccoli e piccolissimi che spesso hanno nella libreria indipendente locale un prezioso collegamento aperto col mondo, difficilmente sostituibile. E non dimentichiamo che stiamo comunque parlando di un circuito che garantisce molti posti di lavoro (i librai e i loro dipendenti, e poi rappresentanti, grafici, tipografi, ecc.).
    Solo, un appunto, che muovo alla nostra ospite. Se una cosa succede in Sardegna NON succede in Italia. E viceversa. Non esiste questa proprietà transitiva automatica. Stiamo parlando di due ambiti non solo geografici (cosa che si tende a rimuovere), ma anche storici, economici e culturali abbastanza distanti, non sovrapponibili. Lo dico tenendo presente la varietà di situazioni interne all’Italia medesima, naturalmente.
    Ci tenevo a precisarlo, non per spirito di campanile, ma per evitare fraintendimenti, equivoci ed errori di valutazione che altimenti sono inevitabili. In questa come in molte altre questioni.

  15. Sono anni che non entro in una libreria.
    Non ne sento la mancanza.
    Mai letto così tanto, mai fatto parte di comunità di lettori così vaste, mai ricevuto consigli di lettura migliori, mai dato così tanti consigli di lettura a gente tanto interessata.
    Forse i librai dovrebbero rendersi conto di aver imboccato un vicolo cieco ed essere fuori dalla storia. Vessati dalla legge e dalle case editrici, ma SOPRATTUTTO inessenziali per moltissimi lettori.

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