Il vecchio inganno è sempre in agguato, ed è quello che dissolve i contorni della realtà che vivi ora, sovrapponendovi la memoria di quel che hai vissuto, e rendendola, per il solo fatto di appartenere al passato, degna di dolcezza. Tenendo bene a mente il pericolo, ieri sera sono andata a vedere Jesus Christ Superstar a teatro. Appartengo a quella generazione che era adolescente ai tempi del film di Norman Jewison, e che fu affascinata dalle musiche, dalla rivisitazione politica di un Giuda che vuole liberare il paese e abbattere le disuguaglianze, da un Cristo che prova a ribellarsi a un disegno implacabile. Eravamo ragazzini, il mondo hippie e pacifista raccontato nel film ci veniva incontro con la promessa di una possibilità reale di ribaltare altri disegni, che non sembravano affatto invulnerabili. Andò, come sapete, diversamente.
Ora, quando vai a teatro e conosci tutte, ma proprio tutte, le canzoni che verranno intonate nel musical, devi sempre lottare contro due tentazioni: cantarle a tua volta in platea, rischiando il linciaggio, e fare confronti, specie se il protagonista è lo stesso del film, svariati decenni dopo (ma Ted Neeley, devo dire, regge benone). Tralasciando di dire alcunché su una regia disastrosa da ogni punto di vista, con tanto di versetti evangelici sparati come sottotitoli luminosi e un enorme pasticcio di immagini sulla scena della fustigazione (da Auschwitz al Bataclan, passando per Falcone e Borsellino, e tu ti chiedi cosa diavolo c’entri, ma pazienza), ed essendomi goduta comunque, e molto, la serata, non riesco ora a non pensare – da laica – come sia possibile interpretare quella storia, la storia di Gesù, come portatrice di odio e separazioni.
Giuro, non ci riesco. Quando leggo di partecipanti al Family Day che manganellerebbero volentieri uno dei commentatori su Facebook di parere contrario, ma anche quando leggo le menzogne che vengono propinate sulle unioni civili, confondendo tutto in un solo magma avvelenato: laici come appartenenti a una lobby gay, laici come sterminatori di bambini down, gente che strappa neonati dal ventre delle donne al sesto mese di gravidanza (è una graziosa metafora per dichiarare la contrarietà all’amniocentesi) e che impone il cambio di sesso agli adolescenti. Mostruosità che neppure Stephen King in Insomnia, quando mette in scena il gruppo di invasati amici della vita, riuscirebbe a concepire.
Di cosa parliamo quando parliamo di amore, allora? Come può essere scambiata per amore la presunzione di intervenire nelle vite degli altri, con la vecchia menzogna (“lo facciamo per i bambini”) che già veniva agitata ai tempi del referendum sul divorzio, quarantadue anni fa?
I bambini hanno bisogno di amore, certo: di essere desiderati e di vivere con persone che vogliono camminare con loro. Ma io, sciocca signora che ancora canticchia Everything’s Alright uscendo da teatro, non riesco a trovare traccia di amore in tutte queste bugie. E magari aveva proprio ragione il Giuda del musical, quando cantava, presagendo, che i seguaci di Cristo lo avrebbero frainteso:
All your followers are blind
Too much heaven on their minds.
“There are just some kind of men who—who’re so busy worrying about the next world they’ve never learned to live in this one, and you can look down the street and see the results.”
La Chiesa di questa gente, Miriano Adinolfi e compagnia, a me pare visceralmente veterotestamentaria (se non fosse che anche lì, nel Vecchio testamento, si legittimava di tutto: dall’incesto all’adulterio). Gesù per loro è una figura fondamentalmente scomoda, che (mal) sopportano solo per l’enorme appeal che esercita in termini di marketing confessionale: proselitismo e otto per mille, insomma. E’ gente perfettamente sovrapponibile all’Inquisitore di dostoevskij, che incarcerava Gesù e lo accusava di aver gettato l’uomo in pasto alla libertà, il più terribile dei nemici. La loro capacità di mistificazione non ha confini. Leggevo stamattina un “ragionamento” di un filosofo rilanciato dalla Miriano che si articolava così: dal contesto originale (e, va da sé, giusto e sacro) in cui un bambino nasceva dall’amore tra un uomo e una donna, ora si pretende di trasformare la generazione amorevole in produzione di esseri umani, mediata dal mercato e dal denaro. Come se tutte le unioni tra uomini e donne fossero unioni d’amore e non esistesse, qui come altrove, il matrimonio d’interesse e quello combinato, oltre che la scopata senza cerniera con indesiderato cascame biologico; e, soprattutto, come se non ci fosse amore nella scelta di una coppia sterile (anche omosessuale, ma non necessariamente) di generare un figlio attraverso l’aiuto di terzi. Sono le loro narrazioni (ma meglio sarebbe parlare apertamente di velenose panzane) che devono essere smontate, questa loro rappresentazione fantasmatica della realtà che è, questa sì, carica di odio e rancore.
anch’io mi deprimo molto quando ora vengo a sapere (perchè ignoro volentieri sia Facebook sia tutti gli altri social network) “di partecipanti al Family Day che manganellerebbero volentieri uno dei commentatori su Facebook di parere contrario”, e quando leggo che tale Beatrice Dondi, a me sconosciuta giornalista de L’Espresso, scrive il messaggio “Nessuna tolleranza coi fascisti: vanno menati” (poi lo cancella scusandosi almeno).
Mi rattristo assistendo, ancora una volta, alla sistematica reciproca demonizzazione, soprattutto su temi che andrebbero affrontati in maniera più equilibrata, soprattutto non urlata in faccia gli uni agli altri.
E non mi si venga a dire è più cattivo lui.
Me lo chiedo e lo richiedo anch’io spesso, ogni qual volta ascolto , leggo ” quella giornalista- scrittrice che ci vuole tutte “sottomesse”. Per amore naturalmente. Strumentalizzazione della fede, mancanza di rispetto per i cattolici illuminati. Molta ipocrisia , manipolazione , interessi per conservare la propria “seggiola”. Ma loro sí che posseggono la Verità.
Condivido E mi riconcilio con “Colonia”
Mi ricordo ancora la campagna vergognosa contro la legge sull’aborto, fatta anche da gente che poi è stata quasi santificata. Pensavo non ci sarebbero stato motivi di tornare a quei metodi, ma sbagliavo.
Notre Père qui êtes aux cieux,
restez-y
Et nous nous resterons sur la terre
Qui est quelquefois si jolie
(Padre nostro che sei nei cieli,
restaci
e noi, noi resteremo sulla terra
che a volte è così bella)
Esiste ancora il diritto a manifestare la propria opinione in maniera pacifica. questa criminalizzazione preventiva che cerca di definire i partecipanti al familyday, come manganellatori ( lipperini) o comunque gente da manganellare ( dondi) è sbagliata in ogni senso, per la democrazia per gli altri e per noi stessi. Tante delle problematiche sollevate dai promotori del familiday sono condivise anche in ambiti laici e pure femministi. Insomma non basta definirsi cattolici per essere “stronzi. Ma ammetto che è molto più semplice gettare discredito che argomentare. Oppure argomentare al ribasso come fa maurizio; che candidamente scrive che : “i matrimoni e scopate d’interesse ci sono sempre stati.. con indesiderato cascame biologico”. Figurati la crinna. Insomma parafrasando quello russo potremmo proprio dire, che “ con il prosciutto sugli occhi tutto è permesso “
Ciao,k.
Il quadro dipinto da K. è straordinario
“i manifestanti del Family Day criminalizzati come black block, terrore per i possibili disordini, fomentati dalle parole d’odio della Lipperini; i cattolici insultati e vilipesi ed i laici contrari alla legge tacciati di cattolicesimo (che vorrebbe dire essere stronzi)”
Ma k… ma chi vorrebbe proibire il family day? Chi ha definito i cattolici così?
Sul fatto che Cristo sarebbe al fianco di Maroni ai piedi del Pirellone, io personalmente ho alcune riserve, ma ognuno l’immagini come crede.
Forse non sarebbe nemmeno nell’altra piazza, ma almeno li nessuno dice che sia un principio “naturale” superiore a legittimare le proprie idee.
Sui singoli problemi della legge certo ci sono anche obiezioni ed argomentazioni laiche, ma quali ha portato lei, visto che della loro mancanza rimprovera gli altri?
Niente di straordinario Simone, un assaggio di varie definizioni di cattolici, le puoi leggere qui sopra, “vergognosi manipolatori, approfittatori, ipocriti, manganellatori etc.” e credo proprio che chi si esprime in questo modo, vieterebbe senz’altro il famili day. per il momento non si può, ci si limita a offendere e screditare. Uno sport sia chiaro molto diffuso
Per il resto sono quasi le undici di sera e argomentare non è cosi facile, l’ho fatto altre volte qui sul blog. Aggiungo solo ( per rispondere anche al nuovo post “questa non è fede) che il tema del matrimonio omosessuale e del diritto di adozione, è un tema che riguarda non solo le coppie omo, ma tutta la società, il sistema sanitario il welfare, e di più coinvolge direttamente soggetti nuovi e terzi come le madri surrogate le aziende biotecnologiche. Temi enormi e credo proprio che tutta la società abbia il diritto di esprimere la propria opinione a riguardo, anche con una manifestazione. Personalmente approvo le idee del famili day soprattutto per gli evidenti rischi di questa deriva commerciale economica del valore della Vita umana che sotto il giogo delle multinazionali rischia davvero di sprofondare a mero “cascame biologico”
ciao