I LETTORI RESISTENTI DEI GRUPPI DI LETTURA

Su Repubblica di oggi, Michele Smargiassi firma un bellissimo articolo sui circoli di lettura. Da tre settimane li raccontiamo, ogni lunedì, a Fahrenheit. Non solo per curiosità, sorta davanti a quelle mail e newsletter che arrivano a cadenza regolare da parte di alcuni gruppi, e neppure per capire chi c’è dietro le mappe e le reti (che pure vanno consultate, qui e qui). Soprattutto, direi, per capire come, attraverso i libri, ci si possa incontrare, e dunque discutere, litigare, anche, e insomma condividere un piacere.
Lettori resistenti alle sirene, li ho definiti. Perché questa è la sensazione: se chi si incontra in rete (Facebook, o Periscope, o i social di lettori, o i blog) prima o poi incappa nell’autopromotore (o cede alla tentazione di diventarlo), trasformando il gruppo di discussione in gruppo di lancio, oppure ancora è facilmente insidiabile da chi sta a sua volta promuovendo la novità di turno, nei gruppi che si incontrano dal vivo, davanti alla tazza di tè o al vinello marchigiano (penso a Kindustria di Matelica, ovviamente), questo è molto più difficile.
Non ho nulla contro la promozione dei libri, anche se spesso ci rimugino su: è che, banalmente, si pubblicano oltre sessantamila titoli l’anno, i libri sono troppi, i lettori sono troppo pochi, e ai titoli pubblicati si aggiungono quelli nel cassetto, e infine ancora e sempre e sempre di più si scambia la scrittura con il veicolo di uno status esemplare che ci pone sotto il riflettore (avviene, invece, sempre meno: ma pazienza).
I circoli e gruppi di lettura sono ancora un luogo di piacere puro. Non so se, come dicono alcuni, intendano “fare a meno del mediatore”. Forse. Può darsi. So che per parlare di libri e scambiarsi parere su un titolo durante un incontro settimanale o mensile non serviamo, noi mediatori. Ed è giusto così.

5 pensieri su “I LETTORI RESISTENTI DEI GRUPPI DI LETTURA

  1. Il mediatore serve se nel circolo di lettori senza mediatore la discussione si accende per esempio su quanto Sartre abbia cercato di ridimensionare Camus ed allora salta in piedi un tizio apparentemente tranquillo che chiude la porta a chiave e minaccia il gruppo di tenerlo lì fin dopo il crepuscolo in attesa che sia messo agli atti che Lo Straniero è il libro definitivo, qualsiasi cosa significhi. Il mediatore, che immagino non assomiglierà a Kev Spacey o Sam Jackson come al cine, passerà ore contro l’uscio a spiegare che Mersault è tutti gli uomini e le donne che possono cambiare la propria vita accecati dal sole su di una spiaggia per poi concludere che si possa passare la vita in cella a riflettere su di un dettaglio, ma non tutti gli uomini e le donne che sono usciti perplessi dalla visione de I Buchi Neri di Pappi Corsicato e soprattutto non tutti coloro che chiamerebbero il loro bimbo Pappi. In altri casi il mediatore non occorre.

  2. come dimenticare il magnifico ed estremamente attivo Modus club della libreria modus Vivendi di Palermo? grazie a questo gruppo e al suo promotore, Fabrizio Piazza, ho ampliato le mie letture, scoperto autori e sopratutto apprezzato la gioia di condividere le proprie letture con gli altri. Perché è bello sapere di potersi riconoscere in un’altra persona attraverso le parole di un libro.

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