IL LATO OSCURO DI DAPHNE DU MAURIER: STORIA UTILE

Il tre di dicembre durante la notte il vento cambiò e fu inverno. Fino a quel giorno l’autunno era stato mite, dolcissimo. Sugli alberi c’erano ancora le foglie, di un rosso dorato, le siepi erano ancora verdi. Dove l’aratro l’aveva rivoltata, la terra era ricca.
Nat Hocken, a causa di un’invalidità contratta in guerra, godeva di una pensione e non lavorava a pieno tempo alla fattoria. Solo tre giorni alla settimana, e con incarichi poco gravosi: potare le siepi, coprire di paglia i tetti, eseguire riparazioni agli edifici della fattoria.

E’ l’inizio de Gli uccelli di Daphne Du Maurier, una delle scrittrici più potenti e oscure del secolo scorso, ingiustamente considerata una romanziera per lettrici dal cuore tenero. Era, invece, tutt’altra autrice. Lo ricordava non molto tempo fa Goffredo Fofi:
“Come per altre scrittrici (e scrittori) anche su di lei ha pesato e pesa, presso i letterati e gli accademici, il pregiudizio sulla letteratura detta di genere (anche oggi che quasi tutta la letteratura è di genere e mainstream!). La Du Maurier, erede della grande letteratura gotica dell’era vittoriana, ne soffre ancora”.
Verissimo. Basterebbe riprendere in mano i racconti usciti in Italia con il titolo A Venezia, un dicembre rosso shocking, e soffermarsi, per esempio, su Non dopo mezzanotte, che è uno degli esemplari più inquietanti di quel gotico moderno e, in questo caso, mediterraneo su cui tanto a lungo si era soffermata Chiara Palazzolo, e sulla chiusa, in particolare:
“Sembravano nelle loro profondità contenere tutta la conoscenza e tutta la disperazione”.
Scandagliare. Leggere. Capire. Ecco cosa mi fa venire in mente in questo gelido giovedì di gennaio Daphne Du Maurier. Il desiderio di conoscere qualcosa di diverso è quel che manca a noi lettori, molto spesso: e come si può pretendere che si estenda a chiunque?
Du Maurier lo sapeva. Nel 1971  Wildred De’Ath  intervista Du Maurier per la BBC. Questa è una piccola parte della conversazione:
De’Ath: Hai 64 anni. Avverti un declino nella tua creatività?
Du Maurier: [ride] Declino! [ride] Suppongo che a 64 anni si debba cominciare a declinare un po’!  Ovviamente, quello che scrivo oggi non è così nuovo come quando avevo ventun anni. Si attraversano fasi diverse. Ma a parte le ossa doloranti non mi sembra di conoscere un declino così spaventoso.
De’Ath: Pensi che ci sia un culmine per uno scrittore?
Du Maurier: Oh, non lo so! Credo che scrivere sia una cosa che puoi fare fino a ottant’anni! Guarda Agatha Christie!
De’Ath: Quindi quando hai scritto Rebecca,  intorno ai 30 anni, com’eri?
Du Maurier: Rebecca è il mio romanzo più popolare: ma per me non è il più maturo.
(si spostano nella stanza degli archivi, la vecchia cucina di Daphne)
De’Ath: … Questo è il manoscritto di Rebecca! Dattiloscritto originale. Eccolo … La scorsa notte ho sognato di tornare a Manderley!
Du Maurier: Sì, guarda che calligrafia infantile..
De’Ath: Ti annoi se ti parlo di Rebecca?
Du Maurier: [sorridendo] Beh, suppongo di doverlo sopportare!
De’Ath: Come sei arrivata a scrivere quel romanzo?
Du Maurier: … Beh,  è stato tanto tempo fa ora. Eravamo lontani, io e mio marito, Tommy e io, vivevamo ad Alessandria, e io la detestavo,  desideravo ardentemente la Cornovaglia. E’ così che la storia ha iniziato a fluire, pensando a due posti, Cornovaglia e Menabilly,  e a una casa che da quando avevo 11 anni era stata sempre nei miei pensieri, una casa con ritratti di famiglia,  sale grandiose, gallerie.
De’Ath: È meraviglioso … uno dei grandi romanzi del ventesimo secolo …
Du Maurier: Beh,  ​​molto gentile.
De’Ath: E’ il tuo preferito? C’è un romanzo che ami di più?
Du Maurier: No, non ho libri prediletti: ognuno è diverso, rappresenta il momento che sto attraversando.
De’Ath: … Sei conosciuta come scrittrice romantica: ti dispiace?
Du Maurier: Non penso affatto di essere romantica. L’unico romanzo romantico che ho scritto è stato Frenchman’s Creek … una ragazza si innamora di un pirata [ride]
De’Ath: .. E i tuoi racconti horror?
Du Maurier: Beh, loro sono  … un lato oscuro di me … qualcosa lo fa scattare, qualche fatto, qualche inciampo, che mi fa pensare che potrebbe diventare una storia.
De’Ath: Succede anche per i romanzi?
Du Maurier: No, no.  Le cose sono diverse. Qualcosa  comincia a star bene dentro di te. È impossibile dirlo … poi inizia a crescere. Come un bambino.
Guardare oltre, guardare il lato oscuro, afferrarlo, riportarlo sulla carta, che è il posto più innocente dove possa stare. Guardarlo comunque, perché siamo in tempi dove ognuno rivendica appunto l’innocenza, e pochissimi la possiedono.
Non finiscono mai queste migrazioni… (Annie, guardando uno stormo di gabbiani in volo, Gli uccelli, Hitchcock)

4 pensieri su “IL LATO OSCURO DI DAPHNE DU MAURIER: STORIA UTILE

  1. Non mi ricordo più chi ha detto che uno scrittore può lasciare un romanzo a sedimentare per anni e poi riprenderlo e finirlo, cosa che non vale per un racconto che funziona solo se lo si scrive tutto di seguito, senza quasi soluzione di continuità. Forse anche a questa circostanza si riferiva Daphne nell’indicare un inciampo come innesco per un racconto ( horror ) ed alla lunga gestazione che porta ad un romanzo. Intervistata da un signore che si chiama ( Wilfred ) De’ath su cose come il lato oscuro. Gotico come una signora dolorante che sale le scale della dimora avita e sente gli occhi degli antenati giudicarla dai ritratti. Brr

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