IN PRINCIPIO FU LUPO ALBERTO

C’era una volta un mensile a fumetti. Si chiamava Splatter, costava tremila lire, vi si raccontava quel che il titolo prometteva: sangue e mostri. Era l’ottobre 1990, e quarantatre deputati, da Dp (sì, esistevano ancora le lire e Dp) al Pci alla Dc scrissero  un’ interrogazione al governo, e in particolare ai ministri dell’ Interno e della Giustizia. Per istigazione a delinquere.
C’era una volta Lupo Alberto, ladro di polli e rubacuori, inventato da Guido Silvestri. Nel maggio 1992, venne scelto come protagonista della campagna contro l’ Aids, e spiegava ai ragazzi  “come fregare il virus” usando il preservativo.  Il ministero della Pubblica Istruzione bloccò la diffusione del fumetto. Disse, all’epoca, Ferdinando Aiuti:  “L’ iniziativa è stata approvata dalla commissione ministeriale anti-Aids e l’ idea è molto piaciuta ai giovani, perché si sintonizza con la loro lunghezza d’ onda, parla il loro linguaggio. Centinaia di studenti mi hanno telefonato per avere il Lupo. Altrettanto hanno fatto molti insegnanti. Allora mi domando: dove sono finite le copie stampate? A me non risulta che nelle classi il Lupo venga letto, che i presidi l’abbiano distribuito”.
Passano i mesi, siamo al maggio 1993  e Lupo Alberto rimane fuori delle scuole. “I rappresentanti del ministero della Pubblica Istruzione hanno detto di avere indicazioni ben precise: Lupo Alberto non deve essere distribuito nelle scuole italiane: la parola profilattico è giudicata non opportuna” dice Ferdinando Aiuti.  Gli studenti  lo distribuirono clandestinamente. A marzo 1993  tre ragazzi del liceo scientifico Leonardo da Vinci di Genova vengono sospesi per aver diffuso nella loro scuola l’ opuscolo redatto dalla Commissione nazionale per la lotta contro l’ Aids.
C’era una volta, e c’è ancora, Mario Improta, detto Marione. Fra le sue vignette: Emma Bonino con una pompa della bicicletta davanti a un’Italia inginocchiata, che dice “Estirperò il tuo patriottismo”; Maria Elena Boschi che mostra il disegno di un pene con su scritto “Riforma Boschi”; quattro figure maschili di profilo, in cammino: il primo è un contadino, il secondo un operaio in tuta blu, il terzo un impiegato, il quarto un signore in autoreggenti viola, codino multicolore, dildo rosso sottobraccio, titolo “Evoluzione sinistra”; Michela Murgia vestita di viola con unghie laccate di rosso che agita uno scettro (mi auguro, almeno, che sia uno scettro) coronato di falce e martello, dicendo “Maledetti fassisti, vi mangerò tutti” – in bolognese, sembra, ma Michela è sarda, semmai; Boldrini al gabinetto, dopo la fine di Leu, che dice: “Sciolta”.  Basta, vero?
Ovviamente a fronte dei suoi mostri, cui un simpatico alter ego avrebbe dedicato auspici più pesanti, ci sono eroi ed eroine: Di Battista in veste di partigiano a due ruote, Raggi supervigilessa.
Ora. Come ben sapete da ieri è polemica per la vignetta di Marione su Brexit. Ma il problema resta precedente a quella vignetta: perché qualcuno dovrebbe spiegare, a fronte di tanta prontezza passata nel tutelare i ragazzi da Lupo Alberto, come diamine si fa a portare un personaggio così, verbalmente violento in rete, pluribannato per questo, a rappresentare il vivere civile. A scuola.  Per amicizia? Per il piacere di vedersi rappresentata come Vigilessa Suprema? Per cosa? Il punto non è la vignetta su Brexit: è il pregresso. E su quel pregresso risposte non ce ne sono. Come sempre, si spera che siano i ragazzi a reagire, e così come venticinque anni fa hanno distribuito clandestinamente le strisce di Lupo Alberto, sappiano valutare le degne opere odierne come meritano.

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