LA' E' DOVE SONO IO

Non ci sono state vittime, a quanto pare, e questa è una benedizione. Ma vittime morali sì, e tante. Mi si perdoni se parlo dei miei luoghi, e non sembri un egoismo da privilegiata, di una dei tanti residenti a Roma che l’un l’altro si sono detti “l’hai sentita?”, e comunque già il fatto di chiederlo e parlarne era appunto un privilegio, perché una cosa è il lampadario che oscilla, il divano che slitta, il portaposate che, ieri sera, danzava sotto i miei occhi. Un’altra è la distruzione.
Conosco solo di rimbalzo i terremoti: da Roma, comoda comoda, ho conosciuto le vertigini della scossa avvertita dopo Napoli, Umbria, L’Aquila. Ho sentito la scossa di ritorno di Amatrice, quella dei sette giorni dopo, nel letto della casa di Serravalle: e quella era già altra faccenda, perché quella non è vertigine, ma perdita di ogni senso di stabilità. Paura animale, cervello rettile, quelle cose che abbiamo dimenticato e dimenticheremo fino alla prossima volta. Qual è il nostro rapporto con la natura, oggi?, si chiedeva Vito Mancuso mentre aspettavamo un treno a Trieste, domenica scorsa, e pensava proprio all’incontro che dovrebbe tenere (condizionale d’obbligo) ad Amandola, Marche, il prossimo 1 novembre.
Posso dire solo che esiste un rapporto di radicamento con il paesaggio, un modo di viversi attraverso il paesaggio, che a dispetto di ogni modernità liquida, fluida, gassosa, resiste ed è fortissimo. Non concepisco me stessa senza i luoghi dove mi sento radicata. Ussita, dove con i figli bambini andavamo a provare il brivido della discesa in seggiovia. Visso, il gioiello, dove camminare nei vicoli e nelle piazze linde come se si fosse in Alto Adige, con i gerani e i quadri esposti nei mercatini. E soprattutto Camerino, la destinazione inevitabile per pizze, sigarette, librerie, aperitivi, incontri con gli amici, cene sotto il ciliegio dell’agriturismo, passeggiate diurne e notturne, e perché non saliamo a Camerino oggi?
E, certo e prima, la paura di tutti i compaesani di Serravalle, ancora una volta gettati nel terrore di 19 anni fa, e mentre scrivo non so ancora cosa sia successo nelle frazioni, quelle che arrivano all’onore delle cronache solo in questi casi, ma che sono parte del cuore di chi le conosce e ama, Taverne, Cesi, Borgo, Collecurti, tutte le altre.
Non ce la faccio a leggere l’ironia social del giorno dopo che cazzeggia su terremoto e referendum, e neppure le polemiche del giorno dopo e le parole del giorno dopo. Vorrei essere là, perché “là” è dove io sono davvero. Tutto qui.

5 pensieri su “LA' E' DOVE SONO IO

  1. La prima volta che l’ho incontrato era il 1980, 23 Novembre ore 19.34, (Quasi 3000 morti) avevo dodici anni, ma mica capivo bene cosa fosse un terremoto. Quella sensazione di vuoto e di vertigine non mi ha più abbandonato. Vicina al tuo sentire e a tutte le popolazioni colpite.

  2. Mi scuso per parlare di me, sperando di parlare di chi è stato colpito nelle case, nella loro vita di tutti i giorni, nelle loro relazioni, i ricordi, il paesaggio.
    Dieci anni fa abbiamo fatto una bellissima vacanza a Preci, nell’agriturismo della famiglia di Enzo Baldoni e abbiamo visitato anche Visso.
    Posti belli con un cuore; noi ci torneremo quando sarà possibile.

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