LA GRANDE BELLEZZA (DELL'EXPORT)

Stralcio del discorso del presidente del consiglio al Senato, nella parte dedicata a diritti civili e cultura.
“Esistono numerosi provvedimenti, di cui abbiamo discusso in fase di consultazione, che non sono rientrati nell’ambito di questa relazione programmatica, per scelta. Mi piacerebbe raccontarvi quanto intendiamo investire sulla cultura come elemento identitario. So che c’è una parte tra voi, onorevoli senatori e gentili senatrici, che ritiene che la parola «identità» sia in qualche misura il baluardo contro la parola «integrazione». Non è così. Io credo che l’identità sia la base per l’integrazione. Il contrario di integrazione non è identità: è disintegrazione.
Un Paese che non si integra non ha futuro. Ecco perché, a fronte di un dibattito culturale che ha visto i diritti divenire oggetto di scontro (al punto che ciascuno di noi ha portato la propria bandierina in tutte le campagne elettorali sul tema dei diritti, a destra come a sinistra, ma poi non si è mai fatto niente), noi immaginiamo, con questo Governo e con il vostro aiuto, di trovare dei punti di sintesi reali, che permettano a quella bambina che ha dodici anni e che frequenta la quinta elementare…
BIGNAMI (M5S)
“La seconda media, semmai”.
(Commenti dal Gruppo M5S. Richiami del Presidente).
RENZI,presidente del Consiglio dei ministri
“Quella bambina che è nata nella stessa città in cui è nata la sua compagna di banco, di avere la possibilità, dopo un ciclo scolastico, di essere considerata italiana, esattamente com’è la sua compagna di banco.
(Applausi dai Gruppi PD, Aut(SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE, SCpI e PI)
Ciascuno di noi ha una propria valutazione; se qualcuno di noi pensa che sarebbe giusto che quella bambina fosse considerata italiana al momento della nascita, ma altri tra di noi pensano che occorra almeno un ciclo scolastico, lo sforzo oggi non è affermare le proprie ragioni contro gli altri, ma trovare il punto di sintesi possibile, così come sui diritti civili. Oggi una mia amica mi ha scritto: «Se devi approvare una forma di unioni civili che non sia quella che vogliamo noi, allora non approvarla». No, non è così: sui diritti si fa lo sforzo di ascoltarsi, di trovare un punto di sintesi. Questo è un cambio di metodo profondo.
(Applausi dai Gruppi PD, Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE, SCpI e PI)
Sui diritti si fa lo sforzo di trovare un compromesso anche quando questo compromesso non ci soddisfa del tutto. Ci ascolteremo reciprocamente,ma la credibilità su questo tema sarà il punto di caduta di un’intesa possibile, che già è stata costruita nel corso di questi giorni. Lo vedremo. Sostenere, però, che l’identità è il contrario dell’integrazione significa fare a pugni con la realtà, significa prendere a botte il niente.
Vorrei che ci mostrassimo reciprocamente le facce dei nostri ragazzi quando vanno in uno degli eventi che organizzano gli enti territoriali o a visitare un museo di notte, quando si rendono conto, cioè, che la cultura è qualcosa con cui si mangia, ossia qualcosa di cui si nutre l’anima. Quando dico che si mangia con la cultura dico che, allora, bisogna anche avere il coraggio di aprirsi agli investimenti privati nella cultura.

(Applausi dai Gruppi PD, FI-PdL XVII, NCD e Aut (SVP, UV,PATT, UPT)-PSI-MAIE)
Se si dice che è sbagliata la frase che con la cultura non si mangia, bisogna anche avere il coraggio di dire che la cultura deve aprirsi al coinvolgimento degli investimenti privati e creare posti di lavoro.
Vorrei, però, mostrare a me stesso e a voi le facce e i volti di chi, in questi anni, ha avuto modo, ad esempio, di vedere un museo di notte, ha avuto modo di farsi interrogare da un’opera d’arte, ha avuto modo di provare ad ascoltare la bellezza della musica, non soltanto nelle scuole – dove va portata o riportata in modo diverso – ma anche nella quotidianità. In una qualsiasi realtà del mondo che non sia l’Italia, essere italiani è un dono. In una qualsiasi realtà del mondo che non siano i nostri palazzi dei poteri, essere italiani è un elemento di bellezza che non so quanto salvi il mondo, ma sicuramente salva l’export delle nostre aziende. In un qualsiasi luogo che non sia l’angusta autoreferenzialità delnostro dibattito, i valori della cultura fanno di noi una superpotenza mondiale.
Se noi non siamo nelle condizioni di comprendere che è il mondo piatto nel quale viviamo è un mondo che paradossalmente ci offre delle opportunità senza fine, che possono unire i distretti tecnologici con i beni culturali, che possono unire la capacità di investire sulle nuove generazioni con l’esperienza, la saggezza e la bellezza dei più grandi, se noi non siamo in grado, su questo tema, di essere concretamente operativi, perdiamo un pezzo del nostro patrimonio culturale ed economico.
È un pezzo della risposta alla crisi modificare le regole del gioco anche in questi settori.”

15 pensieri su “LA GRANDE BELLEZZA (DELL'EXPORT)

  1. 1) L’Italia è bella
    2) per l’ottenimento della cittadinanza, percorso a ostacoli
    3) sui diritti civili, compromessi al ribasso (qualcuno ricorda la saga pacs>dico>didore).
    4) appaltiamo i monumenti (Renzi è quello che ha affittato Ponte vecchio per una sera per una cena privata)
    Credo sia tutto.

  2. Sì Zauberei, ma questo c’è già (vedi Della Valle con il Colosseo). Bisogna vedere quale privato vorrà farsi carico, che so, del museo della civiltà romana all’EUR. Nome altisonante, locali immensi pieni di nulla, nessun pezzo originale o quasi, miriadi di pezzi di plastica e riproduzioni. Perché io non credo che il problema sia portare la gente a vedere la domus aurea: il problema è chiudere un museo come quello che ho descritto superando le opposizioni corporative e mantenerla in buono stato, la Domus Aurea; così come Pompei, che certo non ha problemi di incassi data la folla che si accalca sempre ai cancelli eppure crolla perché o i soldi incassati non bastano per la manutenzione, o vengono dirottati altrove. Io vorrei proprio vederli, i privati che si fanno carico della manutenzione e del restauro in cambio della gestione, e magari pagano pure una percentuale allo Stato. Scommettiamo che appena casca un muretto si leveranno alti lai ad invocare l’intervento pubblico, unico in grado di sostenere l’onerosissimo compito? Del resto, a quanto ne so (e ammetto di saperne poco) le gestioni eccellenti nel mondo (tipo British Museum, che è pure gratuito) o Louvre non sono private.

  3. Ma per “ciclo scolastico” si intende quindi, fai tutte le elementari e poi cittadinanza? A dieci anni?
    A me starebbe già bene: ora è a diciotto! Già sarebbe un enorme miglioramento, e semplificazione della vita di questi ragazzi e delle loro famiglie.

  4. Prima di dare la cittadinanza io mi chiederei cos’è un cittadino e cos’è un lavoratore, cos’è un cittadino a pieni diritti e cos’è una bassa manovalanza a costo zero. Solita politica ipocrita.
    (e non commento gli applausi dell’SVP, partito che solo la Melandri può credere pronto ad accettare l’Altro visto che sono 100 anni che non accetta i fratelli madrelingua italiana e vede con spregio i mistilingue…)

  5. Ma parlando di minori nati in Italia da genitori stranieri, non di manovalanza o lavoro a basso costo: a prescindere da altre considerazioni, un bambino che è nato qui, vive qui, studia qui, parla la nostra lingua, i suoi genitori lavorano e pagano le tasse qui da anni, non vedo perché per avere la cittadinanza italiana debba aspettare i 18 anni…

  6. Per problemi di affido del minore nel caso di espulsione del genitore, ad esempio. Perchè si crea un cavallo di troia per i ricongiungimenti familiari di persone che hanno compiuto atti di delinquenza – cavallo di troia che passa per il corpo delle donne immigrate, tanto per dire. Perchè prima bisogna creare i cittadini altrimenti si crea il problema della terza generazione come in Francia (e nelle civilissime Svezia e Danimarca…). Perchè così si incrementa il mercato della disperazione di poveracci che cercheranno di dare un futuro ai loro nascituri. Perchè bisogna attrezzare sul serio le scuole per integrare non solo come facciata. Perchè bisogna aver ben saldi i propri principi etici e non avere tentennamenti nel difenderli e nel caso imporli anzichè accettare la barbarie (segregazione femminile, mutilazione genitale, poligamia, violenza domestica) come “cultura diversa” (e qui aggiungo perchè già lo so: LO SO che anche da noi c’è la violenza domestica, ma almeno non è giuridicamente accettata). Perchè ci sono paesi che usano l’Italia (marocco, Tunisia, Algeria…) come sistema per eliminare la disoccupazione e altri che a distanza di vent’anni non concedono la possibilità di avere la doppia cittadinanza nemmeno morti. Perchè abbiamo problemi di laicità con i preti bianchi, figurati con quelli verdi. Perchè lo ius soli è una porcheria dettata dalla UE nella speranza di poter pagare le pensioni dei baby boomer ergo non è fatta per gli esseri umani (o i cittadini) ma per interessi economici e nessun essere umano è un interesse economico. Perchè prima di trasformare radicalmente un paese bisogna ragionare non solo con l’ideologia o con il cuore, ma anche con la testa. Altrimenti si fa come quelli che amano i “quartieri multietnici” dall’alto dei loro palazzi ariani con filo spinato e torrette difensive.

  7. Quindi per Renzi i diritti non sono diritti, altrimenti non annuncerebbe “compromessi” ex-ante, senza manco provarci. E la cultura è buona finchè serve a mangiarci. Tutto sta a convincersi che ci si mangia. Che poi è quello che diceva Tremonti, in maniera molto più trasparente.

  8. Niente di nuovo sotto il sole. Politichese classico che tanto dice e nulla fa,la vecchia democrazia cristiana vestita a poesia valentino,con scarpe che non consumate ancor non sono,considerato l’età del maturando…e,”qui” se pò anche capì. Bianca 2007

  9. @maurizio Il British pare sia interamente pubblico (http://en.wikipedia.org/wiki/British_Museum#Governance), il Louvre un misto di pubblico/autogestione/privato (http://en.wikipedia.org/wiki/Louvre#Administration) (Fonte wikipedia, caveat emptor).
    Per par condicio aggiungo che anche lo Smithsonian, tra le fauci del mostro liberista, è pubblico e gratuito. Invece tutti i Guggenheim fanno capo a una fondazione privata non-profit (e forse non tutti sanno che Peggy Guggenheim aveva a suo tempo offerto la sua collezione alla città di Venezia, che la rifiutò. Almeno così dice lei nella sua autobiografia.).

  10. @Alessandro Forghieri: la gestione di un museo è cosa diversa da quella di un sito archeologico. Ma non è questo il tema del post, stiamo decisamente andando OT. E comunque io, anni fa, a Venezia ho visitato la collezione Guggenheim, e non mi ricordo di aver pagato. Non so, però, se la gestione fosse della fondazione o del comune.

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